Perché questo articolo potrebbe interessarti? Pedro Sanchez ha deciso di non dimettersi dopo aver paventato un passo indietro a causa di un’inchiesta riguardante la moglie: “Alla base della scelta potrebbe anche esserci una strategia politica”, ha commentato su true-news.it la giornalista spagnola Irene Tabera.
Sulle tv spagnole, già nelle prime ore del mattino di questo lunedì, sono apparse delle scritte indicanti un conto alla rovescia. Un countdown che rimandava alle ore 11:00, orario previsto per il discorso del primo ministro Pedro Sanchez e che, tra le altre cose, la dice lunga su quanto il Paese ha sentito le ultime vicende legate al premier. Del resto, in ballo c’era la sua stessa permanenza al governo: a seguito di un’inchiesta che ha coinvolto la moglie, Sanchez giorno 24 aveva annunciato un periodo di riflessione, rimandato a lunedì mattina ogni comunicazione sulla scelta di rimanere o no in sella.
La scelta di Sanchez
Nel corso dell’ultimo fine settimana, il clima a Madrid è quindi stato quasi surreale. C’era sì un governo in carica, ma per la prima volta si doveva aspettare una conferenza stampa per capire se l’esecutivo fosse o meno in crisi: “Il clima di incertezza ha attraversato tutto il Paese – ha dichiarato su true-news.it Irene Tabera, giornalista della testata spagnola OkDiario – questo clima ha ancora di più dato l’idea della delicatezza dell’attuale momento politico”.
Alla fine il premier spagnolo ha deciso di andare avanti: “He decidido seguir”, ha annunciato nell’atteso discorso televisivo iniziato puntualmente alle 11:00. Dunque, a Madrid si è stati con il fiato sospeso per nulla: i simpatizzati di Sanchez hanno visto il governo guidato dai socialisti del Psoe rimanere a galla, l’opposizione invece è uscita a mani vuote dalla vicenda. Molta attesa per (quasi) nulla, verrebbe da dire.
Manos Limpias, giustizialismo in salsa spagnola
L’inchiesta che ha fatto tremare la politica spagnola, prima dell’assestamento delle ultime ore, riguarda Begona Gomez, consorte di Sanchez. Le indagini, per le quali la procura di Madrid a dire la verità ha già chiesto l’archiviazione, puntano su presunti episodi di corruzione e sul “traffico di influenze”. Ad attivare i magistrati è stata una denuncia del sindacato Manos Limpias, considerato dalla stampa spagnola molto vicino ad ambienti di destra.
“Sono un uomo profondamente innamorato di mia moglie – ha dichiarato il primo ministro nel suo discorso – vivo con impotenza il fango che gettano quotidianamente su di lei”. Sanchez ha spiegato, tra le altre cose, di voler andare avanti per dare un segnale alla società: “Non si tratta del destino di un particolare leader – ha proseguito il capo dell’esecutivo del Paese iberico – Si tratta di decidere che tipo di società vogliamo essere. Il nostro Paese ha bisogno di questa riflessione. Abbiamo lasciato che il fango contaminasse la nostra vita pubblica per troppo tempo”.
E l’avvicinarsi delle europee
Vicende personali e giudiziarie a parte, non sono in pochi comunque in Spagna a ritenere che, nel valutare la sua scelta, Sanchez ha preso in grande considerazione la vicinanza con le europee: “Nei giorni scorsi – ha commentato ai nostri microfoni Irene Tabera – si sono susseguite molte voci sul fatto che il premier volesse tentare di correre in Europa, forse anche per giocarsi la carta della commissione”.
Voci mai confermate dal diretto interessato, il quale però alcuni calcoli politici certamente li ha fatti: “Alla vigilia della conferenza – ha proseguito ancora la giornalista di OkDiario – era parere comune ritenere che, alla base della scelta di Sanchez, c’era comunque una precisa strategia politica”. Se il premier avesse realmente lasciato, allora sarebbe stato lecito pensare a una sua candidatura in Europa. Adesso che, al contrario, ha confermato la sua permanenza al governo è possibile intravedere una mossa volta a far guadagnare terreno al Psoe in vista delle europee.
Temendo la presenza di una trappola dietro l’inchiesta a carico della moglie, Sanchez ha voluto prima resistere e poi contrattaccare. Rimanendo in sella infatti, il leader dei socialisti spagnoli ha voluto far passare il messaggio di una congiura avversaria nei suoi confronti per provare a guadagnare, specie tra gli indecisi, maggior consenso elettorale.
Si rinnova il duello tra popolari e socialisti
Anche perché, per l’appunto, le europee si avvicinano e il Psoe negli ultimi sondaggi è apparso piuttosto indietro rispetto ai rivali di sempre del Partido Popular (Pp). Secondo Ipsos, il maggior partito di opposizione avrebbe il 37% dei consensi, mentre i socialisti di Sanchez al momento non andrebbero oltre il 28.6%.
“Diversi sondaggi – ha aggiunto Irene Tabera – hanno confermato il vantaggio dei popolari, in alcuni casi il divario con i socialisti è di diversi punti percentuali, in altri invece è più ristretto. Ad ogni modo, il centrodestra sembra favorito”. I risultati delle europee, se confermati, non sarebbero comunque così diversi da quelli delle legislative del luglio 2023. Anche in quel caso infatti, il Pp ha ottenuto la maggioranza relativa e si è piazzato al primo posto, ma il leader Alberto Núñez Feijóo non è riuscito a formare un governo.
E così Sanchez ha potuto mettere assieme una coalizione riformista, guadagnandosi (in cambio di un piano autonomista finito nel mirino di partiti e associazioni) l’astensione o l’appoggio esterno di molti partiti regionali. “Mai dare per finito Sanchez”, ha scritto il giornalista Carlos Cue su El Pais nelle scorse ore: così come è riuscito a salvare la poltrona di premier lo scorso anno, nonostante l’indietreggiamento del Psoe, a giugno per le europee dopo la conferenza di oggi potrebbe puntare alla rimonta nei confronti dei popolari.
Certo è che la Spagna, in vista del voto continentale, sembra avviarsi verso un nuovo confronto ravvicinato tra i due principali partiti che hanno segnato la storia democratica del Paese: popolari da un lato e, per l’appunto, socialisti dall’altro. “La Spagna – ha aggiunto nel suo commento Tabera – arriverà alle europee in una situazione caratterizzata da un contesto difficile e da una grande incertezza”.
Anche in Spagna si guarderà ai risultati dell’estrema destra
Gli occhi però non saranno puntati fra qualche settimana soltanto sui due più grandi gruppi politici. Così come nel resto d’Europa, il giorno successivo alla chiusura delle urne per il rinnovo del parlamento di Strasburgo si guarderà anche ai risultati dei partiti di destra. E, in particolare, della formazione considerata come la costola spagnola dei movimenti euroscettici: Vox. Il partito, alleato in Europa di Giorgia Meloni e del gruppo dei conservatori, è dato in calo rispetto alle legislative del 2023 ma dovrebbe confermarsi terza forza con il suo 10.4%.
Vox dovrebbe andare a rinforzare la flotta della destra in Europa, la quale con i gruppi di Identità e Democrazia e con i conservatori potrebbe andare a comporre la maggioranza assieme ai popolari. I risultati di Vox, considerando il peso politico della Spagna, potrebbero quindi risultare, se non determinanti, quanto meno importanti per capire di che passo sarà a giugno l’avanzata delle destre europee.