Perché leggere questo articolo? La bozza del nuovo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia non riguarderà misure sul gas naturale liquefatto, il greggio raffinato da Paesi terzi, energia nucleare e il prezzo del petrolio. La stanchezza di guerra inizia a farsi sentire, soprattutto in Occidente.
Stando alle bozze visionate da Politico, il nuovo pacchetto di sanzioni dell’Ue contro la Russia potrebbe far parlare soprattutto di quello che non contiene. Mancherebbero infatti misure contro alcuni degli asset più importanti su cui si regge l’economia di Mosca. In cima alla lista ci sono il divieto del commercio di diamanti e nuove misure per reprimere l’evasione delle sanzioni. Ma ciò che non è sul tavolo è molto più significativo.
Cosa (non) contiene il pacchetto di sanzioni alla Russia
Siamo arrivati al dodicesimo pacchetto di sanzioni, e la stanchezza di guerra inizia inevitabilmente a farsi sentire. Ad annacquare le iniziative volte a colpire il regime di Putin sono stati gli interessi economici e l’opposizione decisa di alcuni Stati membri. Il documento – ancora in fase di discussione tra i 27 paesi membri – non conterrà misure contro il gas naturale liquefatto russo, la vendita di combustibile raffinato dal greggio russo da parte di Paesi terzi, accordi sull’energia nucleare e un tetto massimo del prezzo del petrolio.
Emerge dunque la mancanza di volontà dell’Ue di colpire il gas naturale liquefatto. Un settore che ha fruttato alla Russia oltre 6 miliardi di esportazioni nella sola Eurozona. Sono destinati a fallire anche i tentativi di abbassare il tetto massimo al prezzo del petrolio a 60 dollari al barile. I colloqui si sarebbero arenati settimane fa, dicono gli addetti ai lavori.
Il disaccordo occidentale che favorisce Mosca
L’imminente pacchetto di sanzioni pare lontano dal colpire i veri guadagni della Russia, coi prodotti soggetti a restrizioni – pietre preziose, ghisa e rame – che incidono ben poco al bilancio di Mosca. Gli asset economici centrali per il Cremlino paio proseguono indisturbati. Come nel caso del GNL, la cui vendita è di fatto intatta dall’inizio dell’anno. O addirittura aumentata, come in Spagna e Belgio. Il disaccordo tra alleati europei ha permesso a Putin di poter dichiarare pubblicamente dei piani per triplicare la produzione russa di gas. Una sfida aperta alle sanzioni occidentali – e quelle contro il cambiamento climatico in piena Cop28.
Alcuni diplomatici di Bruxelles hanno dichiarato a Politico come “le uniche sanzioni efficaci sono quelle al GNL, ma ci sono stati membri che non sarebbero mai d’accordo su questo punto”. L’approccio europeo è di fatto in pieno contrato con le recenti iniziative degli Usa. Biden si è lanciato in sanzioni contro Artic LNG-2, un colossale progetto di estrazione di gas liquefatto nell’estremo nord della Russia. L’Ue invece ha le mani legate, vista il coinvolgimento di aziende europee – come la francese Total.
L’Ue ha le mani legate sulle sanzioni alla Russia
Non è solo l’economia a legare le mani all’Ue nei confronti della Russia. A impedire ulteriori sanzioni ci sono anche le volontà politiche di Stati membri, su tutti ovviamente l’Ungheria. Orban si è più volte messo di traverso a iniziative sanzionatorie che avrebbero messo in difficoltà il suo Paese per la dipendenza dal gas russo. Orbán ha anche minacciato di porre il veto a qualsiasi restrizione sull’industria nucleare civile russa, dato che l’Ungheria dipende interamente dalla Russia per alimentare i propri reattori atomici. Il commissario Ue per l’energia, l’estone Kadri Simmons ha di recente accusato Orban di “aver stretto la mano a un criminale di guerra”. Un attacco di rara violenza (almeno per un’alta carica europea) sull’incontro tra Orban e Putin di ottobre a Pechino. Rimane il fatto che, se non coinvolgono GNL, nucleare e petrolio, l’imminente pacchetto potrebbe rappresentare il capolino delle sanzioni europee alla Russia.