Perché leggere questo articolo? Sblocca-stadi, il decreto fortemente voluto da Matteo Renzi, negli anni si è mostrato un vero flop. Nessuno stadio ha effettivamente usufruito dei vantaggi del decreto. Il restyling dello stadio di Firenze è bloccato da anni e le accuse della famiglia del progettatore dello stadio potrebbero portare all’incostituzionalità del decreto stesso. Probabilmente nessuno ne sentirà la mancanza.
E’ notizia di un po’ di anni fa – inizio settembre 2020 per la precisione – l’approvazione del cosiddetto emendamento “sblocca-stadi” (articolo 55-bis). L’emendamento, fortemente voluto da Matteo Renzi, prevede che chi voglia ammodernare gli impianti sportivi destinati ad accogliere competizioni professionistiche, possa farlo in deroga alle autorizzazioni della Soprintendenza e alle eventuali Dichiarazioni di interesse culturale già adottate. Insomma, permetterebbe di bypassare qualsiasi blocco imposto sui monumenti in nome della necessità di evitare l’impiego di nuovo suolo pubblico.
Le dichiarazioni di Renzi sul decreto sblocca-stadi
“Con lo sblocca-stadi finalmente abbiamo raggiunto un traguardo significativo nell’interesse di tutti i cittadini. 3 miliardi sbloccati per riqualificare gli stadi”, aveva dichiarato il presidente di Italia Viva Matteo Renzi nel 2020. Con questo emendamento sarebbe stata più rapida la ricostruzione degli stadi in tutta Italia. A partire dallo stadio della tanto amata Fiorentina dell’ex Presidente del Consiglio.
Il flop del decreto: nessun altro stadio ha usufruito dei vantaggi
Se la situazione a Firenze è quella appena descritta, considerando tutti gli altri stadi della penisola la situazione non va tanto meglio. Dal 2020 ad oggi nessun altro stadio ha effettivamente usufruito dei vantaggi illustrati del decreto sblocca-stadi. Per quanto riguarda invece i futuri stadi in costruzione, oltre alla tanto discussa “Cattedrale” di Milano, altre città hanno in progetto la costruzione di nuovi impianti sportivi. A partire da Roma, fino ad arrivare a Cagliari e Taranto.
Il mancato restyling dello stadio di Firenze
“Con questo emendamento il restyling degli stadi vincolati dalle soprintendenze, come quello di Firenze, sarà più veloce e meno burocratico“. Queste le dichiarazioni di Renzi. Il focus principale del senatore era infatti principalmente lo stadio Artemio Franchi della sua città, Firenze. Lo stesso sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, aveva dichiarato come quell’emendamento fosse “un passo significativo per il restyling dello stadio Franchi e per il bene di Firenze, che viene prima di tutto il resto”. Insomma sembrava l’inizio di una nuova era per l’ammodernamento degli impianti sportivi di tutta la penisola. Così però non è stato.
Le notizie poco rassicuranti a 4 anni dal decreto sblocca-stadi
Dopo 4 anni dall’entrata in vigore dell’emendamento, non sembrano arrivare infatti notizie rassicuranti. A partire proprio dallo Stadio Franchi di Firenze. Quello che sembrava un nuovo inizio dello stadio che ospita la Fiorentina invece si è mostrato come un vicolo cieco. La società sportiva aveva chiesto di poter ristrutturare il Franchi, salvaguardando «i soli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione». Nonostante l’appoggio del sindaco Nardella gli sforzi sono stati inutili. Nessuna ristrutturazione effettiva all’orizzonte.
Sblocca-stadi, le critiche della famiglia Nervi e la possibile incostituzionalità
La questione sblocca-stadi però non finisce qui. Nel 2023 è arrivata una “bomba” giuridica destinata a cambiare le sorti di questa legge. La fondazione Nervi ha mosso delle accuse al progetto di restyling dello Stadio Franchi di Firenze. “Incostituzionalità delle norme e violazione del diritto d’autore”. Queste le pesanti accuse della famiglia del progettatore dello stadio fiorentino. All’interno del ricorso vengono prese di mira anche le strutture che andranno a integrare lo stadio Franchi a Firenze, che secondo Mario Nervi nasconderebbero il disegno originale di Pier Luigi Nervi. Se questa linea accusatoria dovesse essere accolta dal Tar la palla passerebbe alla Corte Costituzionale. Il rischio ovviamente sarebbe quello di vedere vacillare l’intero piano di restyling degli stadi in Italia. Considerando però l’esecuzione del decreto in questi anni, l’ipotetica incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale molta probabilmente non si farà neanche notare.