Perché leggere questo articolo? Lo scherzo telefonico alla Meloni è virale e fa scandalo. Per Marco Carnelos: “Un deliberato attacco alla premier. Un mero incidente trasformato in soap opera”
Lo scherzo telefonico dei due comici russi alla Meloni è già scandalo internazionale. Come è possibile che i filtri diplomatici italiani siano così permeabili e facilmente aggirabili? E come mai se i fatti risalgono al 18 settembre, sono stati resi noti solo ora? Per l’esperto di diplomazia Marco Carnelos, venticinque anni nella carriera diplomatica con incarichi in Somalia, Nazioni Unite, Iraq e come consigliere di tre Presidenti del Consiglio, si tratta di “un mero incidente trasformato in soap opera”. Ma anche di “un deliberato attacco alla premier”. Nell’occhio del ciclone l’Ufficio del Consigliere Diplomatico, che assiste la presidente del Consiglio nelle relazioni internazionali e che ha passato a Meloni la telefonata in questione, tramite un centralino di Palazzo Chigi. L’intervista.
In seguito allo scherzo realizzato dai comici russi Vovan e Lexus, spacciatisi per autorità della commissione dell’Unione africana, nei confronti della premier Meloni, il filtro diplomatico di Palazzo Chigi sembra alquanto permeabile e facilmente aggirabile. Cosa è andato storto nelle procedure di sicurezza diplomatica italiana?
Innanzitutto non è una questione di procedure. Sono stato consigliere diplomatico di tre presidenti del Consiglio e posso affermare per esperienza che il team diplomatico italiano è di prim’ordine. Durante i nove anni di lavoro presso l’Ufficio del Consigliere diplomatico ho avuto modo di conoscere l’attuale consigliere Fancesco Talò. Tengo a sottolineare quanto sia una persona estremamente scrupolosa e di grande competenza, così come tutto il suo staff. Un vero team di platino. Ma settembre è stato un periodo febbrile che ha visto la premier e tutta la sua segreteria impegnate nell’Assemblea Generale dell’Onu. La mole di lavoro si moltiplica. E il sovraccarico di lavoro può determinare un errore umano. Soprattutto considerando il numero esiguo dello staff di Chigi, che conta sei unità rispetto alle dieci o addirittura venti delle segreterie degli altri paesi.
In che senso?
Solitamente le telefonate sono concordate prima e prevedono filtri diplomatici forti. Solo in casi di emergenza si possono accettare telefonate non preventivamente accordate ed esistono centralini appositi. Quando arriva un numero non presente nei registri consolidati, però, la prassi prevede rigorosi controlli, tra cui la verifica del prefisso telefonico. La chiamata con il presidente dell’Unione africana è abbastanza insolita, ma giustificata dagli imminenti colloqui con i leader africani, svolti tra il 19 e il 21 settembre. Probabilmente la telefonata è stata ritenuta urgente ed è arrivata al centralino senza essere smistata e filtrata. Considerata la dinamica, dunque, si è verificato un errore di valutazione, spiegabile dall’attività frenetica a cui è sottoposto uno staff a lumicino. L’ufficio del Consigliere diplomatico e Talò stesso hanno espresso ufficialmente il loro rammarico, assumendosi piena responsabilità dell’accaduto. Questo non si vede facilmente in Italia.
I fatti risalgono al 18 settembre, ma sono stati resi noti solo ora. Secondo lei quale potrebbe essere il motivo? E qual è il suo parere personale su questo scherzo?
Personalmente credo che ci sia un disegno preciso nel far uscire la notizia adesso. Nel pieno caso Giambruno, da alcuni dipinto come “macchietta di uomo”, mi sembra che la telefonata di scherno sia stata strumentalizzata per colpire la presidente del Consiglio e metterla in difficoltà. Inoltre, sono abbastanza disgustato dall’accaduto: tutti i leader del mondo hanno subito beffe simili, pur possedendo filtri migliori e uno staff più consistente rispetto a quello italiano. Solo in Italia però si grida allo scandalo. Lo scherzo telefonico a Meloni è diventato un caso perché gli italiani sono antropologicamente diversi: da un mero incidente ne traggono una soap opera. Alla sfrenata ricerca di un capro espiatorio, in quello che si configura un deliberato attacco alla premier.
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