Perché leggere questo articolo? Claudio Martelli, ex ministro socialista, commenta il forfait di Schlein ad Atreju. E mette in conto il problema politico della leadership nel sistema odierno.
Atreju, la festa tradizionale che annualmente Fratelli d’Italia organizza a Roma, è prossima all’inizio. E come previsto, alla kermesse ove la generazione di Giorgia Meloni si è plasmata, non ci sarà Elly Schlein. La segretaria del Partito Democratico non presenzierà alla festa di Atreju rompendo un vecchio trend che portava alla casa dei “patrioti”, ai tempi della lunga traversata del deserto dell’opposizione, molti leader di sinistra o progressisti.
Martelli (ex Psi): “Spazio per la politica è più ristretto”
Da Fausto Bertinotti a Giuseppe Conte, in passato, molti leader distanti anni luce dalla visione di Meloni sono passati per Atreju. E sul fronte opposto, come dimenticare i passaggi alla Festa dell’Unità di Silvio Berlusconi? Come True-News, è bene fare un’esplicita ammissione, crediamo in una linea di principio chiara: la politica è dialogo. Il dialogo passa per il confronto. E il confronto è fondato sulla dialettica: se invitati alla festa di un partito avversario, un leader ha il dovere di andare per difendere il diritto di tutti i cittadini a un sistema democratico e pluralista.
Chi non vuole però alzare la polemica sul caso Schlein è Claudio Martelli. L’ex ministro socialista, oggi 80enne, storico braccio destro di Bettino Craxi e sposato alla deputata dem Lia Quartapelle, non vede nella rinuncia di Schlein uno sgarbo. “Il problema principale quando si guarda ai rapporti tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia”, dice Martelli contattato da True-News, “è legato al fatto che su molti temi la polarizzazione è a un livello tale che i partiti non hanno più nulla da dirsi. E che in questo caso si sceglie di parlare con chi si vuole e si preferisce come interlocutore. Del resto”, aggiunge, “anche ai tempi della mia militanza nel Partito Socialista casi di forfait di leader invitati alle feste di altri partiti non sono mancati”.
Il problema della leadership
E prosegue l’ex ministro di Grazia e Giustizia “non vale solo per i leader. Io più volte ho ricevuto inviti alle Feste dell’Unità. A volte ho accettato, altre volte no“. Per Martelli “il dato principale da sottolineare è che oggi lo spazio che la politica, intesa come dialettica e confronto, può ritagliarsi è più ristretto rispetto al passato. Oggi tutto si misura maggiormente in termini di consenso” e del resto “anche Giorgia Meloni ha inteso questa sua festa come una prova della sua leadership“.
E per Martelli è “il problema della leadership il nodo centrale dell’Italia. Siamo passati da Mario Draghi che guidava la delegazione di leader europei a Kiev a un sostanziale vuoto”, aggiunge, “tanto che in una fase così complicata la presidente del Consiglio si sente piccata del forfait della segretaria dem”.
Quei a Berlinguer alla festa del Psi
Martelli avverte poi sui rischi che gli inviti a un leader rivale in una fase di aperta inimicizia tra partiti possono riservare. “Ricordo”, nota, “quando per l’unica volta alla festa del Partito Socialista Italiano si presentò il segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer” in una fase di aperta inimicizia tra le due formazioni di sinistra. Correva il 1984: Berlinguer, che guidava l’opposizione al Pentapartito che sosteneva il governo Craxi, “fu invitato dall’allora presidente del Consiglio affinché venisse fischiato. Col senno di poi, non una grande idea o un’immagine di alta politica”. I rischi di veder replicati questi fischi sarebbero una minaccia per Schlein e Meloni? Difficile dirlo in un’epoca di politica ridotta a tifo da stadio. Ma dal nostro punto di vista continuiamo a pensare che un’altra forma di dialettica sia possibile. E sicuramente auspicabile.