Perché questo articolo potrebbe interessarti? Elly Schlein, paladina dei diritti umani, ha incontrato a Roma l’alto funzionario cinese Liu Jianchao. Ecco perché il faccia a faccia tra la segretaria del Pd e l’inviato di Xi fa discutere.
Un faccia a faccia inaspettato, non programmato né cercato. Eppure a dir poco bizzarro, visti i protagonisti coinvolti: Elly Schlein e Liu Jianchao. La prima è la segretaria del Partito Democratico. La stessa che, da quando ha preso in mano le redini del partito, ha più volte puntato il dito contro il governo Meloni e lanciato molteplici allarmi sul pericolo di regressione sui diritti in Italia. Liu è invece il responsabile del dipartimento Esteri del Partito Comunista Cinese (Pcc).
L’inviato di Xi Jinping è partito dalla Cina con una missione implicita ben precisa: convincere l’Italia a non abbandonare la Via della Seta. In tre giorni, il signor Liu ha viaggiato da Milano a Roma, stretto mani, espresso le sue opinioni ad imprenditori e uomini d’affari ed incontrato molteplici figure politiche.
L’alto funzionario di Pechino è stato poi immortalato in più foto. A Milano, con i vertici della Fondazione Italia-Cina. A Roma, in un evento con i rappresentanti dei centri studi italiani, alla presenza del presidente della fondazione Italianieuropei, Massimo D’Alema. E poi, in filmati e altre immagini, con il presidente del Senato, Ignazio La Russa, con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. E infine con lei: Elly Schlein.
La contraddizione di Schlein
In un’immagine diffusa dal Pcc, si vedono Schlein e Liu seduti, uno di fianco all’altro, intenti a dialogare. In un comunicato del Pd si legge che al mini vertice hanno partecipato il responsabile Esteri del partito, Peppe Provenzano, e i capigruppo nelle Commissioni esteri di Camera e Senato, Enzo Amendola e Alessandro Alfieri. Per quanto riguarda i temi, pare che al centro del confronto ci fossero “le sfide del multilateralismo e della transizione ecologica“.
Se nell’ottica di Pechino è legittimo inviare i propri rappresentanti all’estero, per stringere o rafforzare i rapporti istituzionali con attori politici stranieri, diverso dovrebbe essere il punto di vista di Schlein. La leader del Partito Democratico, infatti, è la stessa che ha fatto della tutela dei diritti umani, dei temi Lgbt e dell’inclusione i suoi cavalli di battaglia politici. Pochissimi giorni fa, ospite del Pride Square a Milano, aveva addirittura parlato di “medioevo dei diritti” e promesso che il Pd avrebbe continuato a battersi senza sosta “per il riconoscimento dei figli delle famiglie omogenitoriali”.
Non c’è, ovviamente, niente di male nella posizione di Schlein, se non che il suo primo faccia a faccia rilevante, in politica estera, è stato con rappresentante del Pcc. Che, come sappiamo, ha un’interpretazione un po’ diversa dei “cavalli di battaglia” della leader del Pd.
Il viaggio in Italia di Liu Jianchao
Schlein non ha fin qui mostrato brillanti idee per la politica estera del Pd. I pochi spunti messi sul tavolo, come la presa di posizione in favore dell’Ucraina, sono risultati confusi e non sempre lineari.
L’incontro con l’inviato di Xi, inoltre, lascia presupporre che il Partito Democratico possa, in qualche modo, ripercorrere i passi del Movimento 5 Stelle del passato. Quando cioè, ai tempi del primo governo di Giuseppe Conte, i grillini avevano spostato la politica estera italiana verso Pechino. Dando il via libera, tra l’altro, alla firma di Roma per l’adesione al Memorandum of Understanding relativo alla Nuova Via della Seta.
Il Pd ha comunque specificato che, durante l’incontro, la Segretaria ha esposto “le posizioni del Pd sulla tutela dei diritti umani e sulla guerra in Ucraina, auspicando un ruolo della Cina nei confronti della Russia per porre fine all’invasione, e sulla necessità di una cornice strategica europea alle relazioni economiche e istituzionali con la RPC (Repubblica Popolare Cinese ndr)”.
La mossa della Cina
Il signor Liu ha avuto anche altri incontri. Il quotidiano cinese Global Times ha parlato di quello tra l’inviato di Xi e Tajani, sottolineando che il vicepremier avrebbe detto che l’Italia è pronta a diventare un ponte di collegamento tra l’Europa e la Cina e a continuare a svolgere un ruolo positivo nelle relazioni Ue-Cina. Una versione conciliante, che collide con le ultime vicende geopolitiche.
Dal canto suo, nel corso delle varie tappe italiane, Liu Jianchao ha illustrato le principali caratteristiche della “modernizzazione in stile cinese”, intrapresa da Pechino in un momento in cui il mondo affronta molteplici “sfide” e “turbolenze”. Dopo aver definito l’Europa “un polo importante nel mondo multipolare”, il rappresentante cinese ha ribadito l’intenzione di cooperare con l’Unione europea per “trovare il modo giusto di andare d’accordo, in modo da promuovere la stabilità e lo sviluppo a lungo termine delle relazioni bilaterali”.
Chissà se Schlein conosce il curriculum di Liu. E, se lo conosce, che cosa ne pensa. In passato, l’ospite cinese sarebbe stato infatti incaricato del “recupero internazionale dei fuggitivi” come responsabile del gruppo di coordinamento anticorruzione e direttore per la cooperazione internazionale della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare. Indiscrezioni o voci che siano, la segretaria del Pd ha sicuramente una posizione diversa.