Sciopero Hollywood, si fermano anche gli attori: stop congiunto con gli sceneggiatori per la prima volta in 63 anni. Oltre 160mila interpreti fermi a partire da mezzanotte, in cerca di retribuzioni più alte e tutele contro l’uso di sistemi di intelligenza artificiale.
Sciopero Hollywood, dopo gli sceneggiatori si fermano anche gli attori
A partire da mezzanotte, orario di Los Angeles, lo sciopero degli attori paralizzerà Hollywood. Il consiglio direttivo del SAG-AFTRA, sindacato che tutela i performer, ha annunciato la sua decisione: sarà astensione dal lavoro, nessun accordo con l’AMPT, ente a tutela dei produttori. Oltre 160mila professionisti incrociano le braccia, di fatto congelando le produzioni di moltissimi film e serie tv per piccolo e grande schermo. Tra questi anche moltissime grandi star di Hollywood: il cast di Oppenheimer, che include attori come Matt Damon, Emily Blunt e Cillian Murphy, ha lasciato la prima del film a Londra dopo l’annuncio dello sciopero. Gli attori si uniscono alla protesta degli sceneggiatori, già fermi dallo scorso maggio, nel primo sciopero congiunto in 63 anni: l’ultimo risale al 1960.
Le richieste degli scioperanti: dai diritti d’autore alle garanzie contro l’intelligenza artificiale
Gli scrittori di Hollywood sono in cerca di condizioni lavorative migliori e di un riconoscimento dei diritti d’autore. Gli interpreti hanno richieste simili, legate ai cambiamenti radicali subiti dall’industria cinematografica con l’avvento dello streaming e alla scelta delle major di tagliare gradualmente la produzione di prodotti a medio e piccolo budget. I compensi si fanno sempre più bassi e le opportunità lavorative più limitate. Anche per questo gli attori richiedono una retribuzione più alta, oltre che garanzie contro l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per clonare e sfruttare la loro voce e immagine.
Queste sono le stesse richieste presentate anche durante le trattative con l’AMPT. Secondo il SAG-AFTRA, il sindacato dei produttori si è “rifiutato di riconoscere che enormi cambiamenti nell’industria e nell’economia hanno avuto un impatto deleterio su coloro che lavorano per gli studios”, presentando invece “risposte offensive e irrispettose”.