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Scommessa G7: Meloni, attenta alla storia della vetrine internazionali

Scommessa G7, Meloni attenta alla storia della vetrine internazionali

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Dall’organizzazione del G7 passano fortune (o sfortune) diplomatiche dei governi: ecco perchè per Meloni è importante fare bella figura nel vertice dei grandi ospitato in Puglia.

Giorgia Meloni, dicono da Palazzo Chigi, è a Borgo Egnazia già da lunedì. Finito il conteggio dei voti per le europee e le riunioni immediatamente successive alle elezioni, il presidente del consiglio assieme al suo entourage si è recato nel resort che ospiterà il G7 per assicurarsi che tutto proceda per il meglio in attesa dell’apertura del vertice. Questo la dice lunga su quanto sia molto sentita e attesa la riunione da parte del capo dell’esecutivo.

Del resto, il G7 è una delle vetrine internazionali più importanti. Anche se in molti negli anni hanno messo in dubbio la reale incidenza di un meeting del genere nel processo decisionale, si tratta pur sempre di una riunione che coinvolge tutti i capi di Stato e di governo dei Paesi più industrializzati. Quelli cioè che detengono una fetta ragguardevole del Pil mondiale e che incidono in modo considerevole nell’economia internazionale. Se per l’Italia è già molto importante far parte del G7, ospitarlo rappresenta quindi uno snodo fondamentale per la propria politica estera.

Gli scontri di Genova del 2001

Non è certo la prima volta che il nostro Paese è chiamato a sobbarcarsi oneri e onori per ospitare la riunione dei più grandi del pianeta. Il primo precedente si è avuto nel 1980, quando il governo all’epoca guidato da Francesco Cossiga ha scelto Venezia come sede del meeting. Ma le edizioni italiane maggiormente ricordate, nel bene e nel male, sono quelle di inizio secolo.

E del resto è ben difficile dimenticare quanto accaduto a Genova nel luglio del 2001, quando il capoluogo ligure è stato messo a ferro e fuoco dai cosiddetti black bloc, i più facinorosi della galassia no global. Il vertice infatti è stato visto allora come l’occasione perfetta per diversi gruppi, provenienti da tutta Europa e non solo, per manifestare contro gli effetti della globalizzazione. Un tema molto sentito a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000, anche perché gli echi delle manifestazioni di Seattle durante la riunione dell’organizzazione mondiale del commercio del 1999 erano ancora molto forti.

Un evento internazionale spartiacque

A presiedere il vertice, ancora denominato G8 per via della presenza anche della Russia, è stato l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Quest’ultimo aveva ereditato la scelta di Genova quale sede del meeting dal precedente governo Amato. Alla vigilia, le tensioni erano già molto forti. L’idea di portare gli otto leader più importanti del pianeta in una grande città, facilmente raggiungibile dai manifestanti e difficilmente controllabile dal pur imponente schieramento di forze dell’ordine, è stata percepita come potenziale causa di disordini.

E in effetti, in quei tre giorni del luglio del 2001 è successo di tutto. Gli scontri iniziati già nelle prime ore del vertice, la morte del giovane manifestante Carlo Giuliani, la distruzione di negozi e intere vie di Genova, l’irruzione nella scuola Diaz con tutti gli strascichi giudiziari su cui ancora oggi non è stata fatta piena luce. Per l’Italia, quel vertice ha provocato un serio danno di immagine.

Il G8 organizzato tra le macerie de L’Aquila

Dopo il G8 di Genova, nessun altro Paese ospitante ha organizzato la riunione in una grande città. Non è un caso che alla vigilia del vertice del 2009, anch’esso assegnato all’Italia, Berlusconi (nuovamente a capo del governo in quel momento) ha scelto come sede l’arcipelago della Maddalena. Ma in quell’anno, il 6 aprile per la precisione, un terremoto ha colpito e distrutto L’Aquila.

L’esecutivo ha così deciso, nell’immediata vigilia, di portare i big della Terra tra le macerie del capoluogo abruzzese. Questa volta non ci sono stati scontri e il vertice è ricordato soprattutto per la prima visita in Europa da presidente di Barack Obama e per la presenza, dovuta all’invito italiano, di alcuni leader africani. Tra questi, in giro per il disastrato centro storico de L’Aquila, figurava anche il rais libico Muammar Gheddafi.

Perché Meloni sta investendo molto sul G7 pugliese

Anche il successivo vertice organizzato dall’Italia, quello di Taormina del 2017, si è concluso con un bilancio positivo sotto il profilo politico. Nel meeting presieduto dal presidente Gentiloni, si è avuta la prima uscita europea da leader della Casa Bianca da parte di Donald Trump. Per la prima volta tra i banchi dei più grandi, ha figurato anche Emmanuel Macron.

Tra gli scontri di Genova e l’ottimo ritorno di immagine de L’Aquila e di Taormina, ben si comprende come mai Giorgia Meloni stia investendo molto per la riuscita dell’imminente vertice di Borgo Egnazia. L’andamento del G7 è fondamentale per determinare una certa postura internazionale sia del governo in carica che, in generale, della diplomazia del Paese. Se le cose dovessero andare male, l’architettura della politica estera italiana ne uscirà sconfitta. Ma se tutto dovesse andare bene, ne uscirà invece rafforzata.

Se l’organizzazione dovesse rivelarsi senza grossi problemi, Meloni potrebbe rivendicare un importante successo sia sul piano interno che estero. Le premesse, dal punto di vista del capo dell’esecutivo, appaiono politicamente rilevanti. Dopo le europee infatti, quello italiano si è attestato come uno dei pochi governi nel Vecchio Continente che non ha perso consenso. Una certa differenza quindi con almeno due ospiti attesi in Puglia, ossia il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

L’andamento dei fatti alla vigilia dell’apertura dei lavori sembra quindi incoraggiare Meloni, ma il vero banco di prova scatterà soltanto con l’apertura del vertice. E nessuno, soprattutto dalle parti di Palazzo Chigi, vuole lasciare nulla al caso.

Cosa ci si attende dal meeting made in Italy

La linea che ha voluto imprimere il governo italiano riguarda l’apertura ad altri leader mondiali. Il summit quindi, non dovrebbe essere limitato unicamente ai sette capi di Stato e di governo dei Paesi organici al G7. L’attesa è soprattutto per l’arrivo del Papa: Bergoglio, in particolare, dovrebbe essere presente a Borgo Egnazia nella giornata di venerdì.

Saranno in Puglia anche alcuni capi di Stato africani, a partire dal mauritano Mohamed Ould Ghazouani, il quale è presidente di turno dell’Unione Africana. Attesi anche il tunisino Kais Saied, l’algerino Abdelmadjid Tebboune, il kenyota William Ruto e il numero uno della Banca africana per lo sviluppo, Akinwumi Adesina.

Chiaro da questo punto di vista l’intento di Giorgia Meloni: promuovere cioè il “suo” piano Mattei e portare avanti la politica italiana nel continente africano. Dovrebbero atterrare in Puglia anche alcuni tra i più importanti rappresentanti dell’Onu, a partire dal segretario generale Antonio Guterres.

Sul tavolo delle riunioni, saranno poste alcuni dei temi più importanti in prospettiva futura: dall’ambiente all’intelligenza artificiale, due punti peraltro che saranno toccati dal Pontefice durante l’incontro con i sette. Ma ovviamente non potranno non esserci riferimenti e discussioni ai due temi più caldi in questa fase della vita politica internazionale: la guerra in Ucraina e il conflitto nella Striscia di Gaza.