Perché questo articolo potrebbe interessarti? Fratelli d’Italia ha sondato la disponibilità di Elly Schlein di essere presente ad Atreju, la kermesse del partito della Meloni. Ma la segretaria del Pd, come ricostruito dalle cronache politiche, avrebbe rifiutato: “Non poteva fare altro”, dicono a TrueNews fonti dem. Alcuni rumors però fanno percepire una certa perplessità nel partito. E questo perché, in primo luogo, gli inviti avversari declinati nella storia politica italiana sono molto pochi.
Forse, per evitare di rendere evidente il segno di uno strappo importante sul fronte del dialogo, oggi sia da Fratelli d’Italia che dal Partito Democratico si tende a evidenziare che nessun invito è mai stato inviato. Una parte del partito di Giorgia Meloni, come sottolineato su IlFattoQuotidiano, ha sottolineato che formalmente non c’è stato un invito consegnato a Elly Schlein, segretaria dem, per assistere come ospite ad Atreju. La manifestazione cioè che rappresenta, da oramai diversi anni a questa parte, la festa di Fratelli d’Italia.
Il nodo politico però resta. Forse non si troverà traccia di Pec partite dalla sede di Fratelli d’Italia e indirizzate alla segreteria del Pd, ma l’intenzione di invitare Schlein c’era eccome. Così come, stando alla ricostruzione di una larga fetta della stampa italiana, c’è stato un informale rifiuto da parte della segretaria dem. Ed è su questo che probabilmente si dibatterà nei prossimi giorni: la numero uno del principale partito di opposizione ha rifiutato di presentarsi alla festa del principale partito di maggioranza. “Non poteva fare altro – è la difesa da parte di alcuni esponenti del Pd sentiti da TrueNews – la destra vuole riscrivere la costituzione e sta varando una pessima manovra, inutile quindi andare alla loro festa solo per far vedere di essere pronti al dialogo. Il dialogo si fa nelle sedi opportune”. Non tutto il Pd però forse è d’accordo con la scelta della Schlein. Anche perché in passato, essere ospiti a casa dell’avversario ha costituito il nodo del confronto tra le parti.
Il rifiuto della Schlein
La kermesse a cui è stato dato, con riferimento al protagonista del romanzo de La Storia Infinita, il nome di Atreju si svolge dal 1998. Dall’era quindi immediatamente successiva alla svolta di Fiuggi che ha dato i natali ad Alleanza Nazionale. Il raduno è presto diventato riferimento per i giovani di destra. Da qui sono passati coloro che, nella seconda era Berlusconi, proprio con Alleanza Nazionale inizieranno ad avere importanti responsabilità di governo. Ma anche coloro che saranno poi destinati a diventare protagonisti nella seconda decade del nuovo secolo.
Per questo per la premier Giorgia Meloni e per il suo movimento, Atreju è un appuntamento fisso e dal grande valore politico. Eccezionalmente quest’anno è stato fissato per il mese di dicembre. Da parte del capo dell’esecutivo e della direzione di Fratelli d’Italia, partito che dal 2014 ha preso le redini nell’organizzazione dell’evento, l’input sarebbe stato chiaro: invitare anche il capo dell’opposizione. Forse perché per la prima volta Atreju rappresenta la festa del partito di governo. È questa almeno la ricostruzione emersa sui quotidiani negli ultimi giorni.
Prima ancora dell’invio formale degli inviti però, alcuni organizzatori della kermesse potrebbero aver voluto sondare il campo. Ed è in questa fase che sarebbe emerso il rifiuto di Elly Schlein. “In molti in queste ore chiedono del rifiuto del segretario – commenta una fonte del Pd a TrueNews – ma in primo luogo mi chiedo come si può rifiutare un invito mai inviato”. Un riferimento quindi alla mancanza di una mail o di una lettera ufficiale indirizzata al Nazareno: “Ad ogni modo – prosegue – cosa avrebbe dovuto fare la Schlein?”. Secondo la fonte, l’unico dialogo possibile sarebbe in parlamento e questo in considerazione delle riforme e della legge di bilancio varate dalla maggioranza.
I leader dem passati da Atreju
Non tutti i rumors politici però vanno in direzione della difesa del rifiuto di Schlein. Altre fonti dem, anche se non in maniera esplicita, hanno lasciato intendere che forse la scelta della segretaria doveva essere valutata in modo più cauto. Il rischio per il Pd è di passare per una forza politica che non vuole il dialogo. Del resto, partecipare alla festa di un altro partito non vuol dire appoggiarne le idee.
Anzi, la storia è piena di eventi politici a cui hanno preso parte rappresentanti di aree politicamente opposte. Rimanendo nell’ambito della kermesse di Fratelli d’Italia, nel recente passato due segretari del Pd hanno parlato dal palco di Atreju. Nel 2007 è stata la volta di Walter Veltroni, peraltro in una delle sue prime uscite dopo la nomina alla guida del partito. In quell’occasione, l’ex segretario ha parlato dopo Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini e ha partecipato a una tavola rotonda con Mario Capanna. Una figura quest’ultima decisamente agli antipodi rispetto alla tradizione della destra, essendo Capanna uno dei fondatori di Democrazia Proletaria e uno dei leader del movimento sessantottino.
In anni più recenti è stata la volta invece di Enrico Letta. Nel 2019 invece dal palco ha parlato l’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte, attuale numero uno del Movimento Cinque Stelle. Più travagliato il rapporto tra gli organizzatori di Atreju e Matteo Renzi. In qualità di presidente del consiglio e segretario Pd, l’ex sindaco di Firenze ha declinato l’invito. Ma ha poi partecipato nel 2021 parlando di presidenzialismo alla platea del partito della Meloni. La scelta di Elly Schlein è quindi contrapposta rispetto a quella di molti predecessori. E appare come uno strappo rispetto alla tradizione politica della prima e della seconda Repubblica.
Quando Almirante andò ai funerali di Berlinguer
Scavando di più nella storia, più che di tradizione si può parlare di vera e propria consuetudine a proposito dell’andare ai congressi o alle feste dei partiti avversari. Almeno per quanto riguarda la prima Repubblica. I leader democristiani erano costantemente presenti alle kermesse dei socialisti, anche quando questi ultimi non erano al governo. Accadeva anche al contrario e accadeva anche con esponenti comunisti.
Rimanendo nel contesto del sempre difficile confronto tra destra e sinistra, l’episodio più eclatante riguarda il funerale di Enrico Berlinguer. Alle esequie dell’ex leader dei comunisti italiani, svolte nel giugno del 1984, era presente anche il segretario dell’Msi Giorgio Almirante. Non era una festa e nemmeno un congresso, ma la presenza del massimo rappresentante di allora della destra in una piazza San Giovanni affollata da almeno un milione di persone con le bandiere rosse rimane, ancora oggi, come uno dei simboli del rispetto reciproco tra le varie anime politiche del Paese.