Che fossimo il Paese degli amici degli amici, delle corporazioni e dei furbetti non è una novità. Forse è anche per questo che agli occhi dei nostri partner europei veniamo spesso additati – non a torto – come irresponsabili e inaffidabili. In questo periodo di vaccinazioni è nata però una nuova moda. È quella di farsi una bella fotografia durante l’inoculazione e poi postarla sui social network.
Quelli che saltano la fila
Peccato che – secondo quanto ha verificato True News – diversi di questi “selfie-vax” – la maggior parte giovani – non avesse alcun diritto a ricevere il vaccino. Alla faccia di molti anziani e fragili che in diverse regioni italiane aspettano ancora ancora la chiamata per l’appuntamento e alla faccia di chi ha seguito e segue le regole. La cosa che fa più infuriare è che queste persone non solo passano davanti agli altri, ma addirittura lo pubblicizzano boriosamente in sfregio ad ogni etica.
Le lobby
Il peccato originale è stato fatto da molte regioni che, cedendo alle pressioni di alcune lobby, hanno vaccinato diverse categorie che potevano aspettare. Ecco allora che accanto ad anziani, fragili, sanitari, forze dell’ordine e insegnanti si è creata la sezione “altro” per inserire tutti, un po’ come si fa con il “Mille proroghe”. C’è chi ha favorito gli avvocati, come la Toscana, chi i volontari del terzo settore, come la Lombardia, chi i giornalisti, come la Campania, o la Puglia, dove a Taranto sono stati vaccinati preti, sacerdoti e operatori della Caritas. Il caso più eclatante è quello di Biella, che ha visto partire sessanta avvisi di garanzia per altrettanti “furbetti”.
Indignarsi e basta?
Circa due milioni di dosi di vaccino distratte a chi ne aveva davvero bisogno e inoculate – per la maggior parte – a chi non ne aveva urgenza. Un comportamento criminale che probabilmente condannerà a morte cittadini che, sia sotto il profilo dell’età anagrafica sia per condizioni di salute, senza alcun dubbio avrebbero dovuto avere la priorità.
Bene che la magistratura indaghi e che il Premier si indigni, ma purtroppo il danno è fatto. Che cosa se ne faranno i pazienti nelle Terapie Intensive e nei cimiteri della condanna di questo o quello? Probabilmente il Covid non ci ha insegnato nulla, o forse si. Che la gestione territoriale sanitaria affidata alle Regioni è stata drammaticamente fallimentare e che l’etica va sempre bene purché non tocchi personalmente.