“Twittate meno, riflettete prima di twittare, dedicate più tempo a trovare notizie”. Il consiglio è stato dispensato dal direttore del New York Times, Dean Baquet, ai giornalisti del suo quotidiano, come riporta il sito Professione Reporter.
Un vero peccato che la notizia non abbia avuto l’eco che merita, perché sarebbe stato interessante capire la reazione dei giornalisti italiani che mensilmente si affannano per scalare posizioni nella classifica di quelli “più social”. Perché anche in Italia, dove c’è stato un tempo in cui il primo consiglio che veniva impartito ai giovani giornalisti dai colleghi più anziani era quello di consumare la suola delle scarpe alla ricerca di notizie, per molti, ormai, l’arena giornalistica è definita dai soli contorni dello spazio virtuale. Lo “scarpinare, scarpinare, scarpinare”, che consigliava la grande Miriam Mafai, di cui sono ricorsi in questi giorni i dieci anni dalla scomparsa, è stato ormai sostituito dal “postare, postare, postare”. Da noi, infatti, la parte del leone sembrano farla Facebook e Instagram, perché i 280 caratteri di Twitter non riescono evidentemente a contenere l’ego di chi parla.
Selvaggia Lucarelli, Andrea Scanzi e Lorenzo Tosa
Ma chi sono i giornalisti social italiani, quelli che pontificano 24 ore su 24? E, soprattutto, se sono sempre pronti a dire la loro su tutto, dove trovano il tempo di reperire notizie? Semplice: le notizie che commentano non sono quasi mai il racconto di fatti scovati da loro, il
“lavoro sporco” lo fanno decine di ignari giornalisti che pubblicano le notizie da cui prendono spunto. Tranne rare eccezioni, Selvaggia
Lucarelli in testa (1,1 milione di follower solo su Twitter), che oltre a rare la sua penna puntuta, ogni tanto si ricorda anche di andare sul campo (basti ricordare l’aggressione che subì dai no vax a Roma durante una manifestazione), a memoria non si ricorda uno scoop di Andrea Scanzi o di Lorenzo Tosa, che sono ai primi due posti nella classifica Sensemakers di marzo, pubblicato dal sito Primaonline l’11 aprile.
Enrico Mentana
La firma del Fatto Quotidiano e il direttore di Next Quotidiano precedono il direttore del Tg La 7 e editore di Open Enrico Mentana. A far crescere il numero di interazioni social nel mese di marzo sono stati sicuramente i post sulla guerra. Scanzi e Mentana (4,8 milioni di interazioni il primo, 2 milioni il secondo) hanno collezionato anche milioni di visualizzazioni video. Nel caso di Mentana, che entra per la prima volta in questa classifica, il boom di visualizzazioni si è avuto grazie alla pubblicazione di un video, anticipazione dello straordinario reportage da Kharkiv di Francesca Mannocchi, andato in onda durante lo speciale di TG La7 del 3 marzo.
Gianluca di Marzio e Roberto Saviano
Anche Gianluca di Marzio e Roberto Saviano, spiega Sensemakers, registrano una crescita nel dato delle video views, rispettivamente
+670% e +50%. I video più visualizzati sono per il giornalista sportivo quello girato durante la conferenza stampa dell’Ancona calcio, durante la quale il club ha ufficializzato il passaggio delle quote di maggioranza della società dall’attuale proprietario di origini malesi Tiong, mentre per il secondo un repost del video di Arnold Schwarzenegger che ha lanciato un appello a Putin e ai russi che vivono o combattono in Ucraina.
Due new entry
Viene inoltre segnalato l’ingresso in classifica di due volti nuovi. Quello di Gabriele Parpiglia, giornalista e autore dello show il Punto Z, condotto da Tommaso Zorzi. E quello di Toni Capuozzo, giornalista e inviato di guerra. Mentre per Capuozzo il post che raccoglie più interazioni è una disamina su un’eventuale resa dell’Ucraina, per Parpiglia il più performante è un video che riprende il saluto tra un bambino e il padre, chiamato a difendere il suo Paese. Anche per Lorenzo Tosa il tema principale trattato è il conflitto russo-
ucraino: i suoi post non trattano notizie di cronaca, ma riportano le parole di alcuni personaggi pubblici come Luciana Littizzetto, che durante la puntata di “Che Tempo che fa” ha letto una commovente “lettera al soldato” e di Flavio Insinnia che nel bel mezzo di una puntata de l’Eredità ha espresso il suo parere in merito al riarmo del Paese.
La classifica completa
Per completezza di informazione, la classifica completa dei Top giornalisti social, vede, vede al quarto posto Fabrizio Biasin (giornalista sportivo) e a seguire, Gianluca Di Marzio, Roberto Saviano, Selvaggia Lucarelli, Marco Travaglio, Nicola Porro, Gabriele Parpiglia, Roberto Giusti, Toni Capuozzo, Fabio Salamida, Saverio Tommasi, Romeo Agresti. Nelle prime quindici posizioni non compaiono altre vecchie conoscenze del giornalismo social: sono Emilio Mola, Fabrizio Delprete e Leonardo Cecchi. Alcuni hanno scelto di qualificarsi nelle bio dei loro social come “autori”, quasi tutti provengono dal mondo degli uffici stampa.
Emilio Mola è stato nel 2015 addetto stampa del sindaco di Brindisi, ha militato nella corrente di Fabio Mussi, è stato giornalista professionista a Senza Colonne e poi a Lo Strillone. Tosa è stato addetto stampa anche lui, ma del Movimento 5 Stelle in Liguria. Fabrizio Delprete è un ex collaboratore parlamentare di Sel. Capita spesso che i grilli parlanti dei social facciano un gioco di rimando reciproco, rilanciano l’uno il post di un altro. Tanto da essere arrivati a una sorta di format con una cifra stilistica comune, soprattutto nell’attacco: “Lui è…”. Il tono è quasi sempre deamicisiano. Ma perché parlare di giornalisti social, quando ormai è chiaro a tutti che la gran parte di questi personaggi fanno un altro mestiere? Insomma, cosa hanno da spartire con il mestiere di giornalista? Che avesse ragione Salvatore Maria Righi quando scriveva sull’Indipendente online che stanno al giornalismo come Caino al diritto di famiglia?