Il Tar del Lazio ha ordinato a Report di rivelare le sue fonti dando ragione all’esposto di un avvocato milanese Andrea Mascetti citato in un’inchiesta della trasmissione sugli appalti lombardi dal titolo “Vassalli, valvassori e valvassini”. Gli avvocati di Mascetti (fra cui lui stesso) hanno ottenuto dai giudici amministrativi romani una sentenza netta contro il plotone di costituzionalisti schierato dalla Rai. Viale Mazzini ha già annuncia che presenterà ricorso al Consiglio di Stato. (scarica la sentenza)
Sigfrido Ranucci: “Report non rivelerà le sue fonti”
Furioso il conduttore di Report Sigfrido Ranucci: “Report non rivelerà le sue fonti, non darà gli atti a Mascetti, non lo faremo neppure da morti. Devono venire a prenderli con l’esercito” ha detto definendo la decisione del Tar una “gravissima la sentenza“, perché “viola la Costituzione, viola la libertà di stampa“. Per il conduttore è “una sentenza miope che paragona il lavoro giornalistico a degli atti amministrativi».
Report, la politica si spacca
Anche la politica, naturalmente, si schiera. E se il capogruppo leghista in Vigilanza Rai Massimo Capitanio accusa azienda e trasmissione di “stucchevole vittimismo” e ricorda alla Rai la necessità di rispettare le sentenze, il leader del Pd Enrico Letta sta dalla parte dei giornalisti: “Le sentenze si rispettano sempre. Ma questa del Tar sulle fonti di Report lascia davvero perplessi. Non vedo come possa resistere agli ulteriori gradi di giudizio”.
Enrico Letta: “Perplessi”. M5S: “Pericoloso precedente”
“Perplessi? È un accesso agli atti, un diritto sancito dalle legge” risponde al segretario dem l’avvocato Ada Lucia De Cesaris, renziana doc e consigliere d’amministrazione dell’Eni. Mentre dai 5 stelle Primo Di Nicola, vicepresidente della Vigilanza punta il dito sul Tar: la sentenza, scrive, “crea un pericolosissimo precedente che mette in discussione la segretezza delle fonti giornalistiche e con essa la libertà di stampa” A lanciare l’allarme nel pomeriggio erano stati gli organismi sindacali, la Federazione della Stampa e l’Usigrai, pubblicando su facebook il testo della sentenza, che in pratica assimila Viale Mazzini alla pubblica amministrazione imponendole le stesse regole di trasparenza: “Rispettare le sentenze non vuol dire non poterle criticare”, ribadiscono uno dopo l’altro il presidente della Fnsi Beppe Giulietti e il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, da tempo impegnati in una battaglia per chiedere al governo una maggiore attenzione ai temi dell’informazione.
Anzi, sottolineano, “sono l’occasione per chiedere nuovamente a governo e parlamento la necessità di un chiarimento urgente sulla natura giuridica della Rai. I giornalisti che fanno informazione in Rai non possono essere paragonati a funzionari della pubblica amministrazione. Pertanto le norme sull’accesso agli atti devono soccombere di fronte al diritto / dovere del giornalista di tutelare le proprie fonti. Altrimenti nei fatti si azzererebbe qualunque possibilità per i giornalisti Rai di fare il proprio lavoro, e ancor di più di fare giornalismo investigativo, così come nei doveri del Contratto di Servizio”. (scarica la sentenza)