Perché può interessarti questo articolo? L’ultimo ricovero di Silvio Berlusconi ha alimentato la preoccupazioni sul suo stato di salute. Ma ci sono inevitabili risvolti politici: Forza Italia deve pensare al piano B dopo la diagnosi di leucemia fatta al fondatore. E c’è chi prevede che senza l’ex premier il partito non c’è più.
“Senza Silvio Berlusconi Forza Italia non esiste”. È una battuta consegnata da un esponente del partito, a True-news.it, in un momento di preoccupazione. Senza pensare troppo ai risvolti politici. Sono parole pronunciate in una fase di turbamento emotivo, ma che fotografano il reale stato d’animo tra gli azzurri in questa fase. Lo sguardo e il pensiero sono rivolti al San Raffaele.
Oltre che nelle dichiarazioni ufficiali, anche in privato si fa esercizio di ottimismo sulle condizioni di salute dell’ex presidente del Consiglio, ricoverato per l’ennesima volta in seguito a problemi respiratori. “Il presidente si rimetterà”, ripetono tutti come un mantra.
Perché un dato è certo: è sempre considerato un punto di riferimento intoccabile e insostituibile. L’auspicio di una guarigione è quello che viene fatto da tutti, compresi gli avversari politici. Tuttavia, dinanzi a un problema grave di salute, come la diagnosi di leucemia, c’è una questione politica altrettanto rilevante che si apre: la reggenza e la gestione del potere di Fi. Anche se, a quanto pare, non c’è un piano B già pronto.
Chi comanda in Forza Italia con Berlusconi malato
Dal punto di vista statutario, c’è l’ufficio di presidenza del partito, formato da una ventina di esponenti. Ma più che un pletorico organismo, praticamente ignoto al mondo esterno, le redini del partito sono nelle mani del coordinatore nazionale, Antonio Tajani, voluto in quella posizione di comando da Berlusconi, che lo ha sponsorizzato come vicepremier del governo. In lui la fiducia è massima.
Un compito importante è ricoperto poi dalla deputata Marta Fascina, compagna del Cavaliere, che nelle ultime settimane ha dimostrato di aver scalato le gerarchie del partito, diventando la regista degli spostamenti ai vertici dirigenziali. In particolare c’è stata la sostituzione del capogruppo alla Camera con Paolo Barelli subentrato ad Alessandro Cattaneo e il depotenziamento della capogruppo al Senato, Lica Ronzulli. Una diarchia, quella Fascina-Tajani, atipica, ma che agisce sotto la supervisione della famiglia Berlusconi, che comunque adesso non vuole pensare al partito, ma alle condizioni di salute di Silvio.
La malattia di Berlusconi e l’impatto sul governo
C’è poi una valutazione che si estende al governo, andando dunque fuori dai confini partitici. E qui c’è una considerazione che viene fatta: lo spostamento su una linea filo-meloniana, al contrario della strategia portata avanti da Ronzulli, è un elemento di rassicurazione sulla tenuta complessiva della maggioranza.
“Oggettivamente le fibrillazioni dei primi mesi di legislatura non ci sono più e il partito si sta ricompattando”, osserva un parlamentare che dimostra di aver gradito la svolta importante dall’asse Fascina-Tajani. La navigazione, è il senso della tesi che circola tra gli azzurri, sarà tranquilla per un po’ di tempo, indipendentemente da come e quando Berlusconi si ristabilirà. Anche perché nessuno scommette sul fatto che il fondatore possa nominare un reale erede.
Forza Italia: quando scatterà il si salvi chi può?
La questione del futuro di Forza Italia si porrà più in avanti: di fronte all’eventuale calo elettorale alle Europee potrebbe scattare il “si salvi chi può”. Non a caso nella Lega si segue con una certa attenzione l’evoluzione della vicenda in Forza Italia. Il segretario federale Matteo Salvini ha un rapporto personale eccellente con il numero uno degli azzurri e sa che può trovare una valida sponda all’interno dell’esecutivo.
Una possibile implosione avrebbe conseguenze imprevedibili e, allo stato, è facile immaginare una fuga in direzione Fratelli d’Italia, fatta eccezione per qualcuno più attratto dall’esperienza del Terzo polo. Ma questo è uno scenario ancora futuribile. Ora il partito è stretto intorno al leader nell’attesa di rivederlo al comando.