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Sinodo: nuove proteste su aborto e sacerdozio femminile

Anche stavolta per il Sinodo la comunità LGBT non esiste

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Dal 2 al 27 ottobre il Vaticano sarà impegnato con la seconda sessione del Sinodo sulla Sinodalità. Dopo la prima fase svoltasi a ottobre 2023, si conclude nell’autunno 2024 un lungo percorso che si propone come ascolto delle esigenze della Chiesa. Fioriscono anche in questa occasione le proteste a Roma per chiedere che le questioni relative alla disparità di genere non vengano ignorate.

La scorsa sessione del Sinodo sulla Sinodalità si è chiusa con un notevole senso di insoddisfazione per quella parte di Chiesa impegnata sul fronte dei diritti e del contrasto degli abusi. Eppure, come scrive Catholics for Choice, “il Sinodo sulla Sinodalità è la più grande opportunità di cambiamento tangibile nella Chiesa cattolica che abbiamo visto negli ultimi decenni”.

Già nell’ottobre 2023 si erano tenute a Roma delle azioni di protesta per rimarcare l’attenzione su alcuni temi caldi, tra cui l’ordinazione femminile e la benedizione delle coppie queer. Per via dell’occasione che il Sinodo continua a costituire, anche in questi primi giorni di assemblee a porte chiuse nelle sedi vaticane le piazze, le strade e i luoghi dell’attivismo si sono animati.

Cattoliche a favore dell’aborto

Catholics for Choice – che sostiene i diritti riproduttivi e in particolare l’accesso all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) – ha raccolto più di 180 testimonianze di donne che hanno abortito, ne ha stampate 51 in un volume tradotto in spagnolo e inglese che ha cercato di consegnarle in Vaticano: “Quando Catholics for Choice ha consegnato il nostro libro con le storie degli aborti in Vaticano, la guardia della Segreteria generale del Sinodo ci ha respinte all’ingresso. Siamo rimaste deluse ma non necessariamente sorprese. La chiesa ha chiarito che le piace ignorare la questione della libertà riproduttiva.

Liquidare le storie delle loro sorelle cattoliche non è ‘pro-life’, è semplicemente ignoranza. Questa azione è completamente priva di compassione per coloro che hanno condiviso con tanto coraggio le proprie esperienze. Ciò non ci ha spezzato il morale; ha solo rinnovato il nostro obiettivo di trovarci in Vaticano.

Non ci arrendiamo. Catholics for Choice non si fermerà finché le nostre voci collettive non saranno ascoltate. Quindi abbiamo spedito le copie del libro con le storie degli aborti alla Segreteria generale del Sinodo e a Papa Francesco in persona“.

Papa Francesco, ascoltaci

Giovedì 3 ottobre alle 6 del mattino, inoltre, l’associazione ha dispiegato un telo lungo 15 metri che richiama l’attenzione del papa sull’importanza di rendere l’aborto accessibile e ricorda la posizione ben meno intransigente di molte persone cattoliche sull’IVG. Il messaggio centrale: “Papa Francesco, ascoltaci“.

Infine il gruppo ha incontrato alcuni ambasciatori vaticani di diversi Paesi così da illustrare loro le ripercussioni che le posizioni della Chiesa sull’aborto hanno sulla salute delle persone e delle donne in particolare. Elyce Nollette-Alston, direttrice per la consulenza e difesa globale di Catholics for Choice, racconta: “Sono incoraggiata dal fatto che gli ambasciatori fossero curiosi di saperne di più su come l’eccesso religioso della gerarchia abbia un impatto sia sui cattolici che sui non cattolici e di ascoltare le loro storie. Questi incontri mi hanno lasciata fiduciosa su tutti coloro che stanno impiegando strumenti diplomatici per incontrare e istruire la Santa Sede sulle realtà vissute dalle persone nei loro Paesi sulle questioni di giustizia riproduttiva”.

In marcia per l’ordinazione femminile

Women’s Ordination Conference – che si batte per l’ordinazione sacerdotale femminile – ha scelto il messaggio: “Don’t kick the can down the road” (Non rimandare la questione), presentandosi davanti a Castel Sant’Angelo con lo striscione “Ordain women” e una serie di lattine riversate sul pavimento. Quelle possono essere kicked, la disparità di genere nella Chiesa no.

Insieme a Catholic Women’s Council – un’organizzazione internazionale composta da decine di associazioni – ha marciato verso piazza San Pietro con dei vistosi ventagli viola con i motti “Ordain women” e “Why me?“, che sintetizza la riflessione delle donne che vogliono accedere all’ordinazione. Davanti allo stesso battesimo, si chiedono gli stessi diritti: essere ascoltate e poter vivere la propria vocazione.

Nella Casa delle donne di Roma, inoltre, è stato allestito il Santuario dell’ascolto. Ascolto e approfondimento delle donne che nella storia della Chiesa hanno manifestato il desiderio di assumere una posizione di uguaglianza con gli uomini, per conoscere la loro storia e prendere ispirazione per costruire il presente. Sono state analizzate le figure di Febe, Maria di Magdala, Priscilla, Maria, Giunia, Trifena di Cizico, Trifosa, Tecla e tante altre.

Le posizioni della Chiesa

La possibile apertura alle donne del diaconato permanente è in fase di discussione almeno dal 2016, quando papa Francesco ha istituito una Commissione di studio apposita, ma la mancanza di un consenso tra i membri del gruppo di lavoro ha portato alla conclusione dei lavori nel 2018 senza un nulla di fatto. Una seconda commissione è stata aperta nel 2020. Non si conosce l’andamento dei lavori e, nonostante la questione risulti aperta, sono note le opposizioni di gran parte della gerarchia ecclesiastica nei confronti dell’apertura anche solo del diaconato alle donne. Proprio recentemente, infatti, il cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha dichiarato che non è ancora il momento di prendere una decisione in merito.

Sull’interruzione volontaria di gravidanza le posizioni rigide della Chiesa istituzionale sono note, tanto che durante il volo di ritorno dalla visita in Belgio e Lussemburgo il papa si è espresso sull’aborto con parole durissime e molto contestate: “Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza dice che già a un mese dal concepimento ci sono tutti gli organi. Si mata un essere umano, si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono – permettimi la parola – sono sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi anticoncezionali, questo è un’altra cosa. Non bisogna confondere. Io parlo adesso soltanto dell’aborto. E su questo non si può discutere”.

La reazione al sinodo dell’opinione pubblica

La reazione dell’opinione pubblica non è mancata, compresa la risposta da parte del personale medico. L’Ordine dei Medici di Torino, infatti, ha scritto una lettera al ministro degli Esteri Antonio Tajani chiedendo un intervento nei confronti della Città del Vaticano: “Come sanitari, incaricati di pubblico servizio, tenuti all’osservanza delle leggi del nostro Paese, chiediamo quindi di valutare una ferma presa di posizione nei confronti dello Stato della Città del Vaticano per il marchio di infamia impresso, con le parole del Pontefice, sulla categoria medica, affermazione al limite dell’ingerenza nella legittimità di una norma di legge del nostro Stato”.