Perché leggere questo articolo? Anche John Kerry sta col nucleare. Secondo l’Inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per il clima “non se ne può fare a meno”. Ma è grossomodo la stessa cosa che dice Salvini. Ecco le affermazioni che accomunano il Ministro dei Trasporti italiano con uno dei leader della sinistra americana.
La tesi di John Kerry sul nucleare americano (con un po’ di Italia)
Così parlo Salvini a Italia Direzione Nord
Proclami americani che possono suonare familiari alle orecchie italiane. Sono, infatti, dichiarazioni molto simili a quelle pronunciate a difesa del nucleare da Matteo Salvini, a Italia Direzione Nord. “Non mi spaventa la polemica quando in ballo c’è il futuro del Paese. Conto di fare il ministro sulla base dei numeri, non dell’ideologia“. Questo ha dichiarato il Ministro dei Trasporti dal palco della Fondazione Stelline, lo scorso 27 novembre.
“La Commissione Europea ha riconosciuto il nucleare come fonte energetica virtuosa, tanto da inserirla tra le fonti finanziabili nella tassonomia – ha proseguito Salvini. Non si capisce perché per l’Italia Bruxelles abbia ragione sulle auto elettriche, che ribadisco essere una fesseria, e non sul nucleare”. Di fronte a lui c’erano i relatori del panel “Indipendenza energetica, il ruolo del nucleare”. I massimi dirigenti del settore: Stefano Monti, Presidente Associazione Italiana Nucleare e Riccardo Casale, Amministratore Delegato Ansaldo Nucleare. Nicola Lanzetta di Enel, Nicola Monti di Edison ed Elisabeth Rizzotti, di newcleo.
Il nuovo nucleare (bipartisan) tra Italia e America
Kerry porterà alla COP28 ka nuova proposta sulla fusione nucleare americana. “Avrò molto altro da dire sulla visione degli Stati Uniti per i partenariati internazionali per un futuro inclusivo dell’energia da fusione”. L’obiettivo – non celato – dell’inviato di Biden è la costruzione di un primo impianto sperimentale. La macchina del progetto è in costruzione in un hangar a Devens di 9 metri per 9, si chiama Sparc. Il completamento è previsto nel 2025, poi si punta alla prima centrale elettrica a fusione nucleare su scala industriale entro il 2030. Non è escluso che in futuro possa toccare anche all’Italia. Il nostro Paese guarda con interesse, e prepara il campo. Nel panel con Salvini a Italia Direzione Nord si è menzionato un’analisi preliminare sul nucleare effettuata da OpenEconomics. L’impatto economico della realizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonte nucleare di ultima generazione (SMR e AMR) in Italia varrebbe 45 miliardi di euro di investimento e la creazione di oltre 52mila posti di lavoro. Alla Cop28 Kerry parlerà del “segnale di partenza per la cooperazione internazionale. Una soluzione climatica, non un esperimento scientifico”. Che potrebbe essere anche remunerativo, per gli Usa e per l’Italia.