“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Con questa citazione del musicista Gustav Mahler, Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile Innovazione del partito, racchiude i riferimenti culturali del partito, additato, in questi giorni, dalla stampa estera e italiana di ricalcare ideali fascisti.
Mollicone: “Il fascismo è storia, lasciamolo agli esperti del settore”
Contattato da true-news.it, Mollicone spiega: “Gli attacchi di “pericolo fascista” che ci vengono quotidianamente lanciati contro dalla stampa mainstream e dai politici di sinistra – ancor più forti ora che ci troviamo in campagna elettorale – rappresentano la loro fatica nell’attaccarci sul terreno delle proposte. Attraverso l’esperienza nei territori e in Parlamento abbiamo creato un partito in grado di governare e di poter costruire, la logica distruttiva del nemico la lasciamo a chi – incapace di ricevere consensi attraverso un proprio programma – denigra il rivale politico con affermazioni che lasciano il tempo che trovano. Il fascismo è storia, lasciamolo agli esperti del settore. Abbiamo tracciato enormi solchi fra noi e l’estremismo”.
Gli intellettuali di riferimento di Fratelli d’Italia
E, parlando di valori e riferimenti culturali, il deputato cita intellettuali come Roger Scruton – il filosofo che sosteneva le idee conservatrici di Edmun Burke riguardo la rivoluzione francese – ma anche Ernst Junger, Indro Montanelli, Leo Longanesi, Sciascia, Pirandello e Veneziani.
“Fratelli d’Italia è un partito conservatore, con valori forti e radicati quali – ad esempio – la salvaguardia della Nazione, la tutela degli interessi degli italiani e il principio di sovranità di asset strategici. Un sistema valoriale plurisecolare, che come affermato prima, ha alla sua base un nucleo di intellettuali, artisti e scrittori che non possono certo ascriversi al mondo fascista. Una presa di posizione ideologica che con gli anni si è dimostrata l’unica coerente, forte e capace di convincere gli italiani, come dimostrato dai sondaggi che ci danno come la principale forza partitica italiana”.
La sovranità digitale e il sostegno all’editoria
Federico Mollicone è uno degli esperti in innovazione del partito guidato da Giorgia Meloni. Che, in questo ambito, propone da tempo il concetto di sovranità digitale: “La sovranità digitale è la capacità di una Nazione di tutelare e mantenere il controllo sui propri dati e sulle strutture tecnologiche strategiche. Fratelli d’Italia è stato il primo partito ad introdurre tale termine in Parlamento, ancora prima delle linee consci del fatto che senza di essa non ci può essere sovranità politica ed economica. Come Responsabile Innovazione di Fdi durante questa legislatura ho combattuto duramente affinché l’Italia potesse dotarsi di politiche atte a tutelarla, e sarà necessario proseguire anche nei prossimi cinque anni. Vanno tutelate le piccole e medie imprese e le start-up che sono fondamentali per la crescita della Nazione, attraverso incentivi, come la salvaguardia del ruolo del Patent Box e la riforma dell’infrastruttura pubblica di sostegno all’editoria”. Sul tema del sostegno all’editoria – aggiunge Mollicone – “apriremo un tavolo di lavoro in cui coinvolgere le categorie in un processo ampio nello spazio pubblico, che possa includere la Federazione Italiana Editori Giornali, l’Associazione Italiana Editori e le principali associazioni interessate, in un’indagine conoscitiva sullo stato dell’Editoria e le prospettive di una riforma globale del settore”.
Le città digitali
“Chiediamo – aggiunge l’esperto di Fdi – la promozione della rigenerazione urbana tramite le città digitali affinché aumenti l’efficienza dei servizi e si riducano i costi. A ciò va aggiunta una regolamentazione dei dati per la PA, la regolamentazione di tecnologie che adottano l’Intelligenza Artificiale e il controllo pubblico del Cloud.
Mollicone: “Sbagliato che la Rai possieda meno del 51% di Rai Way”
Dall’innovazione per i cittadini, le imprese e le città, il discorso si sposta sulla Rai, la prima industria culturale del paese. Che, però, si trova a soffrire la concorrenza dei player dello streaming da Netflix ad Amazon Prime Video. “ Giá in precedenti atti di indirizzo, proponemmo “RaiPlayPlus”, ovvero un rafforzamento della piattaforma streaming Rai per competere con i grandi OTT, come avviene per la BBC o l’efficace esperimento di Saltó, pubblico-privato, in Francia. Il nodo strutturale delle risorse va affrontato garantendo che i residui del canone destinati al sistema editoriale siano sopperiti con un adeguato fondo, equivalente”.
Le critiche al sistema Rai toccano anche l’impianto strutturale della creatura di via Mazzini. Rai Way è una società per azioni del gruppo che possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo della Rai e ha il compito di gestirla e mantenerla. “Riteniamo sbagliata e assurda la scelta di Draghi di dare la possibilità alla Rai di scendere sotto il 51% di proprietà di Rai Way. In uno scenario di rischio come quello attuale, dove le infrastrutture divengono cruciali per la sfida globale, non si svendono impianti strategici ed eccellenze tecnologiche. Al posto di riflettere su come restituire alla Rai l’intero canone, come previsto, e aprire una riflessione seria su come dotare il Servizio Pubblico di risorse adeguate pari a quelle degli altri player pubblici europei per poter competere anche con le piattaforme digitali, si vendono gli asset per ragioni contabili. Ricordiamo che Rai Way in quanto asset strategico e tecnologico della Nazione, e azienda quotata in Borsa – come da analisi fatta dal precedente CdA – sarebbe soggetto pubblico importante per agevolare il processo di infrastrutturazione in banda larga, partecipando al processo di costituzione della Rete unica. Non c’è stata una riflessione seria sul piano industriale, di cui questa decisione sarebbe parte integrante, come denunciato anche dall’Usigrai”.
Insomma, Fdi guarda al futuro mantenendo saldi le radici nella tradizione. E scansando le accuse di fascismo.