di Eugenia Greco e Francesco Floris
In Italia solo il 20% delle persone che svolgono uno stage in un’azienda viene assunto dalla stessa al termine dei sei mesi previsti: il 10% con un contratto stabile. Percentuale che sale al 20 solo se si considera anche l’apprendistato dentro l’azienda. Un dato allarmante. Dal 2014 in poi il numero degli stage extracurriculari è salito a quasi 400mila l’anno. Non sono contratti, non prevedono contributi, malattia, Tfr. In realtà nemmeno una retribuzione ma un “rimborso spese”. Nel Lazio il minimo è fissato a 800 euro. In Lombardia a 500. Il 50% viene coperto da Garanzia Giovani. Non ci sono limiti alla ripetitività: due volte al massimo nella stessa azienda, ma in realtà si può andare avanti per anni in aziende diverse. All’infinito.
Stage (e sfruttamento)? Rappresentano il 2% degli occupati in Italia
“È il 2% degli occupati in Italia. Con questi numeri è uno strumento di dumping salariale” dice a True-News Pietro Galeone, Responsabile Lavoro e Economia dei Giovani Democratici di Milano. Una laurea ad Harvard in borsa di studio per l’economista della sezione giovanile del Pd meneghino. Che sui temi del lavoro giovanile è avanti mille anni rispetto al partito locale e nazionale. Tanto da aver presentato, assieme all’associazione “Salva lo Stagista Frust(r)ato”, una proposta di legge fatta e finita per cancellare di fatto gli stage extracurriculari e far diventare il contratto di apprendistato lo “strumento principale di ingresso nel mondo del lavoro”.
“È la prima proposta che guarda al lavoro dei giovani, scritta dai giovani” dice a True-News Paolo Romano, segretario dei GD di Milano. Perché? “C’è una classe dirigente che ha escluso dal mondo del lavoro una generazione” chiosano i due. “Abbiamo iniziato nel 2019 ad approfondire questo tema, semplicemente per il fatto che molti dei nostri ragazzi della giovanile di Milano iniziavano ad avere a che fare con l’istituto dello stage – spiega Romano –. L’impatto era terrificante perché non solo non c’era nessun tipo di formazione, ma veniva anche fatta la falsa promessa di un contratto di lavoro al termine dell’esperienza”.
Stage, la proposta anti sfruttamento: eliminare gli extracurriculari
I dati dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro dimostrano che non solo dopo lo stage non si procede a una contrattualizzazione, ma per il 40% delle persone che lo hanno fatto a sei dalla conclusione non c’è alcuna comunicazione di lavoro attivata. I GD di Milano sono partiti dallo studio. Due anni per affrontare la normativa, raccogliere e interpretare i dati ufficiali. Un questionario somministrato a 1.400 stagisti in tutta Italia. Il confronto con sindacati, associazioni datoriali, partiti, centri per l’impiego e agenzie di formazione. Per poi partorire una proposta di legge completa ricca di spunti ed elementi tecnici.
Unire stage curriculare ed extracurriculare
L’idea di fondo? Limitare il tirocinio al solo percorso formativo-universitario. Unendo lo stage curriculare a quello extracurriculare per crearne una sola tipologia, da poter attivare solo nei sei mesi successivi al conseguimento del titolo di studio. Con meccanismi invece incentivanti per il contratto di apprendistato triennale sotto il profilo della burocrazia, del fisco e dell’attivazione per le aziende. Ma anche penalizzanti per chi ne abusa. Per esempio? Clausole di stabilizzazione. Le imprese con almeno 5 dipendenti devono dimostrare di aver convertito il 33% degli apprendisti in assunzioni regolari. Pena? Non ne possono più attivare per i 24 mesi successivi.
Stage, i Giovani Democratici: stop allo sfruttamento
Una persona non va bene, non è adatta e vogliono congedarla prima? Si può fare, ma con due finestre temporali alla fine del primo e del secondo anno, tenendo presente però che la decontribuzione va crescendo nel corso del tempo, in modo da eliminare la “tentazione” del continuo turn over dei nuovi apprendisti solo per avere lavoratori a cui non si pagano i contributi. “Vogliamo un sistema lavorativo in cui non ci sia più lo sfruttamento tramite lo stage ma dove esista comunque uno strumento flessibile di formazione” dice il segretario dei GD di Milano E “se un’azienda converte l’apprendistato in contratto a tempo indeterminato, non solo vengono tenuti tutti gli sgravi, ma si ha anche accesso ai bonus per gli under 35 per i nuovi contratti a tempo indeterminato. Se una realtà lavorativa ha messo in atto un processo virtuoso di assunzione, è giusto che lo Stato glielo riconosca”.