Perché questo articolo potrebbe interessarti? Starmer, leader dei Labour, nell’ultimo congresso del partito ha parlato da premier in pectore. La sua svolta centrista potrebbe garantirgli il prossimo anno la vittoria elettorale contro i Conservatori e in molti paragonano il suo percorso politico dei riferimenti a Matteo Renzi. Anche se alcuni tra i dem non sono d’accordo: “Non portiamogli iella”.
È un po’ l’uomo del momento nel Regno Unito. Kier Starmer ha aperto il congresso del Labour a Liverpool e i suoi discorsi hanno avuto il piglio di quelli di un capo di governo in pectore. Del resto, i sondaggi parlano chiaro: i laburisti nel 2024 molto probabilmente torneranno a vincere le elezioni, considerando soprattutto le difficoltà dei conservatori, al governo dal 2010.
Per questo mai come adesso i discorsi di Starmer sono sotto i riflettori: l’impressione è che il congresso aperto a Liverpool altro non è che la presentazione della futura compagine di governo. E il candidato laburista ha fatto capire verso che direzione andrà il partito: “Non siamo più il partito di protesta ma di servizio – ha dichiarato salendo sul palco – prima il servizio al Paese e poi al partito”. Molti analisti britannici non hanno dubbi: il Labour ha definitivamente svoltato verso il centro, abbandonando la linea più a sinistra di Jeremy Corbyn. Difficile qui in Italia non azzardare un paragone al periodo del passaggio di consegne tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi nel Pd.
Un moderato ma non un “rottamatore”
Dalle parti del Pd però non si vuole sentir parlare molto di paragoni con Renzi. “Per favore – dichiara a TrueNews una fonte interna al partito – non portiamo iella a Starmer”. La vicenda legata all’ex presidente del consiglio è ancora una ferita aperta per i dem. La sua repentina scalata e poi il suo (quasi) improvviso addio nel 2019 rendono, a distanza di tempo, molto controverso ogni riferimento all’attuale leader di Italia Viva.
“Certo, Starmer proprio come Renzi è un moderato – dice un’altra fonte vicina al partito – i laburisti oramai hanno abbandonato la linea di Corbyn”. I paragoni, secondo i dem sentiti da TrueNews, possono finire qui. Sono infatti diverse le divergenze tra i due personaggi: “Renzi – spiegano ancora dal Pd – si è presentato come rottamatore, come uomo nuovo della politica. Starmer invece ha più di 60 anni e non ha passate esperienze amministrative come Renzi, il quale ha preso la segretaria del Pd da sindaco di Firenze”.
Il centrismo oppure, come la chiamano gli analisti inglesi, la “soft left” sembrano essere quegli elementi in grado di accomunare il numero uno del Labour con l’ex segretario dei dem. Per il resto, le divergenze sono tante. “Semmai Starmer – dichiarano ancora fonti del Pd – si ispira a Tony Blair, è quello il suo modello”.
Addio alla linea di Corbyn
Se non altro però, il parallelismo con Matteo Renzi può essere d’aiuto per comprendere e capire il tipo di svolta imposta da Starmer ai laburisti. Il partito è all’opposizione dal 2010, da quando cioè i conservatori hanno vinto in quell’anno le elezioni con Donald Cameron. Nel frattempo all’interno del Labour è emersa la figura di Jeremy Corbyn, fautore di una svolta a sinistra. Il segretario per questo è stato molto apprezzato dalla base del partito, ma la sua posizione non ha premiato. Nonostante l’instabilità interna ai conservatori, costretti più volte a cambiare guida e premier, gli elettori non hanno dato fiducia alla linea di Corbyn. Si è così arrivati nel 2020, dopo l’ennesima sconfitta al voto, all’incoronazione di Starmer.
Una figura emersa quasi a sorpresa. L’attuale leader laburista è arrivato in politica piuttosto tardi. In realtà la sua carriera principale è quella di avvocato ed è iniziata nel lontano 1987, all’età di 26 anni. Nel 2002 è arrivato l’ingresso all’interno del Consiglio della Regina, nel 2008 si è invece avuta la nomina a capo della Procura Britannica. È del 2015 l’ingresso all’interno della Camera dei Comuni tra le fila dei laburisti. Per il partito si è occupato di Brexit, tanto da essere nominato da Corbyn quale “ministro ombra” per la gestione dell’uscita dall’Unione Europea.
Infine, la scalata alla leadership. Con i sondaggi in grado di premiare i laburisti sui conservatori, adesso Starmer ha messo le carte in tavola: stop all’idea di partito di protesta, via libera invece alla concezione di partito di servizio. Tradotto dal politichese, questo vuol dire spostamento al centro e ammiccamento a quell’elettorato moderato che può essere decisivo per dare ai Labour la maggioranza in parlamento nel 2024.
Starmer pensa a dieci anni di governo
La svolta al centro è ravvisabile anche dalla contestazione di un giovane che, una volta iniziato il discorso di Starmer a Liverpool, ha lanciato paillettes contro il segretario. Un’azione dimostrativa attuata proprio contro la linea moderata voluta dal premier ombra. Non mancano però nel suo programma dei riferimenti alle politiche del predecessore. Come ad esempio il finanziamento alla sanità pubblica e alla transizione a favore delle rinnovabili. Sono state inoltre criticate le leggi anti immigrazione volute dai conservatori.
Starmer ha, tra le altre cose, promosso iniziative a favore dell’aumento delle garanzie per i lavoratori. Ma tutto nell’ottica di un’azione governativa che guardi, prima di ogni cosa, all’interesse nazionale. Un’argomentazione quest’ultima considerata come la principale testimonianza del suo orientamento moderato.
Il discorso di Starmer è apparso a molti come l’elencazione di un vero e proprio programma di governo. L’aspirazione non nascosta infatti, non è solo quella di vincere nel 2024 ma di rimanere per almeno un decennio. Una visione a medio termine quindi, proprio come quella lanciata nel 1997 da Tony Blair.