Stefano Fassina grande sponsor della ripresa del dialogo tra forze di centrosinistra e M5S
Le primarie a trazione dem sembrano destinate a finire in archivio
Le primarie a trazione dem, comunque, sembrano destinate a finire in archivio, anche perché il tempo stringe: tra fine gennaio e inizio febbraio potrebbero aprirsi le urne per le Regionali nel Lazio. Non si può traccheggiare troppo a meno che non ci sia un’iniziativa di apertura, come già chiesto da Marta Bonafoni proprio a Truenews.it. Il leader del Movimento, Giuseppe Conte, è tentato dalla corsa solitaria per giocare il derby nel campo progressista con il centrosinistra, magari diventando la prima forza di quell’area, e spingendo il Pd all’abbraccio con il Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Un’operazione che comporta un rischio evidente: consegnare una facile vittoria al centrodestra, che sta già cercando la quarta su un candidato unitario per strappare la Regione al centrosinistra.
C’è l’abbozzo di un confronto tra Conte e i vertici dem
Per questo motivo c’è l’abbozzo di un confronto tra Conte e i vertici dem, seppure in un quadro di reciproca diffidenza. A far da garante è proprio Zingaretti che ha sottolineato un dato politico, almeno nella Regione che finora ha guidato: “Gli elettori si riconoscono nell’attuale maggioranza vogliono l’alleanza». Da qui l’appello: “Raccogliete questo orientamento per fare davvero di tutto per combattere uniti e vincere”.
L’identikit del candidato? Le fattezze sono quelle di Fabrizio Barca
L’identikit del candidato? Le fattezze sono quelle di Fabrizio Barca, attuale coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità. In realtà il nome di Leodori non sarebbe così divisivo, visto che i 5 Stelle del Lazio hanno governato con lui. Ma dal quartier generale contiano c’è la percezione di una eccessiva continuità con la recente giunta. Da qui era spuntata l’opzione Ignazio Marino, sotto l’egida pentastellata. Ma il medico prestato alla politica non andrebbe mai con il Pd dopo l’esautorazione da sindaco di Roma con le firme raccolte dal notaio. Difficile al momento fornire un nome davvero capace di accorciare le distanze tra le parti.
M5S e Pd? Fassina rilancia le idee di Zingaretti, ma nel segno della discontinuità
Sul punto del confronto tra centrosinistra e M5S Fassina rilancia le idee di Zingaretti, ma nel segno della discontinuità. «Dobbiamo lavorare in questa direzione. E serve farlo tra la gente e non portando a compimento un’operazione di Palazzo che gli elettori non capirebbero. A partire dalla discontinuità sul percorso delle primarie che era stato intrapreso dal Pd». E non viene messo alla porta nemmeno Calenda. “Quel polo deve decidere che strada vuole seguire, su quale prospettiva vuole lavorare. Sicuramente il cammino solitario non risulta vincente, come è stato lo scorso 25 settembre e come sarebbe, ancora di più, in un’elezione a turno unico come le Regionali», argomenta Fassina. Dal Lazio si arriva a un’ottica nazionale. Lo scopo? Arrivare alla ricomposizione dell’alleanza tra sinistra e 5 Stelle: “Se non si riesce a convergere nell’opposizione diventa ancora più complicato farlo per una prospettiva di governo», insiste Fassina. Ma attenzione: non basta essere contro il centrodestra per ritrovare un profilo unitario. “Faccio un esempio: l’invio delle armi in Ucraina è un tema divisivo e non su un aspetto secondario, ma sulla più grande questione storica che abbiamo davanti”, osserva l’ex deputato. Insomma, l’opposizione al governo Meloni non è la pozione magica per l’unità. Sia sul piano locale che su quello nazionale.