Perché leggere questo articolo? Fleximan non è il Robin Hood dei nostri tempi. Ma la storia è piena di azioni di sabotaggio che hanno cambiato il corso degli eventi. Dal Boston di Tea Party, passando per Lawrence d’Arabia, fino a Resistenza e Ucraina.
Fine della corsa per Fleximan. La caccia all’uomo che ha sconvolto il Nord-Est dello Stivale come ai tempi di Unabomber parrebbe conclusa. Uno spettro si aggirava per le strade del Settentrione del paese: quello di Fleximan, il misterioso giustiziere degli autovelox. Le forze dell’ordine di tre Regioni – Piemonte, Lombardia e Veneto – erano da tempo alle calcagna dell’anonimo divenuto eroe dei social. In un mese Fleximan ha messo a segno il sabotaggio di 14 autovelox. Con tanto di messaggio beffa alla Polizia: “Fleximan sta arrivando”. Che sarebbe la firma del “super-eroe” degli automobilisti. Beato il paese che non ha bisogno di eroi, verrebbe da dire.
I sabotaggi non fanno Fleximan un moderno Robin Hood
Da giorni sui giornali si parlava dei misteriosi abbattimenti di autovelox. Nelle ultime settimane l’incremento degli atti di sabotaggio è stato esponenziale. Al punto che sui social qualcuno si era inventato la figura del fantomatico vigilante. Il prefisso “flexi” verrebbe dal flessibile da taglio con cui molti autovelox sono stati segati. E’ improbabile che ci sia una sola mano dietro gli atti vandalici ai rilevatori di velocità. Le differenti tecniche di sabotaggio portano gli investigatori a pensare che ci siano diverse autori. L’effetto emulazione si sta allargando. Sempre più persone – apparentemente non collegate tra loro – si sono lanciate in azioni di sabotaggio, come quelle di Fleximan.
Martedì in provincia di Padova qualcuno ha fissato su un autovelox un cartello: “Fleximan sta arrivando”. L’Italia è il paese europeo con più autovelox. Nel 2018 erano oltre 14mila, il 76% è al nord. Negli ultimi tre anni sono aumentati del 40%. A oggi i sabotaggi di Fleximan non sono stati condannati dal Ministro Salvini. A condannare il misterioso vigilante ci ha pensato Luca Valdiserri, storica firma del Corriere, e padre di Francesco, ucciso a 18 investito da una ragazza che guidava in stato d’ebbrezza. “Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri. Fleximan ruba vite. Non c’è nulla di eroico in quello che sta facendo il nuovo simbolo dell’egoismo in una società che, passo dopo passo, perde l’empatia e il rispetto per la vita altrui, anche e soprattutto quando entra in contatto con la nostra. Il falso eroismo di Fleximan si basa sulle fake news”.
Breve storia del sabotaggio
Quella di Robin Hood è una figura leggendaria, probabilmente ispirata alla gesta di un bandito dell’Inghilterra medievale. L’eroe che “rubava ai ricchi per dare ai poveri”, immortalato dalla matita di Walt Disney – e prima ancora dalle penne di Walter Scott e Alexandre Dumas – è solo uno dei grandi sabotatori della storia. Nel corso dei secoli, numerose vicende umane – guerre e rivoluzioni su tutte – sono state modificate dall’intervento di fuorilegge che si sono elevati a giustizieri con azioni eroiche.
A causare lo scoppio della Rivoluzione Americana è forse il più famoso episodio di sabotaggio della storia. Il Boston Tea Party. Fu atto di protesta dei coloni nordamericani, verificatosi il 16 dicembre 1773 nel porto di Boston in risposta al continuo innalzamento delle tasse da parte della madrepatria inglese. Un gruppo di coloni, appartenenti al movimento clandestino dei Sons of Liberty (‘Figli della Libertà’), si travestì da nativi Mohawk e s’imbarcò a bordo delle navi inglesi ancorate nel porto di Boston. Una volta a bordo, essi gettarono in mare 342 casse di tè trasportate dalle navi, per un valore di 90 000 sterline. Neanche tre anni dopo, il 4 luglio 1776, a Filadelfia veniva firmata la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Sabotatori di guerra famosi
Nel 1998 l’American Film Institute ha inserito nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, che il Congresso Usa ha il dovere di preservare, una pellicola che parla di un’azione di sabotaggio bellica. Il ponte sul fiume Kwai è un film del 1957 che narra le vicende (romanzate) di alcuni soldati inglesi, prigionieri dei giapponesi durante la II Guerra Mondiale, che fanno saltare un ponte in Birmania. Anche il Primo conflitto mondiale aveva conosciuto l’adozione di azioni di sabotaggio su larga scala. L’esercito italiano – in cui da tempo esistevano le figure degli “Ingegneri sabotatori” – era famoso per gli Arditi, reparto d’assalto specializzato in azioni d’incursione.
L’Italia conclude la Grande Guerra col sabotaggio della Viribus Unitis, il 1 novembre 1918. La famosa “impresa di Pola” consistette nell’affondamento di una corazzata fiore all’occhiello della marina austriaca. Peccato che pochi giorni prima gli austriaci, consapevoli dell’imminente disfatta, avevano venduto la corazzata al nascente Regno di Jugoslavia.
Sabotaggi che hanno fatto la storia, non come Fleximan
Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Arditi – e poi la X Flottiglia MAS repubblichina – si resero protagonisti di azioni di sabotaggio oltre le linee nemiche, con incursioni nei porti nemici. Anche gli italiani che combatterono dal lato vincente della storia si resero protagonisti di celebri azioni di sabotaggio. Il sabotaggio del Tombion fu un’azione militare della guerra partigiana, avvenuta nella notte tra il 6 e il 7 giugno 1944 contro l’esercito nazi-fascista. Fu eseguita da un gruppo di partigiani della Brigata Garibaldi, che interruppero il collegamento ferroviario tra Bassano del Grappa e Trento, utilizzando tutto l’esplosivo dell’esercito tedesco contenuto nel forte Tombion. Nel Dopoguerra furono celebri le azioni di sabotaggio dei Vietcong. Si arriva quindi ai giorni nostri, alla guerra russa in Ucraina e al sabotaggio del gasdotto North Stream. Storie di eroismo che poco (o nulla) hanno a che fare col nostro Fleximan.