di Pietro Bullian e Francesco Floris
Diceva Silvio Berlusconi che “il Milan è un affare di cuore, costoso, ma anche le belle donne costano”. Che la prima parte della frase sia vera, lo sta imparando a proprie spese il gruppo Suning. Da settimane si moltiplicano i rumors su interessamenti da parte di fondi per rilevare i nerazzurri di Milano. Gli ultimi? Bc Partners, gli americani specializzati in tecnologia e telecomunicazioni, con i loro 22 miliardi di dollari di assets in gestione. Come scrive True Sports, il calcio italiano (restio ai gruppi stranieri) è percepito fuori dalla penisola come un investimento con ampi margini di crescita. Nel quale si può entrare ancora a buon mercato. A spese di chi però? Suning è in questa situazione: il gruppo asiatico è pesantemente indebitato, in perdita operativa da anni e continua a vendere assets per apparire più sano e appetibile agli occhi degli azionisti. Non può permettersi di ricapitalizzare l’Inter con le perdite post Covid ma allo stesso tempo non vuole cederlo a prezzi di saldo. Si attendono due opportunità di guadagno. La prima? L’operazione nuovo stadio di Milano. Per ora in prima linea sul nuovo San Siro si sono sempre visti protagonisti i cugini rossoneri e il Presidente del Milan Paolo Scaroni. Loro a dettare l’agenda, anche mediatica. Obiettivo? Avere in pancia un progetto immobiliare a San Siro, approvato dalla città, per strappare una valutazione più favorevole. Il principale nemico? Il tempo. Se sul medio-lungo periodo è probabile che la linea dei club passi definitivamente, anche senza minacce – alcune credibili, altre meno, come quella di andare fuori Milano – nel breve il rischio è dato dalla forte opposizione al progetto stadio proveniente da più soggetti che animano Milano. Soggetti che, fra alternative progettuali – la ristrutturazione del Meazza è stata depositata in settimana a Palazzo Marino – ricorsi in tribunale e con un consiglio comunale che non ha apprezzato, per ora, le modalità con cui Milan e Inter hanno intavolato la trattativa, rischiano di mettere i bastoni fra le ruote per davvero. E ciò nonostante un peso specifico più che modesto negli equilibri di potere della città. Seconda speranza per Suning&Co? La Media Company della Serie A. I club del calcio italiano credono di aver trovato la gallina delle uova d’oro con l’ingresso dei fondi nella partita sui diritti televisivi, ma l’operazione rischia di essere un boomerang. È infatti tutt’altro che scontata sotto il profilo finanziario, con la crescente frammentazione delle piattaforme online e dei conseguenti prezzi sempre più proibitivi per i diritti di esclusiva. Ma nonostante i dubbi di merito, anche quella è un’opportunità da cogliere. Morale della favola? Per Suning l’Inter di oggi non è affatto un buon affare. Ma ci vede del valore potenziale che tende a crescere nel tempo. Motivo per cui non vuole cederlo per intero, confidando che l’asset possa cominciare a generare flussi di cassa. Tutto liscio quindi? Non esattamente. I motivi per cui Suning attende sono gli stessi per cui chi vuole comprare ha fretta. Prima che il futuro roseo si realizzi e la quotazione dei nerazzurri lieviti di prezzo. Non resta che vedere “quando arbitro fischia”.