di Francesco Floris
Lo sanno bene in Comune a Milano. Dare un contributo economico attraverso il fondo di “Milano Aiuta”, creato per la pandemia, ai volontari che battono le strade della città con i tamponi rapidi? La risposta preferita dei dirigenti è: “Non si può fare”. Perché? Bisogna prima chiedere un parere alla Corte dei Conti. Poi uno al Tar. Poi all’Ats. E via dicendo. Per sentirsi rispondere dalle varie autorità: “Dipende da come lo fate”.
Beppe Sala e la foto al “tampone sospeso”
Sintetizzano la situazione persone vicine a Beppe Sala: “Siamo in balia di burocrati e legulei”. Il sindaco due settimane fa ha provato a dare una scossa, almeno morale, facendosi fotografare mentre si sottopone al tampone nel tendone della brigata sanitaria “Soccorso Rosso”, scatenando la bagarre politica con pezzi del centrodestra, alcuni dei quali ricreduti – almeno in parte – dopo aver incontrato i volontari in prima persona.
L’obiettivo di quella foto? Iniziare un percorso di “istituzionalizzazione” di quella rete di volontari meneghini che ha tenuto in piedi interi pezzi di welfare durante il 2020. Dalla consegna dei pacchi alimentari, alla pratiche per ricevere il buono spesa del Comune, fino appunto alla rete del “tampone sospeso”: sono le “brigate” formate da medici, infermieri e volontari, di diversi colori e ideologie politiche, che hanno garantito l’accesso al test per le strade al “popolo dell’abisso” di Milano, fatto di migranti, senza dimora, persone senza documenti, rider. Da ottobre a oggi più di 3mila tamponi. Sempre con i bastoni fra le ruote della burocrazia. Che preferisce il rispetto formale delle regole al posto dell’efficacia.
In lotta con la burocrazia
Esempi? C’è da pagare l’occupazione di suolo pubblico per piazzarsi con tendoni e ambulanze. Negli stessi mesi in cui viene sospesa – giustamente – per i ristoratori in difficoltà. O ancora: test rapidi? Da confermare con i test molecolari entro 48 ore, secondo le linee guida di Ats. Quindi serve una convezione con un laboratorio: al San Raffaele, al Centro Santagostino, qualcuno di accreditato. Chi paga? I volontari, ovvio.
Le violenze sulle ambulanze
Da ultimo atti di vera e propria intimidazione che fanno presagire trame più oscure: tre ambulanze vandalizzate in pochi mesi. L’ultima occasione? Il 28 marzo con il mezzo di soccorso della “Croce Maria Bambina” danneggiato dando fuoco alle maniglie per aprire le portiere. Come avvenuto poco tempo prima ai volontari di “SOS Lambrate”, vittime di quattro diversi attacchi in un anno. L’ultima volta con l’incendio addirittura della facciata del palazzo che ospita i soccorritori e che si trova proprio a fianco alla storica Balera dell’Ortica.
Gesti isolati di qualche vandalo? C’è chi pensa di no. Perché dietro le intimidazioni potrebbe esserci il ricco business dell’emergenza, degli appalti per il 118, diventati tali almeno dal 2013 con la privatizzazione di Croce Rossa e l’apertura al mercato.
Una sanità cittadina?
Si risponde a tutto ciò con una foto di endorsement? No. Beppe Sala lo sa bene. Ma lo scatto “rubato” ha un suo significato: a ottobre si vota per le comunali e per la prima volta nella storia delle amministrative le elezioni nei municipi faranno i conti con un tema prima sconosciuto: la sanità. I sindaci sono i primi responsabili della salute dei propri cittadini ma di fatto, oggi, non hanno leve dirette. La pandemia cambia questo scenario. Nella testa dell’ex manager e di chi lo consiglia c’è l’idea di iniziare a costruire un nucleo di “sanità cittadina”. Oggi è il “tampone sospeso”. Domani magari lo screening sulla tubercolosi su migranti senza documenti e portare a compimento il progetto de “l’anagrafe della fragilità” con tanto di risposta sanitaria. Dopodomani magari le cure a domicilio per le 318.165 persone con più di 65 anni di età che l’anagrafe meneghina fotografa al 31 dicembre 2018 e che secondo l’ultimo censimento 2011 ben il 33,7 per cento di questa popolazione vive in solitudine.
Una lista per la “Salute”
Si legge così anche la mossa fatta trapelare in queste ore di una “decima lista” per le elezioni. Una lista “tematica” per la salute. Il nome ancora non si conosce ma la regia sembra quella del consigliere comunale uscente Marco Fumagalli, di professione medico. Obiettivo? Sanità di prossimità che risponde a Palazzo Marino. Un modo per diventare anche più credibili nelle critiche a Regione Lombardia che non si fermino all’ormai trito slogan: “Ora basta”. Basta, ok, ma per fare cosa?