Perché leggere questo articolo? Il Consiglio di Stato ha condannato UniTo a restituire oltre 39 milioni di tasse universitarie. Ci sarebbero altri 18 atenei morosi
Il Consiglio di Stato ha condannato, ribaltando la sentenza di primo grado, l’Università di Torino a restituire oltre 39 milioni di euro agli studenti, richiesti attraverso la contribuzione studentesca del 2018. I supremi giudici amministrativi ritengono che l’università del capoluogo piemontese abbia violato la legge, richiedendo agli studenti una tassazione oltre i limiti massimi.
Una sentenza storica sulle tasse universitarie
Sentenza storica del Consiglio di Stato che ha condannato l’Università di Torino a rimborsare agli studenti le tasse universitarie illegittimamente richieste nel 2018. La cifra ammonta a 39 milioni di euro. Secondo palazzo Spada, UniTo ha chiesto più contributi e tasse agli studenti di quanto concesso dalla legge (Decreto del Presidente della Repubblica 306 del 1997), che consente alle università di chiedere contributi agli iscritti nei limiti del 20% del Fondo di finanziamento ordinario, alimentato dallo Stato.
La causa era stata presentata nel 2018 dal sindacato studentesco Unione degli Universitari (Udu). Nel novembre del 2022 il Tar del Piemonte aveva dato ragione all’Università. Ma ora il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza. Secondo una legge del 1997, le università possono riscuotere tasse per un importo massimo pari al 20 per cento di quanto ricevuto dal Fondo per il finanziamento ordinario, che è finanziato dallo Stato e viene usato dagli atenei per garantire il funzionamento delle proprie attività istituzionali: il fondo viene usato per esempio per pagare il personale, fare attività di manutenzione e finanziare la ricerca.
La replica di Unito
Nel 2018 il Fondo assegnò all’Università di Torino circa 277 milioni di euro. L’università avrebbe potuto riscuotere al massimo 55 milioni di tasse pagate dagli studenti, ma ne riscosse quasi 95 milioni. In una nota il rettore Stefano Geuna replica: “L’obiettivo principale di questo Ateneo è stato – e continua ad essere – di assicurare il diritto allo studio a studentesse e studenti con una prospettiva sempre più aperta e inclusiva. È un dato di fatto che dal 2019 la contribuzione studentesca ha subito una notevole e progressiva diminuzione, con la massima attenzione ad aprire alle fasce di reddito più basse”.
La difesa dell’Ateno prosegue. “Si è passati, infatti, da una media di 1.180 euro pro capite nel 2017/2018 a 1.120 euro già nel 2018/2019, fino a 960 euro nel 2022/2023. UniTo ha messo in campo sempre azioni concrete, che insieme all’ampliamento della no tax area sotto i 23mila euro, confermano una politica fortemente orientata alla riduzione delle diseguaglianze nell’accesso alla formazione universitaria. In merito alla sentenza del Consiglio di Stato, l’Ateneo sta compiendo gli approfondimenti necessari per valutare le reali implicazioni del provvedimento e come procedere”.
Udu: “Torino non è un’eccezione, altri 18 atenei fuorilegge”
“L’Università di Torino non rappresenta un’eccezione. L’anno scorso – aggiunge Camilla Piredda, Coordinatrice Nazionale dell’Unione degli Universitari – abbiamo stimato in 18 gli atenei che presentavano nel bilancio preventivo una contribuzione studentesca fuorilegge. Molti atenei continuano a scorporare dal gettito totale i contributi versati da studenti fuoricorso e internazionali, ma la sentenza di oggi ribadisce come lo scorporo sia illegittimo. Tali pratiche sono inaccettabili dal momento che, come affermato dal Consiglio di Stato, violano la differenza essenziale con gli atenei privati. Infatti, gli atenei statali dovrebbero basare il proprio finanziamento principalmente sulla fiscalità generale, potendo richiedere agli studenti soltanto un contributo a titolo di compartecipazione“.