Perché potrebbe interessarti questo articolo? Azione e Italia viva hanno sposato la battaglia intrapresa dal governo. Ad aprire le danze c’è ha pensato direttamente Carlo Calenda. True-news.it ha raccolto le altre posizioni dei renziani: “Norma che aiuta la semplificazione”. Ma il passaggio ha una valenza politica anche per il futuro.
Un Terzo polo, sempre più renziano, che pende a destra anche sulla scelta del governo sulla Corte dei conti, proprio mentre le altre opposizioni sono salite sulle barricate. Dal governo arriva “un doppio bavaglio”, osserva il deputato di Alleanza verdi-sinistra, Filiberto Zaratti. Il motivo? “Prima mettono all’angolo la Corte dei Conti, azzerando i controlli concomitanti dei giudici contabili sul Pnrr. Poi impediscono alle opposizioni di spiegare le proprie ragioni ricorrendo alla tagliola del voto di fiducia”, aggiunge. E dal Movimento 5 Stelle al Partito democratico i toni sono simili.
La vice capogruppo del M5S a Montecitorio, Vittoria Baldino, ha denunciato che si sta “andando all’arrembaggio delle istituzioni”. Il gruppo Azione-Italia viva, invece, non critica il governo. Dopo la prima uscita del deputato Luigi Marattin che aveva parlato di “rappresaglia” contro la Corte dei Conti, si è palesata una certa condivisione del contenuto degli emendamenti più contestati, inseriti nel decreto Pubblica amministrazione.
Corte dei Conti, no alla fiducia di Azione e Italia viva
Certo, Azione e Italia viva non voteranno la fiducia posta alla Camera e che sarà votata nel pomeriggio di martedì 6 giugno, perché segnerebbe un passaggio nella maggioranza. Ma il gradimento è stato messo nero su bianco. A dare la stura ci ha pensato direttamente il leader di Azione, Carlo Calenda, nella giornata di ieri. Quello della Corte dei Conti “era un controllo assurdo e ridondante”, ha affermato, riferendo che lui avrebbe fatto lo stesse cose del governo.
Manna dal cielo per Italia viva che non aveva fatto mistero del favore intorno all’intervento. “Non si può gridare allo scandalo perché si vuole attuare una misura sul tema del danno erariale che fra l’altro aveva attuato anche il governo Draghi”, spiega la capogruppo al Senato Raffaella Paita, indicando la misura come un intervento che va verso la “semplificazione”. Dunque, secondo l’esponente del partito di Matteo Renzi “velocizzare non esclude i controlli. Si può essere efficienti e controllare allo stesso tempo”.
Renziani a favore del governo sulla Corte dei Conti
Una visione simile a un altro big di Italia viva, Roberto Giachetti. “Personalmente ritengo assolutamente giusto” il prolungamento dello scudo erariale, “e non a caso era stata affrontato anche dai governi precedenti”, dice il deputato renziano. “Ha ragione – osserva ancora il deputato renziano – su questo il ministro Fitto a dire che non si capisce quale sia lo scandalo. La misura è stata stata fatta dal governo Conte, è stata prorogata dal governo Draghi e non si capisce per quale motivo adesso debba essere uno scandalo se fatta dall’attuale governo”.
A rafforzare la convinzione di Giachetti c’è il fatto che l’Italia vive “una situazione nella quale c’è obiettivamente il problema di un’amministrazione pubblica che ha ancora tanta paura di firmare e, quindi, anche per questo ritarda i processi”. Insomma, “mi sembra una norma assolutamente ragionevole con la necessità che abbiamo di accelerare l’attuazione del Pnrr”.
Renzi e i prossimi passi a destra
Ma non solo. Giachetti ha già individuato un ulteriore terreno di confronto e di possibile convergenza con il centrodestra. “Ritengo importante un’altra modifica che andrebbe fatta rapidamente. E che, invece, nonostante le pronunce del ministro Nordio, non viene fatta”, è stata l’introduzione del parlamentare di Iv sul punto. Di cosa parla? “Della riforma o, addirittura, per quanto mi riguarda, all’abolizione dell’abuso d’ufficio”.
Segnali politici, su fatti concreti, che vanno in una precisa direzione: l’avvicinamento del Terzo Polo al centrodestra. Anche perché c’è un altro tema che ha fatto segnare una convergenza: l’istituzione di una commissione di inchiesta sul Covid. Dai temi della giustizia alla gestione della pubblica amministrazione fino all’emergenza sanitaria, gli occhiolini tra Renzi e Meloni non mancano.