“Col tetto ai prezzi del gas imposto da Bruxelles viene giù l’intera architettura della Concorrenza europea”: questo è il timore di molti funzionari comunitari secondo quanto sono in grado di riferire a True News qualificate fonti di Bruxelles. In seno alla Commissione “molti temono che il precedente possa aprire la strada a cambiamenti strutturali” e questo è uno dei motivi che causa i ritardi di Bruxelles. La Commissaria alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, a lungo tra i censori degli aiuti di Stato, è la figura chiave per capire se il piano comunitario andrà in porto.
La battaglia in Europa sulla concorrenza
“Aprire al tetto europeo ai prezzi imporrebbe di ripensare le politiche comunitarie in tanti campi: aiuti europei alle imprese strategiche, aggregazioni industriali, tlc, semiconduttori”: questo il pensiero di chi sa che la guerra russo-ucraina, più ancora del Covid-19, può consolidare un cambio di rotta in Europa. Campi, questi, in cui la Vestager, divenuta nota per aver bloccato più volte gli interventi italiani contro la crisi bancaria nel 2015-2016, ha anche dopo la crisi del Covid combattuto duramente. Celebre ad esempio il suo braccio di ferro col collega titolare dell’Industria, Thierry Breton (francese), sul piano ottimale per l’autonomia digitale europea su tech e semiconduttori. La danese preferiva un approccio regolatorio fatto di sanzioni ai big extraeuropei, Breton immaginava investimenti strategici, discontinuità, svolte a tutto campo.
I diversi approcci testimoniano visioni divergenti in seno al “mandarinato” europeo di funzionari e burocrati. Divisi tra i custodi delle regole a tutti i costi e i realisti, che sanno che esse si devono adattare alla realtà corrente, ai nuovi obiettivi, alle diverse dinamiche aperte dalla crisi post-pandemica e influenzate dall’entrata dell’Europa in una fase di crisi. “O l’Europa svolta o resterà solo un’entità economica”: il tema dell’inesistenza del Vecchio Continente come attore strategico, sottolineato ai nostri microfoni da Toni Capuozzo in relazione alla crisi ucraina, entra nei palazzi di Bruxelles.
Una sfida decisiva
Se l’Europa sceglierà di giocare con strumenti nuovi le partite decisive dell’autonomia energetica, delle strategie di lungo periodo su tecnologia, difesa, aggregazioni industriali, della ricerca tecnologica (spazio, cloud, sanità e via dicendo) allora potrà avere un futuro come attore geopolitico di portata globale. Se invece sceglierà di restare l’ultima Thule dell’utopia antipolitica, convinta che ormai è solo una faccenda di mercati e valute, non potrà nemmeno gestire la propria intrinseca multipolarità interna. Utopia che diventa distopia e assurdo storico nel mentre s’instaura un nuovo ordine mondiale in cui grandi potenze non solo economiche, sgomitano per stabilire i rapporti di gerarchia per i prossimi decenni e il conflitto divampa non più alle periferie, ma in una terra che dell’Europa è un punto chiave come l’Ucraina.
L’Italia deve seguire Spagna e Portogallo?
“Nel 2020 si è già aperta una breccia importante”, ricorda una nostra fonte ben inserita nell’analisi dei dossier più importanti in ambito economico: la sospensione delle regolamentazioni su aiuti di Stato e limiti al deficit dovrebbe aprire a nuovi piani sulla concorrenza in grado di adattare regole che “hanno pure un senso quando si tratta di fermare lo strapotere esterno di attori come i colossi del Big Tech” al mondo che cambia.
Massima cautela unita a una velata apertura è giunta dal Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni, secondo cui proprio dal tetto al gas potrebbe venire la svolta: “la fissazione di un prezzo massimo può avere il vantaggio di danneggiare le esportazioni russe senza produrre impennate di prezzo che avrebbero forme di embargo totali. Ma bisogna anche valutare come, dal punto di vista giuridico ed economico, eventuali proposte di prezzo massimo possono essere gestite. Ed è questo il lavoro che la Commissione sta appunto facendo”, pur con grandi dvisioni interne.
All’Italia potrebbe convenire una destrutturazione delle regole attuali in senso meno rigidamente mercantilista e austeritario. Nel solo ultimo mese sono stati approvati aiuti di Stato dal valore di 836 milioni di euro per la Polonia, di 2 miliardi di euro per l’Italia, di 2,7 per la Francia e addirittura di 20 per la Germania: misure necessarie per contrastare la crisi energetica, valorizzare gli investimenti strategici, ovviare ai danni della Russia. Una nuova accelerazione dopo l’inizio dell’era Covid che ha permesso di allargare i cordoni della borsa. E a Bruxelles, a quanto ci risulta, si guarda poi in particolar modo a ciò che accade in Spagna e Portogallo. Dopo aver visto il prezzo del proprio gas schizzare a 90 euro al megawattora a fine aprile Madrid e Lisbona hanno ottenuto l’ok dell’Unione Europea alla richiesta di poter abbassare il costo delle bollette, fissando un tetto al prezzo del gas nella penisola iberica. L’accordo politico, concluso dopo lunghe e complicate trattative con Bruxelles a seguito di un primo via libera che i due Paesi iberici erano riusciti a strappare agli altri governi Ue al vertice di fine marzo, prevede un prezzo massimo di 40 euro a megawattora, con una media di 50 euro nel periodo di applicazione del provvedimento, che sarà di un anno. In Italia il governo Draghi chiede misure simili ma non si è ancora mosso. Sarebbe una svolta importante per cogliere i trend decisivi in atto e dare una scossa all’Europa. Oggi chiamta a scelte decisive e a ripensare il suo ruolo nel mondo. Con coraggio, per non morire d’ignavia.