Perché leggere questo articolo? In Toscana, regione d’origine di Galileo, hanno commissionato uno studio sui possibili pericoli del 5G. L’anti-scienza si fa politica.
In Toscana, tra le dolci colline e le antiche città d’arte, c’è chi ha deciso di alzare le barricate contro il nemico invisibile del nuovo millennio: il 5G. Non stiamo parlando di una campagna anti-inquinamento, ma di un allarme lanciato sulla presunta relazione tra il 5G e l’aumento dei tumori. Nella terra di Galileo Galilei a lanciare l’allarme è stato uno studio che ha suscitato non poche preoccupazioni. Eppure, c’è un piccolo problema: secondo scienziati, autorità sanitarie e persino il Commissario Agcom Antonello Giacomelli, questa teoria è, a dir poco, anti-scientifica.
Toscana 5G: un binomio a rischio?
Il cuore della questione risiede in un rapporto che collega l’esposizione alle frequenze del 5G con un rischio aumentato di tumori. Uno studio che, nonostante sia stato smentito dalla comunità scientifica, continua a trovare terreno fertile tra comitati locali e amministratori. Ma come è possibile che in una regione famosa per arte, cultura e Rinascimento, si creda ancora a teorie che la scienza ha già bollato come bufale?
Nella sua lettera pubblicata su Il Foglio, il Commissario Agcom Antonello Giacomelli ha preso posizione contro queste paure ingiustificate, sottolineando come non esista alcun riscontro scientifico valido che colleghi il 5G ai tumori. Il tono è chiaro e diretto: “Perché la Toscana 5G continua a interrogarsi su uno studio già smentito?“. Domanda legittima, se pensiamo che stiamo parlando di una tecnologia usata già in gran parte del mondo senza evidenze scientifiche di rischi sanitari.
Lo studio incriminato e il parere degli esperti
Il rapporto che ha scatenato le polemiche in Toscana fa parte di un vecchio cavallo di battaglia dei movimenti anti-tecnologia. Sostiene, in sintesi, che le onde elettromagnetiche del 5G siano pericolose e possano provocare tumori nel lungo termine. Peccato che la comunità scientifica abbia da tempo confutato queste teorie, affermando che non c’è alcuna prova che le onde elettromagnetiche a bassa frequenza, come quelle del 5G, possano causare danni al DNA umano o scatenare tumori.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che difficilmente si può accusare di essere un club di tecnofili entusiasti, ha dichiarato che le emissioni del 5G sono sicure entro i limiti stabiliti. Anche l’Istituto Superiore di Sanità ha fatto eco a queste conclusioni, chiarendo che il rischio è inesistente, a meno che uno non decida di dormire con il cellulare legato alla testa per anni.
Perché il 5G è diventato il nuovo nemico?
Ma allora, perché in Toscana e in altre regioni d’Italia si continua a parlare di una relazione tra il 5G e i tumori? Forse è colpa di quella nostalgia per i tempi in cui la massima preoccupazione tecnologica era il segnale disturbato del televisore? O magari è il frutto di una cultura del sospetto alimentata dai social media, dove qualunque teoria complottista trova rapidamente un pubblico pronto a crederci. Difficile dirlo. Tuttavia, ciò che è certo è che il 5G è diventato, per alcuni, il capro espiatorio per tutte le paure moderne legate alla salute e al progresso tecnologico.
Come fa notare Giacomelli, il vero rischio di queste bufale non riguarda tanto il 5G, ma la confusione che si crea nel rapporto tra cittadini e tecnologia. Alimentare il panico per teorie infondate potrebbe rallentare lo sviluppo tecnologico del Paese, specialmente in regioni come la Toscana, che potrebbero trarre enormi benefici dall’infrastruttura 5G in termini di servizi e innovazione.
Toscana, 5G e scienza: avanti o indietro?
La Toscana ha una tradizione gloriosa di innovazione scientifica, con figure come Galileo Galilei che hanno rivoluzionato la nostra comprensione del mondo. Eppure, oggi, sembra che una parte della popolazione si sia smarrita in un labirinto di paure e disinformazione. Forse è arrivato il momento di ricordare a tutti che il progresso tecnologico, se accompagnato da solide basi scientifiche, non è una minaccia, ma un’opportunità.
Il 5G, in particolare, offre possibilità straordinarie per migliorare le nostre vite: dalle reti più veloci ai progressi nella telemedicina, dalla smart city alle nuove applicazioni industriali. Bloccare il suo sviluppo a causa di paure infondate rischia di farci perdere terreno rispetto ad altre nazioni, che stanno abbracciando questa tecnologia con entusiasmo.
Toscana, svegliati!
In conclusione, il vero problema non è il 5G, ma la disinformazione. E forse la Toscana col 5G dovrebbe affrontare la realtà scientifica con la stessa serietà con cui affronta il vino o l’arte rinascimentale. La scienza è chiara: non ci sono prove che il 5G causi tumori. Quindi, smettiamola di combattere contro i mulini a vento (o, meglio, le onde elettromagnetiche) e guardiamo al futuro con fiducia. La Toscana ha tutto da guadagnare dall’innovazione, basta solo fidarsi della scienza.