Perché leggere quest’articolo: La Comunità di Sant’Egidio è un pivot diplomatico e politico centrale a Roma. Scopriamo le mosse dell’Ong cattolica più rilevante e i suoi ricchi rapporti su scala globale
La Comunità di Sant’Egidio è una centrale diplomatica fondamentale e discreta. Un sistema di potere ramificato, Urbi et Orbi. Nella città e nel mondo. Vero e proprio terzo Ministero degli Esteri di Roma assieme a quello italiano, la Farnesina, e quello Vaticano, la Segreteria di Stato. Tra i quali è spesso stata anello di congiunzione.
Europa e Africa in testa, ma non solo. I “laici devoti” dell’Ong cattolica fondata nel 1968 dal futuro accademico Andrea Riccardi da anni mediano e creano sinergie. “Pendolo” tra Roma e l’Oltretevere, con la mediazione per la pace in contesti complessi e l’attività sociale come vocazione. In perenne dialogo tra i due grandi partiti in cui si divide lo Stato profondo romano, quello francese e quello americano, stimati sia a Washington che a Parigi. Sant’Egidio è un attore dinamico e lo ha dimostrato a ottobre, mentre a Palazzo Chigi entrava Giorgia Meloni.
Mattarella, Macron, il Papa: tutti alla corte di Sant’Egidio
Dal 23 al 25 ottobre Sant’Egidio ha organizzato a Roma l’evento Il Grido della Pace, presieduto dall’ex Ministro della Cooperazione Internazionale Riccardi e dall’attuale direttore di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. A fare da cerimoniere, Matteo Zuppi. Cardinale, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e amico stretto di Sant’Egidio che di lui vuole fare il “suo” candidato al prossimo Conclave.
Un evento concluso il 25 ottobre al Colosseo con Papa Francesco e la preghiera collettiva per la fine della guerra in Ucraina. Ma in cui in tre giorni si sono alternati ospiti di rilievo globale. Primi fra tutti: Sergio Mattarella e Emmanuel Macron. Capi di Stato di Italia e Francia, in primo luogo, e amici personali di Riccardi e Sant’Egidio, in seconda misura. Sostenitori attivi della diplomazia lanciata dall’Ong nei lunghi decenni di sviluppo della sua rete di missioni e volontari.
Assieme a loro, un parterre di ospiti importanti tra media, accademia e fede. Ospiti di Sant’Egidio sono stati l’economista Jeffrey Sachs e il direttore di Limes, Lucio Caracciolo. Hanno parlato Oded Wiener del Consiglio dei Rabbini di Israele e Serafim, patriarca metropolita di Romania. C’erano il celebre orientalista Oliver Roy e Muhammad bin Abdul Karim al-Issa, segretario generale della World Muslim League. Tutti alla corte di Riccardi, come “ambasciatori” della legittimazione di Sant’Egidio come attore diplomatico di peso.
L’Africa, cuore di Sant’Egidio
L’attenzione per Sant’Egidio è cresciuta negli anni, in particolare, a partire dalla capacità di mediazione della Comunità nei critici scenari dell’Africa. Proprio nel continente più caotico del pianeta Sant’Egidio è sempre stato un presidio di mediazione per la pace in scenari critici e ha messo in campo una rete informativa paragonabile a una vera e propria struttura d’intelligence.
Dalla mediazione in Angola e Mozambico degli Anni Ottanta all’odierna presenza nei cuori fragili della Françafrique come Burkina Faso e Repubblica Centrafricana, Sant’Egidio ha fatto del capitale informativo la sua forza. Ed ha costruito una visione da pontiere che torna utile nelle fasi in cui, soprattutto per la competizione geopolitica globale, l’Africa è al centro delle dinamiche di potere tra le potenze.
L’Africa è lo scenario di riferimento su cui Riccardi costruisce l’immagine di figura diplomatica di rango internazionale. Al tempo stesso è attenzionata dalla Comunità targata Impagliazzo. Soprattutto, è il continente di cui è grande esperto Mario Giro, esponente di peso della Comunità divenuto viceministro degli Esteri nei governi Renzi e Gentiloni. Da ex esponente dell’Onu di Trastevere, Giro è stato il fautore dell’espansione diplomatica italiana in Africa continuata poi da Giuseppe Conte, Mario Draghi e oggi, Giorgia Meloni. Che ha avuto in Sant’Egidio il mediatore per poter incontrare, informalmente, Macron a ottobre.
Prospettive diplomatiche: l’asse Sant’Egidio-Vaticano
Sant’Egidio è l’Ong cattolica italiana più vicina, anche fisicamente, al Vaticano. Trastevere sfocia, del resto, nell’Oltretevere delle Mura Leonine. E nei rapporti di potere nel mondo cattolico Sant’Egidio è diventata negli anni la più grande interprete della Chiesa in uscita, aperta ai laici devoti e multiculturale che Francesco vuole costruire.
Una Chiesa “ospedale da campo” attenta alla transizione multipolare e alla distensione globale. In cui si inserisce anche il tema della pace in Ucraina. Su cui Sant’Egidio si muove con forza in scia al Pontefice, che tenta di trovare spazio per una mediazione. Il suo esponente in Parlamento, Paolo Ciani, ha destato scalpore per non aver votato, con il gruppo del Partito Democratico, la risoluzione per l’invio di nuove armi all’Ucraina. Prospettiva comprensibile in una chiave pacifista. E che apre a un duplice ragionamento.
Prospettive politiche: tra Quirinale e area Conte
Il primo, di grande politica: l’asse Sant’Egidio-Vaticano è saldo e oggi nello Stato italiano cerca sponda negli apparati vicini al Quirinale (e dunque alla Francia) per trovare una via europea alla risoluzione della crisi. Fondata sul riconoscimento della distinzione tra aggressore e aggredito in Ucraina ma anche all’ascolto del “grido della Pace” delle opinioni pubbliche. Va dunque tenuto d’occhio ogni movimento di Sant’Egidio sul fronte dell’Est, anche complice il fatto che gli scenari in cui opera in Africa sono gli stessi ove oggi a volersi inserire non è un attore a caso, ma la Russia di Vladimir Putin.
Il secondo, di politica interna: la pace è un campo su cui sta divergendo la tradizionale osmosi tra Sant’Egidio e centrosinistra istituzionale. Diventati, politicamente, un tutt’uno nell’ultimo decennio. Riccardi, dal voto sul Quirinale del 2022 a oggi, è in via di avvicinamento a Giuseppe Conte e al suo Movimento Cinque Stelle. Di cui rappresenta uno degli interlocutori di punta assieme ai movimenti ambientalisti e ai sindacati, guidati dalla Cgil di Maurizio Landini. Prove tecniche di un avvicinamento tra il mondo della dottrina sociale cattolica, il neo-laburismo contiano, la Sinistra classica e la galassia ambientalista in corso? Staremo a vedere. Quel che è certo è che tutti, in Italia e fuori, cercano Sant’Egidio. Nella città caput mundi, Roma, Trastevere è sempre più centro e sempre meno periferia.