Mentre Salvini veniva platealmente contestato al suo arrivo nella cittadina polacca di Przemysl – dal sindaco Wojciech Bakun con una t-shirt raffigurante il volto di Putin, un cimelio del passato filorusso del segretario – sempre in Polonia si trovava un altro esponente di spicco del Carroccio, al contrario, accolto con tutti gli onori: Paolo Grimoldi, membro del Consiglio d’Europa e capo della Delegazione italiana dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea.
Imbarazzo in casa leghista
Come dimostrano le foto da Grimoldi stesso postate sui social, il deputato si è recato nel paese che da inizio anno presiede l’OSCE, per incontrare la presidente della delegazione ucraina Mykyta Poturayev e portare la solidarietà dell’Italia alle autorità del paese in guerra. Al termine dell’incontro bilaterale, Grimoldi ha valicato la frontiera polacca per recarsi in Ucraina e visitare i profughi in fuga dalle zone di guerra, ringraziando le autorità polacche “per il lavoro fondamentale che stanno facendo nell’accoglienza delle persone, a partire da donne e bambini, che stanno scappando dell’orrore di questa guerra”, ha precisato.
Per una visita all’insegna di cordialità e onorificenze, un’altra si è configurata in un inaspettato smacco: le avventure al confine di Grimoldi e Salvini non avrebbe potuto conoscere esiti più lontani. Come dimostra l’incontro casuale – e non privo di imbarazzi – tra i due sull’aereo del ritorno in Italia, dietro la missione ci sarebbe un’unica regia fallimentare, quella di Marco Pinti. Il commissario cittadino della Lega a Varese, sua città natale, sarebbe la mente dietro la missione fallita con pesanti perdite in credibilità politica per il segretario nazionale.
Il consigliere nell’ombra
Per anni Pinti è stato un oscuro militante e speaker radiofonico – una sua biografia online recita: “debutta bambino alla Foscolo e cresce leghista precoce dai Salesiani, matura infine al Cairoli nonostante una certa latitanza dalle aule. Per ora si guadagna da vivere scrivendo su commissione di notte e parlando di giorno dentro un microfono a Radio Padania”. Con l’allontanamento dal cerchio magico leghista di Luca Morisi lo scorso autunno, le cose sono cambiate per Pinti che è entrato nella macchina comunicativa di Salvini.
Nei complessi ingranaggi della Bestia, l’ex speaker di Radio Padania avrebbe dovuto svolgere mansioni di ghost writer, occupandosi di testi, interviste e discorsi del segretario. In breve tempo però Pinti avrebbe conquistato sempre più la fiducia di Salvini, al punto da diventarne ascoltato consigliere nei mesi più difficili del suo mandato. Tra le fila della pattuglia leghista iniziano i mugugni nei confronti del consigliere nell’ombra.