Perché leggere questo articolo: Cospito al 41-bis e Zelensky a Sanremo testano il rapporto tra governo e opinione pubblica. Schierata in forma diametralmente opposta nei due scenari riguardo la linea del governo
Il caso–Cospito infiamma la politica ma la stragrande maggioranza degli italiani non ha dubbi. E ritiene che la decisione sulla revoca del 41-bis all’anarchico non sia da prendere a cuor leggero. Lo rivelano i più recenti dati del sondaggio di Termometro Politico.
Cospito, meno di un italiano su cinque per la revoca del 41-bis
Solo il 16,1% degli italiani ritiene che Cospito debba essere tolto dal 41-bis. Questa percentuale somma coloro che sono contro il carcere duro tout court (3,7%) e coloro che vogliono il via libera allo stop per Cospito (12,4%). Meno di un italiano su cinque, un terzo di coloro che invece lo vorrebbero mantenere.
Il 19,5% degli intervistati è contrario allo stop al 41-bis all’anarchico per la sua pericolosità sociale. Il 29,4%, invece, riterrebbe la mossa un precedente pericoloso. Più incerta invece la posizione, maggioritaria in termini relativi, del 31,3% dei rispondenti che si dichiarano favorevoli a dare ai giudici l’ultima parola, non al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio.
La maggioranza degli italiani convinta: 41-bis essenziale
L’applicazione del 41-bis convince, secondo i dati di Termometro Politico, la maggior parte degli italiani. Solo il 4,2% lo ritiene una forma di punizione dura, equiparabile alla tortura. Il 20,1% è favorevole a un suo utilizzo mirato per terroristi e mafiosi macchiatisi di reati di sangue. Dunque apre a una possibile revisione che potrebbe riguardare casi come quello di Cospito.
Ciononostante, il 47,6% degli intervistati sostiene il 41-bis nella sua forma attuale e il 25,4% ne ritiene possibile un ulteriore allargamento. La posizione dei law and order, dunque, copre complessivamente il 73% del campione, quasi i tre quarti del totale, e la sua applicazione ai criminali più pericolosi arriva a un plebiscitario 93,1% di consensi.
Schiacciante il “no” a Zelensky a Sanremo
Curiosamente, il 73% degli intervistati (per la precisione il 73,1%) è anche il totale degli intervistati che nel sondaggio boccia la presenza di Volodymyr Zelensky a Sanremo. Mentre si apre il Festival della Canzone Italiana, simbolo del Paese nel mondo, questo dato è importante. La presenza del presidente ucraino a Sanremo viene ritenuta un presidio di libertà dal 21,3% del totale del campione.
La maggioranza, invece, boccia con fermezza la presenza di Zelensky. E se il 31,1% degli intervistati sostiene che Zelensky con la partecipazione al Festival “banalizzerebbe la lotta del popolo ucraino, sarebbe fuori luogo”, interessante è il 42% che invece del capo di Stato di Kiev non ne vuole proprio sapere. Zelensky è definito “una persona controversa che non trasmetterebbe un messaggio positivo, ma di guerra e violenza”.
La maggioranza è ancora più ampia di chi, la scorsa settimana, ha criticato la consegna dei carri armati Leopard 2 da parte della Germania. Sia tra i sostenitori che tra i critici di Zelensky, a un anno dall’inizio di un conflitto durissimo inizia a esserci una stanchezza riguardante la retorica bellica che il governo Meloni non può ignorare.
Cospito e Zelensky, il governo al bivio tra sondaggi e realismo
Seguire i sondaggi o seguire il realismo? Il governo Meloni di fronte a casi del genere si trova a un bivio. Il 73% che sostiene la posizione del governo su Cospito è in percentuale simile al 73,1% che critica la linea interventista di Roma in Ucraina. Sublimata dal ruolo “pontiere” di Bruno Vespa nell’invito diretto a Zelensky al Festival di Sanremo.
Inseguire i sondaggi o governare con concordia e pragmatismo? Secondo gli analisti dell’Osservatorio Globalizzazione il grande bivio per Meloni e i suoi sarà questo. Sull’Ucraina è evidente che sia Mario Draghi che Giorgia Meloni hanno scelto una linea di politica estera distante dai sondaggi e dalle preferenze dell’opinione pubblica. Sarà possibile mantenerla dopo lo spot di Zelensky al Festival, evitando crisi di rigetto nel sostegno a Kiev? E sulla giustizia, la guerra politica mossa agli avversari del 41-bis a Cospito e il braccio di ferro con gli anarchici farà percepire Fdi e Meloni come figure d’ordine? Quanto male può fare alle istituzioni il braccio di ferro tra destra e sinistra sul carcere duro? A meno di un mese dall’arresto di Matteo Messina Denaro sono domande legittime.
Governare seguendo i sondaggi rischia di creare una linea incoerente di politiche. Tenere la barra dritta e fare dello Stato il centro decisionale migliore, non un luogo “partigiano” in mano al governo e alla fazione di turno, è un obiettivo mancato a molti leader. Meloni può e deve ricucire il Paese, vero compito da patrioti. A patto di non trasformare determinate questioni (Cospito) in una guerra di logoramento con l’opposizione e altre (Zelensky) in attriti con l’opinione pubblica. Il giusto mix è ciò che serve. Occorre costruirlo col primato della politica e della sua capacità di azione, pragmatica e decisa.
Per approfondire: Il governo Meloni e il ritorno della politica (osservatorioglobalizzazione.it)
True Data
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