Umberto Eco sbarca sul Financial Times col suo “Ur-Fascismo“. Il noto scrittore italiano e la sua teoria sul “fascismo eterno” che resterebbe sedimentato nella società contemporanea, europea e non solo, dopo la caduta dei totalitarismi novecenteschi sempre pronti secondo il defunto autore alessandrino (1932-2016) è ripreso dalla prestigiosa firma di Martin Wolf. L’editorialista di punta del Ft ha vergato un articolo sul fatto che nel XXI secolo “il fascismo è andato, ma non se n’è mai andato” riprendendo ampi stralci del simposio tenuto il 25 aprile 1995 alla Columbia University da Eco.
Il ritorno del fascismo secondo Wolf
“Stiamo assistendo al ritorno del fascismo? Donald Trump, per prendere l’esempio contemporaneo più importante, è un fascista? La francese Marine Le Pen? O Viktor Orbán in Ungheria? La risposta dipende da cosa si intende per “fascismo”. Ma quello a cui stiamo assistendo ora non è solo autoritarismo. È autoritarismo con caratteristiche fasciste”, scrive Wolf. Nell’elenco, emblematicamente, non appare Giorgia Meloni col suo governo avente Fratelli d’Italia come pivot. Wolf sottolinea che i moderni movimenti della destra populista europea abbiano connotazioni paragonabili all’Ur-Fascismo di Eco: culto della tradizione, chiusura individuale degli Stati sulla diversita, esaltazione del cosiddetto “elitarismo popolare”, contrapposto all’elitismo delle vecchie dittature, esaltazione dell’appello al popolo (o alla “gente”, per usare un termine moderno).
Trump e Putin novelli Mussolini?
Parole già sentite molte volte in Italia. Ma che colpiscono decisamente se pensiamo che a farsene portavoce è una delle firme più attive del giornalismo globale. L’editorialista più celebre del quotidiano dell’élite per antonomasia, il cui board editoriale aveva ricordato al mondo di “prepararsi al Trump 2.0”, riscopre la dialettica sul fascismo che pensavamo limitata al territorio italiano. Il “fascismo” utilizzato nella definizione da Wolf è quello di Eco, non quello di Mussolini. La stessa questione narrativa che ha portato in Usa e Regno Unito alla definizione di Ruscism (contrazione Russian Fascism, “fascismo russo”) per definire l’ideologia di Vladimir Putin.
Wolf, in quest’ottica, va oltre Eco e anche i commentatori italiani. Per lui il fascismo non starebbe “tornando”. Nella sua visione di una società autocratica, starebbe riprendendo forza senza esserne mai andato. Per Wolf è la Russia la nazione più vicina alla Germania nazista e all’Italia fascista degli anni pre-seconda guerra mondiale: “Il fascismo della Germania o dell’Italia degli anni ’20 e ’30 oggi non esiste, tranne forse in Russia”, scrive. “Ma lo stesso si potrebbe dire di altre tradizioni”, aggiunge Wolf.
Il fascismo di Eco alla prova del mondo sempre meno democratico
“Il conservatorismo non è più quello di un secolo fa, come è vero per il liberalismo e il socialismo. Le idee e le proposte concrete delle tradizioni politiche cambiano con la società, l’economia e la tecnologia. Non è una sorpresa. Ma queste tradizioni hanno ancora un nucleo comune di atteggiamenti nei confronti della storia, della politica e della società. Questo vale anche per il fascismo. La storia non si ripete. Ma fa rima. Adesso fa rima“, sottolinea, notando che “è pericoloso prendersi gioco del fascismo” rubricandolo a fenomeno del passato.
Indubbiamente viviamo un’epoca di rinnovato splendore per le idee autocratiche. Il report della Freedom House mostra, per il 2024, il diciottesimo anno consecutivo di arretramento della democrazia nel mondo. Ha componenti autoritarie (Bielorussia) o tendenti ad esserlo (Ungheria e in forma minore Serbia) l’Europa; le ha (Turchia) il Patto Atlantico.
Populismo e fascismo
Torsioni come quelle dell’ala iper-populista del Partito Repubblicano hanno portato diversi commentatori e politologi a bollare come “dittatoriale” l’ideologia del trumpismo. La nascita di regimi “plebiscitari” in diversi Paesi, come l’India, si associa alla ricerca di simulacri elettorali da parte delle dittature di Stati come l’Egitto e il Venezuela. I colpi di Stato e le giunte militari dilagano in Africa. Wolf non è politologo e storico e nell’accezione di Eco trova il miglior elemento per definire una tendenza che da più parti si teme possa avere con le presidenziali Usa e il trionfo di un Trump-bis la sua decisiva celebrazione.
Fascismo o no, questo è il tempo in cui la democrazia sembra esser ridotta a governo dell’emergenza. La pandemia, la crisi finanziaria, quella economica, le tensioni energetiche, le guerre: solo in Occidente, abbiamo avuto casi di questo tipo che hanno contribuito a una torsione problematica dei poteri politici. La programmazione del futuro ha lasciato spazio all’arena democratica trasformata in governatrice di continue emergenze. Con conseguenze dure sulla stabilità e la solidità della fiducia nella democrazia. Svuotata spesso nell’essenza prima di esser rottamata. Forse perché è la globalizzazione, con la sua accelerazione in tempi e modi della competizione, la vera emergenza. A cui i poteri hanno difficoltà ad approcciarsi. Finendo per contaminarsi. In quest’ottica, nulla di diverso con la prima alba del Novecento. Quando la patina di positivismo della Bella Epoque fu tragicamente divelta dal fuoco del trentennio di conflitti che divorò l’Europa e il mondo dal 1914 al 1945.