Perché leggere questo articolo? Una disfatta storica per Erdogan. Le amministrative in Turchia rappresentano il peggior risultato della storia politica del Rais. Alessandro Albanese Ginammi, ricercatore dell’Università per Stranieri di Perugia ed esperto di questioni turche, intravede il viale del tramonto per il Sultano. Cosa cambia in Turchia e nell’area mediorientale.
“La fine di un’epoca per la Turchia“. Alessandro Albanese Ginammi, ricercatore dell’Università per Stranieri di Perugia è un’autorità in materia di questioni turche. Analizza con True-news.it l’esito e le conseguenze del voto delle amministrative nel Paese che potrebbe sconvolgere il dominio pluridecennale di Erdogan e gli equilibri della regione mediorientale. Nel weekend si è consumata la peggior sconfitta nella lunga carriera politica di Erdogan. Ecco quali conseguenze potrebbe avere lo schiaffo della Turchia al suo “Sultano”.
Turchia, un’elezione storica
“La democrazia è il vero vincitore“. Un Erdogan visibilmente stanco ha dovuto ammettere a caldo la sconfitta alle amministrative in Turchia. “Oggi hanno vinto 85 milioni di turchi, la sconfitta deve essere un punto di svolta per il nostro partito. Le elezioni sono il momento chiave della democrazia, il momento in cui il popolo indica la strada che vuole intraprendere e io ringrazio tutti coloro che si sono impegnati per far trascorrere ai nostri cittadini la giornata di oggi nella calma e nella regolarità”. Al di là della retorica è la sconfitta più cocente della sua carriera, iniziata lo scorso millennio.
L’Akp, il Partito della Giustizia, creatura di Erdogan, ha perso il primato in Turchia. Col 35,4% si è fatto superare dal Chp. Il Partito Popolare Repubblicano, laico e socialdemocratico arriva al 37,7%, guadagnando anche nell’Anatolia profonda, tradizionale roccaforte dei conservatori. Erdogan deve dire addio al sogno di riconquista delle principali città: la capitale Ankara e Istanbul, il centro economico della Turchia. La metropoli che dà sola ha più abitanti di Paesi come Grecia o Portogallo è stata la rampa di lancio in cui iniziò il fenomeno Erdogan nel 1994: da sindaco di Istanbul a presidente.
La duplice doccia gelata per Erdogan
Un sogno che ora è del nuovo sindaco di Istanbul, il leader di Chp Ekrem Imamoglu. “Avete aperto le porte del futuro,” ha detto ai suoi sostenitori impazziti. Un futuro che forse arriverà ad Ankara, che ancora più di Istanbul ha punito il Sultano. Il sindaco uscente dell’opposizione, Mansur Yavaş, è stato riconfermato con una percentile da plebiscito. E una bocciatura sonora per Erdogan. Sul voto ha inciso pesantemente la difficile situazione economica del Paese, con un’inflazione mostruosa (al 67% a febbraio).
Una doccia fredda per Erdogan, che conferma l’esistenza di due Turchie: quella profonda e urbana, analizza Alessandro Albanese Ginammi. “Queste elezioni sono molto importanti non solo per le città dove ci sarà un cambio ai vertici dell’amministrazione, ma anche per quella parte del Paese che negli anni non è stata d’accordo con le politiche di Erdogan e che crede nella possibilità di cambiare, un giorno, anche il governo nazionale“.
Turchia, rivoluzione alle urne: Erdogan sul viale del tramonto
“Rivoluzione alle urne” titolano i giornali, che riflettono su una vittoria che sembrava fino a ieri improbabile in un paese che solo dieci mesi fa, seppur con elezioni contestate, aveva rieletto Erdogan per la terza volta. “Il Sultano è sembrato “raggelato” nel commento a caldo post-voto. L’esito a soppesa dell’elezione potrebbe mettere in discussione la voglia di Erdogan di battersi per la modifica della Costituzione che potrebbe dargli la rielezione nel 2028” chiosa Albanese Ginammi. “Ha detto che non è la fine per l’Akp, ma nel partito è iniziata una ricerca dell’erede che al momento non si vede all’orizzonte. Erdogan sembra sul viale del tramonto. Intanto si può dire viva la Turchia, che non è solo Erdogan“.