Operazione scoiattolo, l’ha battezzata Silvio Berlusconi, che tre anni fa lanciò la caccia ai “leprotti” dei Cinquestelle. Evidentemente, assieme alla passione per i cani trasmessagli dall’ex compagna Francesca Pascale, il leader di Forza Italia ha un debole per i roditori o per qualche specie che gli si avvicini. In entrambi i casi l’ex Cavaliere, che ambisce a succedere a Sergio Mattarella, sia che si tratti di “stanare” chi può aiutarlo a salire sul Colle, sia che si tratti di rincorrere i pentastallati che nel 2018, facendo cadere il governo Conte avrebbero potuto riportare nei suoi piani il centrodestra al governo, ama scegliere metafore di teneri animaletti.
Berlusconi “a caccia” di 52 scoiattoli in parlamento
Berlusconi sa che per vincere la partita del Quirinale, dove conta andare in gol dalla quarta votazione in poi, quando basta la maggioranza assoluta per essere eletto, deve stanare almeno 52 scoiattolini che in Parlamento ci sono arrivati arrampicati sui rami di altri partiti.
Sgarbi, telefonista di fiducia di Silvio
Ad assisterlo nella “caccia” è Vittorio Sgarbi, nell’insolita veste di telefonista, che deve aver frequentato un corso per operatore di call center visto che chiama senza guardare l’orologio ed esordisce aggressivo come volesse proporre un cambio di gestore di telefonia. “Pronto? Le passo il Presidente”, si sono sentiti dire molti grandi elettori appena hanno risposto alla chiamata. Per poi sentire subito l’inconfondibile voce del leader di Forza Italia, di cui si può dire tutto, tranne che non sia un formidabile venditore. Tanto che nella sua lista di nomi da chiamare ha inserito anche esponenti del partito democratico, dei Cinque Stelle e di Italia Viva. Impossibile sapere i benefit proposti, ma giova ricordare che Berlusconi è l’imprenditore che prima di ogni altro in Italia adottò per le sue televisioni la tecnica del “bartering”, barattando il passaggio degli spot sulle reti Finivest con una quota di pagamento in denaro e il resto in merci e prodotti che poi venivano venduti in una rete di negozi. Nella sua carriera politica l’ex Cavaliere ha già precedenti di persuasione con alcuni parlamentari che, eletti con Di Pietro, furono fulminati sulla via di Arcore, come Domenico Scillipoti e Antonio Razzi.
Berlusconi, l’endorsement di Bonometti (ex Confindustria Lombardia)
Tornando ad oggi. Chi e come si è pubblicamente esposto per sostenere la candidatura di Berlusconi alla Presidenza della Repubblica, a parte il succitato Sgarbi?
Scontato l’appoggio dei suoi fidi Gianni Letta e Fedele Confalonieri, oltre a tutti i forzisti, il coordinatore nazionale Antonio Tajani in testa (per il quale se Draghi fosse eletto al Quirinale, si andrebbe subito alle urne), il primo endorsement esterno alla politica è arrivato ieri da Marco Bonometti, ex presidente di Confindustria lombarda, che ha detto: “Penso che la scelta del presidente della Repubblica andrebbe fatta su basi meritocratiche: capacità, competenze, autorevolezza, leadership internazionale. Deve essere una vera guida per il Paese, soprattutto in questo momento in cui l’Italia, dopo l’era Merkel, può recitare un ruolo importante, come cittadino, e soprattutto come industriale, non ho preclusioni per nessuno. L’importante è che abbia le caratteristiche che dicevo e Berlusconi potrebbe rispondere a questi requisiti”.
Ecco chi sta tirando la volata a Berlusconi
A tirare la volata a Berlusconi presidente sui giornali sono il direttore di “Libero” Alessandro Sallusti e Paolo Guzzanti, ex parlamentare azzurro. Insieme a loro, il direttore del “Riformista” Piero Sansonetti, piacione dei salotti televisivi delle reti Mediaset, che in una intervista rilasciata ad Augusto Minzolini per “Il Giornale” ha esortato: “I grandi elettori mandino Berlusconi al Colle. Una forma di risarcimento per lui e per quello che ha patito il Paese”. Per l’ex direttore del quotidiano di Rifondazione comunista “Liberazione”, Silvio Berlusconi lo meriterebbe perché è “un perseguitato a vita” dalla magistratura che vuole interferire “nella vita democratica del Paese”. E, pertanto, “ci vuole un presidente del Csm, quindi un presidente della Repubblica, che non si lasci condizionare dalle toghe”. Quello che per molti italiani vivono come un incubo, per Sansonetti è un sogno.
Sempre dalle colonne del giornale di famiglia, in una intervista rilasciata a Guzzanti, il segretario del Partito popolare europeo Antonio Lopez ha sostenuto che “ogni intervento di un Berlusconi presidente italiano, avrebbe effetti ottimi su tutta l’Europa. Inoltre, come pensiamo in tanti in Europa, e forse lo pensiamo tutti, l’accoppiata Berlusconi-Draghi è quella che permetterà all’Italia di fare l’ultimo grande balzo in avanti per recuperare interamente la sua autorevolezza attraverso le riforme. Come dite in italiano? La persona giusta al momento giusto al posto giusto”.
Ma per Berlusconi il terreno a centrodestra si fa scivoloso
Nella coalizione di centrodestra, però, per Berlusconi il terreno comincia a farsi scivoloso: la Lega invita a pensare a un “piano B”, mentre Giorgia Meloni si fa due conti: nel caso di elezioni e di una probabile vittoria del centrodestra, con una figura come Draghi al Quirinale, la leader di Fratelli d’Italia avrebbe una figura che possa svolgere funzioni di garante in Europa di lei presidente del Consiglio. Diversamente da Berlusconi. Il quale è ancora convinto che su di lui possano arrivare una quarantina di voti da parlamentari Pd e Cinque Stelle scontenti della linea dei vertici. E si dice certo che una cinquantina, arriveranno “a titolo personale”, grazie ai rapporti consolidati negli ultimi giorni al telefono.