Perché leggere questo articolo? Dopo mesi in cui i media parlavano di vantaggio ucraino, ora dilaga un pessimismo inedito nei confronti delle controffensive di Zelensky. Ma l’Ucraina sta davvero crollando?
Era il febbraio 2022 quando la Russia di Putin invase l’Ucraina di Zelensky. Da quel giorno le narrazioni dei media di tutto il mondo hanno alternato diverse fasi. Nei primi periodi del conflitto la Russia era data per spacciata. Col passare dei mesi questa narrazione sfavorevole di Putin è cambiata, fino ad invertirsi. Ad oggi i giornali parlano di sconfitta imminente dell’Ucraina. Ma l’offensiva ucraina sta davvero crollando?
Il cambio di strategia dell’Ucraina
Quello che è evidente nelle ultime settimane di combattimento è che la situazione che si presenta sul fronte non sembra molto favorevole per Zelensky. A dicembre infatti l’Ucraina ha cambiato strategia, passando da una offensiva a una di tipo difensivo. Quello che si presenta negli ultimi mesi è quindi una linea difensiva lunga oltre duemila chilometri con presenze di fili spinati e trincee. Dall’altro lato la Russia si è dimostrata capace di respingere la controffensiva ucraina.
La strategia dell’amministrazione Biden è ora quella di sostenere la difesa ucraina fino alle elezioni presidenziali americane di novembre, nella speranza di indebolire le forze russe in una guerra di logoramento.
Il momentaneo vantaggio russo e le paure ucraine
Analizzando la situazione sui due fronti opposti, è chiaro che la guerra stia continuando con un vantaggio momentaneamente sostanziale nei confronti della Russia. Infatti la Russia sta intensificando gli attacchi aerei e avanza ancora una volta sul campo di battaglia. Questo sta portando ad una grande paura da parte di alti funzionari ucraini che hanno dichiarato che in caso di offensiva avversaria, temono una penetrazione del fronte che può distruggerlo in alcune parti.
Quello che non manca al popolo ucraino è però la forza di volontà. Continuano i reclutamenti e le proteste, almeno momentaneamente, sono poche. Zelensky stesso ha affermato che l’Ucraina non accetterà niente di meno che la restituzione di tutto il suo territorio, compresa le terre che la Russia controlla dal 2014. Insomma, nonostante i duri attacchi russi e la conquista del 20% del suo territorio, la resistenza ucraina non rimane solo sul fronte, ma anche dal punto di vista della volontà del popolo.
I motivi del cambio di narrazione
Cosa manca però all’Ucraina? Come mai la narrazione che la dava per vincitrice nei primi mesi di guerra è totalmente cambiata? La situazione è mutata notevolmente negli ultimi mesi. Kiev infatti fa affidamento sul supporto dei partner occidentali. Aiuto che, ultimamente, si è leggermente allentato. I funzionari ucraini e occidentali considerano il presidente Zelensky bloccato. La causa sarebbe prevalentemente americana. Gli aiuti statunitensi sono bloccati da mesi dai repubblicani al Congresso. Gli F-16 americani infatti entreranno in combattimento entro la fine del 2024 ma in quantità limitata, non utile per bloccare l’offensiva russa.
Questo generalizzato pessimismo che ha portato ad un cambio di rotta nelle narrazioni dei media quindi deriverebbe sia dal fatto che le forze russe abbiano ripreso iniziative sul campo di battaglia ma anche dal fatto che gli ucraini sarebbero a corto di truppe e munizioni. Decisivi quindi sarebbero gli aiuti occidentali.
L’importanza del sostegno americano
“È necessario dire specificamente che se il Congresso non aiuta l’Ucraina, l’Ucraina perderà la guerra“, ha dichiarato Zelensky, con un chiaro messaggio rivolto agli americani. Il messaggio del presidente non si ferma qui. Ha infatti allarmato il mondo intero dichiarando che “se l’Ucraina dovesse perdere la guerra, altri Stati verranno attaccati”.
Kiev si sta quindi preparando alla possibilità che gli aiuti da parte degli Stati Uniti possano essere tagliati. Lo speaker della Camera statunitense, il repubblicano Mike Johnson, ha affermato che il pacchetto potrebbe essere messo ai voti molto presto, ma potrebbe affrontare revisioni. Questo ritardo nell’approvazione del pacchetto di aiuti ha inviato un chiaro segnale che l’assistenza futura non è garantita. Un vero punto di svolta ci sarà a novembre, con le elezioni presidenziali americane tra il presidente Joe Biden e l’ex presidente Donald Trump.
Il vero punto di svolta: le elezioni statunitensi
Le elezioni statunitensi saranno più che mai una vera e propria rivoluzione. In particolar modo per la guerra tra Russia e Ucraina. Il candidato repubblicano, secondo il Washington Post, avrebbe un piano per porre fine a questo conflitto. Il piano, che sicuramente renderebbe più soddisfatto il presidente russo rispetto a quello ucraino, prevede che l’Ucraina accetti la cessione della Crimea e del Donbass. Questo approccio, già discusso da Trump con i suoi consiglieri, rappresenterebbe una totale inversione rispetto alla linea seguita sinora dall’amministrazione Biden.
Negoziare con Vladimir Putin per porre fine alla guerra è qualcosa che Zelensky ha rifiutato categoricamente, almeno finché le truppe russe rimangono sul territorio ucraino. Ma non solo. Anche l’opinione pubblica ucraina è contraria alla cessione del territorio. Lo stesso Putin, fino a questo momento, non ha mostrato nessuna volontà di negoziare.
La guerra in Ucraina? “Potrebbe durare altri 10 anni”
La situazione che si mostra quindi è fragile, almeno per l’Ucraina. Un popolo motivato e unito ma non forte militarmente come si sta mostrando invece l’avversario. Qualche mese fa, l’atmosfera a Kiev era in parte ottimista mentre l’Ucraina preparava una grande controffensiva con carri armati e veicoli da combattimento appena forniti dai partner occidentali. Dopo un anno invece tutto questo ottimismo è scemato e la narrazione si è capovolta, dando forse troppo frettolosamente i russi come vincitori annunciati del conflitto.
Lo scontro, secondo gli stessi deputati ucraini, non è alla fine, ma potrebbe essere appena cominciato. C’è chi ipotizza possa durare addirittura altri 10 anni. Quello che è chiaro è che l’Ucraina ha la necessità di supporto occidentale per poter sperare di sopravvivere agli attacchi russi. Supporto che potrebbe definitivamente vacillare con i risultati delle presidenziali statunitensi di novembre.