In Ucraina stiamo assistendo a scene da Seconda Guerra Mondiale, con bombardamenti, carri armati e fanteria che invadono le città. Ma anche a nuove forme di conflitto, che riguardano il cyber-spazio, l’elettronica e la guerra di disinformazione. Il professor Giampiero Giacomello, docente presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, è un esperto di pensiero strategico, cybersecurity, metodi di simulazione e wargames. Analizza gli elementi innovativi – e quelli più classici – del conflitto russo-ucraino, senza tralasciare lo stato strategico e militare di Italia e Nato.
Alla fine è scattata l’invasione su larga scala. Sarà simile a conflitti che abbiamo visto in passato?
In parte sì, ma con tecnologie più avanzate. Per altri aspetti invece no: ad esempio, il cyberspazio è un fronte completamente nuovo per un conflitto. Col dominio dell’elettronica è ora possibile immagazzinare, modificare e scambiare informazioni attraverso le reti informatiche e le infrastrutture fisiche, che diventano un nuovo terreno bellico. Quello che è successo, ad esempio, in Crimea o in Siria però può darci qualche indicazione di come saranno le guerre del futuro. Alle quattro dimensioni della sicurezza (terra, aria, mare e il più recente spazio) se n’è aggiunta una quinta: lo spazio cybernetico.
Quali sono gli elementi innovativi e quali le costanti in un conflitto del 2022?
L’utilizzo dei mezzi corazzati, dell’artiglieria e dell’aviazione per attaccare sono la versione molto moderna di quanto era già disponibile nel 1939, quando è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Il conflitto in Ucraina mostra invece aspetti innovativi del modo di fare la guerra, come la già menzionata cyberwar e la guerra elettronica ad ampio spettro: l’uso dello spettro elettromagnetico o di energia per controllare lo spettro delle emissioni radio, per attaccare o per respingere forze nemiche: con la guerra elettronica un esercito è in grado di sviluppare un vantaggio tattico e strategico. Si può scatenare un Electonic Warfare da ogni dimensione: mare, cielo, terra o spazio; sistemi meccanici, robotici, umani, comunicazioni o radar: qualsiasi cosa è un bersaglio.
Prima dell’inizio delle ostilità si è molto parlato di “Infowar” o “guerra d’informazione”. Di cosa si tratta?
È il termine moderno che si riferisce al prendere il controllo di come sono “raccontati” gli eventi (la narrativa), per cercare di influenzare l’opinione altrui e ottenerne la simpatia o quantomeno rendere più raro un sentimento di aperta ostilità. Un nuovo modo per mettere a sistema la propaganda
In che modo l’Occidente può bloccare l’avanzata russa?
Senza un intervento militare diretto della NATO, non c’è alcun modo. Se gli ucraini riescono a mettere in atto forme di guerriglia e resistenza armata, l’Occidente potrebbe dare un ottimo supporto materiale, morale ed economico. Altrimenti, non c’è molto altro da fare, se non mandare i soldati alleati in Ucraina, cosa che nessuno si sente nemmeno di suggerire.
Mosca è una potenza nucleare e siede al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, questo cosa comporta?
Che può bloccare ogni risoluzione di condanna del Consiglio di sicurezza dell’ONU e che può – come Putin ha già fatto – ricordare a tutti che potrebbe alzare la soglia del conflitto in zona nucleare, il che sarebbe una follia, dato che questa invasione dell’Ucraina si qualifica come “guerra limitata”, che per definizione esclude il ricorso all’arsenale nucleare, ma apparentemente Putin non se lo ricorda.
Dalla crisi ucraina quali rischi e quali opportunità ci sono per l’Italia?
È l’opportunità per l’Italia di essere presente a fianco degli alleati NATO ed europei, senza tentennamenti. È chiaro che i costi non saranno lievi, ma se NATO ed Europa cedono adesso, per Putin è solo l’inizio.