Dal nostro corrispondente a Odessa*
Gli attacchi militari si fanno a sorpresa e non si annunciano mesi prima. Inoltre, le guerre scoppiano se uno dei contendenti ha dei vantaggi che superano gli svantaggi. La Russia non é in questa condizione. Se attaccasse, vanificherebbe il vantaggio diplomatico ottenuto in questi giorni: ministri degli esteri e capi di Stato che corrono a Mosca per dissuadere Putin dall’attaccare.
Basterebbero queste considerazioni per mantenere il sangue freddo. Invece alle diplomazie occidentali sono saltati i nervi. E questo rimpatrio di diplomatici e cittadini stranieri é un regalo per Putin, che puó negoziare con governi spaventati in una posizione di maggiore forza.
Ucraina, la guerra sul campo
L’Ucraina sopporta una guerra ibrida (cioé una ribellione separatista, supportata da armi e consiglieri russi) ai suoi confini orientali dal 2014. Nello stesso anno, la Crimea (che nella storia italiana é legata al Risorgimento) le fu sottratta con un fulmineo colpo di mano da reparti speciali russi (ma privi di mostrine identificative). Quindi, uno stato di aggressione militare da 7 anni. Fin qui nulla di nuovo.
Ufficialmente non c’é una guerra dichiarata tra Russia e Ucraina, sebbene nel novembre del 2018 alcune navi della marina russa abbiano attaccato tre navi della marina ucraina nello stretto di Kerch, catturandone gli equipaggi. Quell’atto di guerra diretto, ufficialmente molto grave, occupó i giornali per poco tempo. Giá questo fatto mostra quanto l’attenzione dei media sia a corrente alternata.
La novitá é rappresentata dalla presenza di reparti militari russi al confine (circa 130mila soldati), che se attaccassero, potrebbero occupare molte aree del Paese e arrivare a Kiev in breve tempo. Questa é una minaccia attuata dalla Russia per allontanare l’influenza (o ingerenza) americana in Ucraina. Il pericolo che la NATO si estenda fino a pochi chilometri da Mosca é visto da Putin come una questione di vita o di morte, da un punto di vista strategico.
Russia-Ucraina, la guerra mediatica
Gli italiani che vivono in Ucraina stanno vivendo una situazione surreale. La situazione nel Paese é tranquilla e la vita quotidiana, gli eventi sociali e l’attivitá delle aziende continuano come sempre (“business as usual”). Eppure riceviamo da amici e parenti in Italia messaggi pieni di apprensione per una guerra imminente.
La notizia di un possibile scoppio di una guerra cosí vicina non poteva non eccitare la stampa. Peró stiamo assistendo al proliferare di fake news. Perfino l’autorevole Corriere della Sera ha scritto una notizia inquietante sul sindaco di Odessa che avrebbe proclamato il coprifuoco e aperto i rifugi antiaereo.
Chi scrive é un italiano che vive a Odessa da 5 anni e dirige un giornale online in inglese. Qui non c’é nessun coprifuoco e i cittadini di Odessa non sanno neppure dove siano i rifugi antiaereo. Inoltre, anche in Ucraina, il coprifuoco lo puó dichiarare solo il governo, non un sindaco. Per non parlare dell’inutilitá di rifugi antiaereo della seconda guerra mondiale. Notizie fake per eccitare i lettori.
Ma é probabile che il giornalista, come molti altri suoi colleghi, abbia ricevuto delle veline tanto ghiotte, quanto inattendibili. La domanda é: chi ci guadagna? Tutto questo fa pensare ad una manovra di influenza della stampa occidentale, abilmente orchestrata da chi si avvantaggia dall’aumento della tensione: cioé la politica estera russa. Molti sanno che dai tempi dell’Unione Sovietica i russi sono esperti di “desinformaziya”. Se facessimo un ragionamento opposto, sarebbe una brutta notizia per Putin se gli stranieri, invece di andarsene via, rimanessero. Sarebbe ancora peggio se fossero incentivati a visitare l’Ucraina. Rappresenterebbe un deterrente ad un attacco.
La ritirata della diplomazia dall’Ucraina
Alle notizie allarmistiche, si é aggiunta l’iniziativa delle ambasciate dei Paesi occidentali che hanno chiesto ai loro connazionali di rientrare in patria e la politica delle compagnie aeree di cancellare i collegamenti. Si tratta di un classico effetto a catena, innescato dalle ambasciate americana, canadese e britannica. A queste sedi diplomatiche é stato applicato un protocollo interno di cautela, che prevede il rientro dei famigliari dei diplomatici in caso di situazioni di tensione, perché le assicurazioni pagano i costi di evacuazione solo ai professionisti, non a mogli e figli. Questi protocolli ce li hanno anche le banche e le grandi aziende internaionali.
Peró, in Ucraina questo ha creato l’effetto “palla di neve”, perché dopo i diplomatici é stato necessario avvisare anche i connazionali. Infine, gli altri governi sono stati politicamente obbligati ad attuar le stesse misure per non essere accusati poi dalla stampa internazionale (di nuovo lei) di essere stati inadempienti. Le compagnie aeree seguono a ruota, perché le assicurazioni che vedono la tempesta diplomatica, alzano i parametri di rischio delle loro polizze. La palla di neve é diventata una valanga.
Odessa in tempo di guerra
A fronte di questo scenario, la vita in Ucraina continua come se nulla fosse, perché la popolazione é assuefatta a questo stato di tensione ed é diventata fatalista. In particolare, a Odessa, la cittá costruita dagli italiani, non si avverte per strada o nei locali nessun segnale di preoccupazione. Anzi, i ristoranti sono pieni e gli eventi pubblici non sono cancellati neppure dalla preoccupazione per il Covid (altro che coprifuoco…)
Se si volesse adottare una visione pessimistica, in caso di peggioramento della crisi, lo scenario piú probabile é quello del blocco dei porti della regione di Odessa (che sono 3 grandi e 4 minori) da parte della flotta russa del Mar Nero. Sarebbe una misura che strangolerebbe commercialmente l’Ucraina, che non puó fare a meno dei porti di Odessa per esportare la sua proverbiale produzione agricola. E questo senza il bisogno di sparare un colpo, perché non esiste una flotta da guerra ucraina. Altro che bombardamenti in cittá e rifugi antiaereo.
Chi è l’autore
*Ugo Poletti, imprenditore italiano di Milano, vive a Odessa da 5 anni, dove ha fondato un giornale online in inglese, The Odessa Journal, dedicato a storia, cultura e affari a Odessa, la capitale marittima e la città più europea dell’Ucraina.