“Vediamo poco, sentiamo molto”. Ugo Poletti parla da Odessa nelle ore in cui la Russia di Vladimir Putin ha lanciato l’offensiva verso l’Ucraina con un discorso alla nazione tenuto all’alba in diretta televisiva. Imprenditore, editor in chief di The Odessa Journal, magazine online in lingua inglese per presentare una delle capitali ucraine al mondo e agli stranieri, Poletti è uno dei 200 italiani che vivono nella città portuale sul Mar Nero secondo la Farnesina.
Ucraina, gli italiana a Odessa: “Sentiamo le bombe ma colpiscono fuori città”
“Sentiamo il rumore delle bombe dalle cinque del mattino e anche pochi minuti fa dal balcone di casa di è visto fumo nero a causa dei bombardamenti” dice a true-news.it. “Stanno colpendo obiettivi militari e infrastrutturali all’esterno dei confini della città”.
Odessa sotto attacco, il porto e la città d’arte: “Come bombardare Napoli”
Paura? Per ora più che altro sorpresa per un’offensiva militare inaspettata: “Odessa è città strategica per il porto -spiega Ugo Poletti – è la via d’ingresso del commercio nel corridoio obbligato per l’economia ucraina che vive di esportazioni, ma anche una una città d’arte di cultura immensa, sinceramente era impensabile fino a qualche ora fa vedere i bombardamenti perché è come se colpissero Napoli o Firenze”.
Gli ucraini, la paura e la reazione di “noi occidentali”
La reazione del popolo ucraino? Il rumore spaventa ma “almeno in questa città c’è una grande disciplina sociale – afferma il Direttore del giornale in lingua inglese – sono stato al supermercato a fare acquisti in mattinata, c’erano le code ma le persone non sono particolarmente scosse o agitate”. “Sono popoli fatalisti – prosegue Poletti – con una storia anche recente che li ha ‘abituati’ a guerre, stragi, carestie e non reagiscono con il panico tipico di noi occidentali”.
Ucraina, la comunità italiana: “Farnesina non ha lasciato Kiev, ci sentiamo al sicuro”
La comunità italiana comunque si sente al sicuro. “In costante contatto con la Farnesina che ha dimostrato di essere un Ministero degli Esteri di alto livello intanto perché la nostra ambasciata non ha abbandonato Kiev al contrario di americani, inglesi e canadesi e inoltre sono rimasti tutti i lavoratori, anche il personale non essenziale per una situazione come quella attuale”. “Ci hanno tenuti informati – chiude Poletti – ci è stata fatta visita dall’Unità di Crisi che ha dato istruzioni e per questo motivo siamo tranquilli: è stato creato un punto di raccolta, una chat dove ci sentiamo costantemente fra di noi, non ci sentiamo né abbandonati né a rischio diretto almeno a livello personale”.