Julian Assange è libero e dopo l’odissea giudiziaria per il giornalista e fondatore di WikiLeaks si è aperto l’iter verso la totale uscita dal tunnel in cui si trovava da cinque anni. Al tribunale di Saipan, alle Isole Marianne americane, Assange si è dichiarato colpevole di aver cospirato per ottenere i documenti federali usati per le sue inchieste, trovando un compromesso con la giustizia Usa che fa cadere le accuse che lo avrebbero atteso in caso di estradizione dal Regno Unito agli Stati Uniti.
Andriola: “Il suo modello ha fatto scuola”
“La liberazione di Assange è un’ottima notizia, il suo modello di informazione ha fatto scuola”, dice a True-News.it lo storico e giornalista Matteo Luca Andriola. “Ma questo non cancella il senso di amaro in bocca che oltre un decennio di accanimento contro Assange fa venire”, ricordo Andriola, studioso di politologia tra più attenti nel panorama dei giovani esperti italiani. Assange, ricorda Andriola, “ha mostrato che si può fare veramente il lavoro di giornalista investigativo, scavando negli archivi e svelando informazioni sensibili e retroscena”. Ma anche “il prezzo che si paga nel mettersi contro grandi poteri e strutture di taglia paragonabile a quelli che ha affrontato”
Assange, eroe del giornalismo moderno
C’è dell’eroico, insomma, nella rivelazione di Assange delle criticità più gravi delle guerre mediorientali degli Usa e dei loro alleati e degli arcana imperii della superpotenza. E anche per il giornalista e saggista Thomas Fazi Assange “è un eroe perché, nel nome della verità, ha avuto il coraggio di affrontare a viso aperto lo Stato più potente e violento al mondo, pagando un prezzo altissimo (e probabilmente sapendo quello a cui andava incontro)”.
Fazi a True-News ricorda che Assange “è un eroe perché grazie a lui siamo venuti a conoscenza di crimini commessi ai massimi livelli dello Stato americano, tra cui crimini di guerra, massacri di civili, torture, rapimenti illegali, programmi di sorveglianza di massa, scandali politici e pressioni su governi stranieri”, aggiunge lo studioso di economia e scenari politici. Fazi conclude: il fondatore di WikiLeaks “è un eroe perché ha ricordato al mondo cos’è il vero giornalismo“. E proprio per questo, come ha ricordato Andriola, forse ha passato un lungo calvario.