Perché leggere questo articolo? Il finale del campionato belga di calcio è stato thriller. L’Anversa si è aggiudicato il titolo, ma fino a cinque minuti dal termine era campione l’Union Saint-Gilloise. La squadra matricola negli anni è diventata la squadra più tifata dagli expat che vengono a Bruxelles per lavorare nell’Ue. Un esperto di calcio belga ci ha raccontato la curiosa storia dell’Union SG.
Saint-Gilloise per i francofoni, Sint Gillis nella ben più impronunciabile versione fiamminga. I tifosi della piccola squadra di un sobborgo di Bruxelles non si pongono il problema. Per loro è l’Union SG. La tremenda matricola – che in realtà ha un passato glorioso – è arrivata a cinque minuti da conquistare il titolo di campione del Belgio. Dietro il miracolo Union c’è uno dei pochi esperimenti riusciti di del “metodo Moneyball” nel calcio. E una realtà sui generis che rende l’USG la squadra dei lavoratori dell’Unione europea.
Union SG, la squadra degli expat dei Bruxelles
Negli ultimi anni l’Union è passata dall’essere “la squadra simpatia” del Belgio, alla vera e propria seconda squadra degli stranieri che lavorano per l’Unione europea. Può sembrare un dato poco rilevante, ma non lo è per la realtà di Bruxelles. La capitale del Belgio è anche sede del Parlamento e della Commissione europea. La città è la seconda al mondo – dopo Dubai – per la percentuale di residenti nati fuori dal paese: il 62% su una popolazione di un milione e 120 mila abitanti. I lavoratori dell’Unione europea a Bruxelles sono 220 mila – senza contare gli eurodeputati. Molti di questi, non potendo seguire la loro “prima squadra”, hanno scelto di andare a tifare l’Union.
“L’Union ha una storia davvero curiosa”. Alec Cordolcini è un giornalista sportivo esperto di calcio olandese e belga. Da tempo scrive della matricola terribile su Guerin Sportivo, Ultimo Uomo e del Fatto Quotidiano. “La squadra è originaria di Saint-Gilloise, quartiere a sud di Bruxelles. Ma da subito dopo la Prima guerra Mondiale, gioca al Joseph Marienstadion, impianto situato nel quartiere limitrofo del Vorst. Curiosamente, la prima partita del Saint-Gilloise al Vorst è stata un’amichevole contro il Milan nel 1919“.
Calcio, politica e…Vamos a la playa
“Sia Vorst che Saint-Gilloise sono due quartieri della periferia sud della Capitale, che a partire dagli anni ‘5o e ’60 hanno accolto molti immigrati. Soprattutto greci, spagnoli e portoghesi” prosegue Cordolcini. Dopo la tragedia di Marcinelle – che nel 1956 comportò la chiusura di molti impianti carboniferi delle regioni minerarie – e la seconda grande ondata emigratoria degli anni Sessanta, arrivarono anche gli italiani. “Il vero e proprio boom di stranieri si è registrato con l’istituzione del Parlamento Ue, che a partire dal 1979 è stato reso a elezione diretta“.
In breve tempo Bruxelles diventa la capitale di fatto dell’Unione. I suoi deputati da un centinaio negli anni Sessanta a più di 700 nei ’90. Senza contare l’indotto di migliaia di lavoratori delle strutture dell’Ue. “Il quartiere ha cambiato pelle – prosegue Cordolcini. I lavoratori stranieri hanno iniziato a seguire l’Unione come seconda squadra”. Nel corso del tempo, la cosa si è fatta seria Il Vorst si è riempito di expat, che hanno anche fondato l’USGES – il fan club degli expat. “La dimensione mutli-etnica è il vero Dna dell’Union. Basti pensare che uno degli inni della squadra è Vamos a la playa dei “nostri” Righeira. Il cantante, Johnson Righeira, si è innamorato della squadra durante un tour una decina di anni fa. E adesso lo si vede spesse al Vorst a tifare l’Union”.
L’Union simbolo del nuovo Belgio
Per Cordolcini, “l’Union ha una base multiculturale che è eccezionale anche per il Belgio”. Gli ultrà dell’Union non fanno mai cori contro i tifosi e i giocatori delle squadre rivali. “Fino all’arrivo di Tony Bloom – patron del Brighton rivelazione della Premier inglese, sempre grazie al “metodo Moneyball” – in pochi si filavano l’Union. Eppure, grazie agli undici scudetti vinti fino agli anni Trenta, l’Union è il terzo club più titolato del paese. I tifosi ora continuano a portare in giro per il Belgio il loro retaggio tranquillo, senza rivalità e odi. La politica non ha colto il modello Union. Eppure “il Saint-Gilloise è un simbolo della transizione dell’identità politica e sociale del Belgio. Una trasformazione incarnata in pieno dalla nazionale di calcio. Un paese storicamente spaccato tra fiamminghi e valloni, è stato unito da una nazionale multietnica, composta da belga di seconda generazione. Lukaku è diventato un simbolo: perchè belga e non fiammingo o vallone“. Il Belgio sta cambiando pelle, e l’Union ne è un simbolo.