Perché leggere questo articolo? Ebrei e arabi votano da tempo in maggioranza democratico. Ma il crollo del sostegno arabo-americano a Biden potrebbe incidere in alcuni Stati chiave per le elezioni Usa 2024.
“Il Presidente degli Stati Uniti appoggia il genocidio del popolo palestinese. Il popolo americano non ci sta. Ce lo ricorderemo nel 2024“. Così ha twittato l’unica parlamentare di origine palestinese nel Congresso Usa. Il problema per Joe Biden è che Rashida Tlaib è una deputata Democratica. Il 2024 è dietro l’angolo, manca un anno esatto alle elezioni su cui il conflitto israelo-palestinese potrebbe incidere. E non è decisamente una buona notizia per Joe Biden.
Il voto arabo e israeliano alle elezioni Usa
Storicamente è difficile che la politica estera risulti decisiva nelle elezioni americane. Agli elettori americani importava poco del resto del mondo già durante la Guerra Fredda, figurarsi in tempi attuali di ripiegamento globale della superpotenza Usa. I recenti sconvolgimenti in Medio oriente stanno però avendo delle importanti ricadute in America. La riesplosione della guerra tra Israele e Palestina sta agitando le comunità ebraica e araba americane.
Gli Usa ospitano la seconda comunità ebraica più grande del mondo dopo Israele. Il censimento 2012 stima tra i 5,5 e gli 8 milioni – a seconda dell’autoidentificazione o meno nel concetto di “ebreo” – gli ebrei americani. All’incirca il 2% della popolazione Usa. Gli arabi americani sono invece circa 1 milione e 600 mila. Di questi gli americani di origine palestinese sono circa 90mila. on parliamo di corpi elettorali enormi – anche in virtù dell’enorme astensionismo che condiziona il voto Usa da tempo – ma affiatati e distribuiti sul territorio in un modo che potrebbe incidere pesantemente sul risultato finale del voto.
Gli arabi Usa hanno voltato le spalle a Biden
Tradizionalmente sia arabi che ebrei americani propendono nettamente per il Partito democratico Usa. Alle Presidenziali del 2020, il 76% della comunità ebraica ha votato il candidato dem Joe Biden, così come accade da tempo. L’ultima volta che gli ebrei americani hanno votato in maggioranza un democratico è stato nel 1980, quando prevalse Ronald Reagan su Jimmy Carter. Curiosamente è proprio lo spettro di Carter – l’unico presidente democratico a perdere una rielezione – ad aleggiare su Biden.
Quattro anni fa anche gli arabi-americani stavano con Biden. Una rilevazione dell’Arab American Institute ha mostrato come nel 2020 il 59% degli arabi negli Usa votò l’attuale inquilino della Casa Bianca. Le cose, però, dal 7 ottobre scorso sono cambiate. Il sostegno a Joe Biden tra gli arabi-americani sarebbe infatti precipitato al 17% dall’inizio della nuova guerra in Medio Oriente. Il primo timore di Biden è un’astensione di massa che lo porti a essere in difficoltà negli Stati chiave come successo a Hillary Clinton nel 2016. Ma c’è di più: molti arabo-americani starebbero infatti con il Partito Repubblicano che, ironia della sorte, è invece uno strenuo campione del sostegno a Israele.
Comunità decisive per la corsa alla Casa Bianca
Una nuova rilevazione dell’Arab American Institute mostra come, per la prima volta dal 1997, la maggioranza degli arabi-americani non si definisce democratica. Il 32% degli elettori Usa di origine araba si dichiara repubblicano, il 17% dem, il 31% indipendente, mentre il 20% non andrebbe a votare. La Casa Bianca è alla ricerca del dialogo con le comunità arabe, ma potrebbe non bastare a convincere gli elettori arabi a tornare dem. Il che potrebbe rivelarsi fatale tra un anno esatto. L’elettorato arabo negli Usa ha un peso relativo abbastanza cruciale. La popolazione è infatti concentrata in alcuni stati chiave – come il Michigan – considerati in bilico nel 2024. Quattro anni fa nello Stato del Midwest si stimavano 200mila elettori musulmani su un totale di 8 milioni di aventi diritto. Il Michigan è considerato uno dei sei “swing state”, gli stati in bilico che decideranno il voto Usa del 2024.