L’escalation degli impeachment negli Stati Uniti tocca anche l’amministrazione di Joe Biden. Dopo che, nell’amministrazione di Donald Trump, per due volte era stato il presidente stesso a esser messo in stato d’accusa dalla Camera dei Rappresentanti a guida democratica ora è sempre la stessa organizzazione, a risicato controllo repubblicano, a diventare “tribunale” contro un esponente democratico. Nel mirino c’è il segretario alla Sicurezza interna Alejandro Mayorkas, che la Camera ha messo in stato d’accusa con 214 voti a favore, tutti repubblicani, e 213 contrari.
Cosa c’è dietro l’assedio a Mayorkas
Mayorkas ha affrontato due articoli di impeachment presentati dal Comitato per la Sicurezza Nazionale sostenenti che nella sua gestione si è continuamente rifiutato “volontariamente e sistematicamente” di far rispettare le leggi esistenti sull’immigrazione. Inoltre, i deputati repubblicani firmatari della missiva accusano che Mayorkas ha sistematicamente violato la fiducia del pubblico mentendo al Congresso e dicendo che il confine era sicuro. Tre repubblicani, dissociatisi dal loro partito, non sono riusciti a fermare la procedura: Mike Gallagher (Wisconsin), Ken Buck (Colombia) e Tom McClintock (California).l
I repubblicani ottengono il loro obiettivo: fare del Congresso una tribuna contro l’amministrazione Biden. Ed elevare a disputa istituzionale la polemica, tutta politica, sulla gestione della crisi di confine dei migranti cavalcata dall’amministrazione del Texas. Mayorkas era da settimane in lotta con il governatore del Texas, Greg Abbott: quest’ultimo ha innalzato il livello di contrasto ai transiti dei migranti alle frontiere col Messico negli ultimi mesi e iniziato in autunno a inviare un quantitativo costante di autobus pieni di richiedenti asilo dal Texas alle città dell’East Coast governate dai democratici, tra cui New York, New Jersey e Chicago, costringendo i funzionari locali ad affannarsi per accogliere i migranti.