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USA vs TikTok: l’America fa come la Cina (e rischia il boomerang)

tiktok trump

Perchè leggere questo articolo? Una proposta di legge appena firmata alla Camera chiede la rimozione di TikTok dagli app store negli USA, se l’azienda cinese ByteDance non venderà il social entro 6 mesi. Le motivazioni riguardano la sicurezza e la privacy degli utenti. L’ultimatum potrebbe però avere effetti boomerang nell’anno delle Presidenziali.

TikTok è un rischio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. E per questo sta per essere bannato. A decretarlo è stata la Camera dei rappresentanti, che ha votato per l’oscuramento dell’app cinese in USA. Un fronte unito di deputati democratici e repubblicani condivide il timore che, attraverso ByteDance, il governo cinese possa controllare e manipolare i dati di 170 milioni di utenti statunitensi di TikTok. Un ultimatum che impone al colosso ByteDance di vendere la app entro sei mesi, aprendosi a capitali occidentali. Pena la messa al bando in tutta America. Ma l’opinione pubblica si divide. Bandire TikTok, social media preferito dai giovani americani ma anche nuova principale fonte di informazione, ha senso in piena campagna elettorale? La lotta di Biden per salvaguardare la privacy degli americani sconterà un effetto boomerang?

Come mai gli USA vogliono mettere al bando TikTok

Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Application Act. Questo il nome altisonante della legge che minaccia di bannare TikTok negli USA. O almeno che vieterà l’app in quanto compagnia cinese. La vicenda infatti si inserisce nel confronto tra Stati Uniti e Cina per controllare i progressi e i colossi della tecnologia, considerati una chiave per la supremazia politica nel prossimo futuro. La preoccupazione – sostenuta in prima linea dal presidente Biden – è che, attraverso il social media, il principale avversario del Paese possa raccogliere dati e informazioni sensibili sui suoi abitanti, sul suo governo, sulla sua economia.

Inoltre, un mezzo così influente potrebbe essere usato per danneggiare gli USA, dividerne la popolazione, esponendola alla propaganda nemica. Questi sono i principali argomenti di chi difende la proposta di legge approvata dalla Camera a larghissima maggioranza. Una delle poche che sembra mettere d’accordo Democratici e Repubblicani e che adesso passa in mano al Senato.

L’America come la Cina?

Mentre Washington minaccia il divieto, i ricavi statunitensi di TikTok hanno raggiunto i 16 miliardi di dollari. Il social media cinese si conferma il preferito dei giovani americani. Più di 1 under 30 su 4 infatti lo usa regolarmente come piattaforma per le notizie. In questo quadro dunque, l’app si configura come potente canale politico e gli attuali contendenti alle presidenziali, Joe Biden e Donald Trump, lo sanno bene. Basta fare un giro sui loro profili.

D’altro canto non c’è elezione al mondo senza nuovi politici su TikTok. Di conseguenza, bandire tale piattaforma potrebbe costituire un vero e proprio autogol per queste campagne elettorali. Già numerosi utenti hanno intentato proteste contro la legge. Il ban priverebbe il dibattito pubblico di un rilevante terreno di informazione, confronto e partecipazione politica per un’importante fetta di popolazione. Oltre a rappresentare quella che per molti è una violazione del diritto costituzionale della libertà di parola, a danno di milioni di statunitensi che utilizzano l’app ogni giorno.

Ha davvero senso, quindi, chiudere un influente canale politico come TikTok proprio nell’anno delle elezioni? Difendere la democrazia americana contro chi subdolamente la minaccia, chiudendo un app come TikTok sembrerebbe però avere ben poco di democratico e molto di contraddittorio. “Non dobbiamo assomigliare alla Cina e non dobbiamo scordarci che siamo l’America”, ha scritto James Surowiecki sull’Atlantic criticando il possibile divieto. Non a caso TikTok è stata bandita in Paesi che sono molto lontani dalla idea di democrazia, tra tutti la stessa Cina, che ne consente solo una versione molto limitata e controllata.

TikTok affosserà Biden?

Non ci sono prove che TikTok costituisca davvero “una minaccia alla sicurezza nazionale” delle democrazie come tanti paventano. Ma è abbastanza evidente che stia facendo perdere il senso della coerenza a diversi leader politici. Il presidente Joe Biden ha affermato di essere pronto a firmare il disegno di legge che mette al bando l’app, se questo raggiungerà la sua scrivania dopo la definitiva approvazione al Senato. Un commento che ha lasciato molti sorpresi, dato che la sua stessa campagna presidenziale utilizza TikTok per raggiungere gli elettori più giovani. Sono infatti passate poco più di 4 settimane dal suo giulivo debutto sulla piattaforma.

Insomma, per il presidente degli Stati Uniti TikTok è “una minaccia per la democrazia”, però intanto la usa. Perché il suo team ha capito che è l’unico modo per intercettare il voto della Generazione Z . Una mossa che, dopo l’annuncio del suo appoggio al TikTok ban, rischia di ritorcerglisi contro danneggiando la sua corsa verso le presidenziali. L’incoerenza messa in campo da Biden non è infatti passata inosservata. Anche perchè già nel 2022 il Presidente aveva firmato un disegno di legge per impedire ai dipendenti governativi di scaricare l’app sui dispositivi emessi dalle agenzie.

Trump cambia idea su TikTok

Se Biden è contraddittorio, il suo rivale non è da meno. Trump è stato il primo a tentare di proibire l’uso dell’app nel territorio statunitense. L’ordine esecutivo da lui stesso proposto nel 2020 – per gli stessi motivi dell’attuale legge – venne poi bloccato in tribunale prima che entrasse in vigore. Ma oggi l’ex presidente USA cambia idea e avversa il TikTok ban. Dichiarando che il vero nemico è Facebook, reo di censurare voci conservatrici. Questo improvviso cambio di rotta sarà forse una strategia politica volta ad assicurarsi più consensi per queste presidenziali? O sarà anche dovuto al fatto che la sua ex portavoce, Kellyanne Conway, è una lobbista proprio per TikTok?

Tra l’altro l’ex ministro del tesoro di Trump, Steven Mnuchin, ha dichiarato di voler organizzare una cordata per acquistare TikTok. La prospettiva vedrebbe il grande social in mano a management di estrema destra, come X, la piattaforma di Elon Musk che è ormai aggregatore di contenuti trumpisti. Nel mezzo di un anno elettorale potrebbe così costituirsi un potente polo di comunicazione filo-trumpista, in grado di influenzarne l’esito in modo più palese dei presunti complotti cinesi. Alcuni investitori di ByteDance hanno infatti contattato la campagna presidenziale di Trump per evidenziare quanto l’ex presidente sia popolare su TikTok rispetto al suo rivale elettorale Biden.

Fronti divisi

Ad oggi sia l’estrema sinistra che l’estrema destra difendono TikTok. Mentre la maggior parte dei repubblicani e democratici sostengono la misura. Non tutti però ne sono convinti. Alcuni membri del Congresso infatti ritengono che vietare il social non sia una soluzione efficace per contrastare la disinformazione e proteggere la sicurezza dei dati online. La deputata democratica Sara Jacobs infatti si è opposta alla legge. La repubblicana Marjorie Taylor Greene teme che la misura possa essere usata per forzare la vendita di altre piattaforme di social media, in particolare X. Il cui business model non è esente dalla raccolta di dati personali degli utenti, proprio come fa TikTok.

La replica di TikTok

TikTok sostiene che il disegno di legge della Camera sia incostituzionale. Il Ceo Shou Zi Chew invoca il Primo Emendamento e lamenta preoccupazione per la limitazione della libertà nei media statunitensi. Il che è paradossale considerando che tutti i social network occidentali sono banditi in Cina. Un paradosso che però non mancherà tuttavia di generare una serie di reazioni a effetto domino, sia da parte della Cina che delle borse internazionali. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, infatti la messa al bando si ritorcerà contro gli USA.

TikTok nega le affermazioni dei funzionari dell’intelligence secondo cui si tratta di una minaccia. Insiste di aver creato una struttura negli Stati Uniti, chiamata Project Texas, che isola i dati personali degli americani da chiunque si trovi in Cina. Ma l’azienda ha già dovuto ammettere che in passato i dipendenti cinesi di ByteDance sono riusciti ad accedere ad alcuni dati statunitensi. Inoltre, nei giorni scorsi a tutti gli utenti americani è stato mostrato il seguente messaggio: “Il Congresso vuole approvare un divieto totale di TikTok”. Un avviso che è al contempo un’involontaria dimostrazione della capacità della piattaforma di influenzare l’opinione pubblica e l’andamento della politica statunitense.