Home Politics Vannacci è pronto per le Europee. E gliele canta a Cazzullo sul Corriere

Vannacci è pronto per le Europee. E gliele canta a Cazzullo sul Corriere

Vannacci è pronto per le Europee. Gliele canta a Cazzullo sul Corriere

Perché leggere questo articolo? Un uomo per ogni copertina. Il generale Vannacci a tutta pagina, anzi doppia, sul Corriere della Sera, tiene botta. Intervistato da Cazzullo, insolitamente pungente, risponde alla sua maniera e con le sue argomentazioni. Ma colpo su colpo. Prova superata: è pronto per la campagna elettorale delle Europee. 

Come lotta Vannacci! Il generalissimo continua a essere il personaggio politico dell’anno. Un uomo per ogni copertina. Dopo quella in posa su Chi, all’autore – che col suo “Il mondo al contrario” al contrario è riuscito nell’impresa di rilanciare due categorie finite nel dimenticatoio della società: militari e scrittori – tocca una paginata (anzi, due!) sul Corrierone. Un insolitamente pungente Aldo Cazzullo – che per una volta smette i panni dello storico paludato su La7 – le prova tutte per mettere in imbarazzo l’uomo più discusso – e indagato – del Paese. Per impallinare Vannacci, però, ci vuole ben altro. Il generalissimo risponde colpo su colpo. Alla sua maniera – e con argomenti che non sta noi giudicare. Ma una cosa è certa, la prova è superata: Vannacci è pronto per la scesa in campo delle Europee.

L’intervista di Vannacci, un Dalai Lama al Corriere

Andiamo a memoria. Due paginate intere per un’intervista il Corriere non le aveva concesse nemmeno al Papa, a Fidel Castro o al Presidente degli Stati Uniti. Ma quando ricapita un generale che ha “rischiato la vita, mia e dei miei uomini, in Somalia, in Ruanda, in Costa d’Avorio, nello Yemen, in Iraq, in Afghanistan“? Questa è la risposta di Vannacci alla provocazione di Cazzullo che gli chiede se gli africani “sono fatti come noi“. Il generalissimo, che tutto è tranne che scemo, fiuta la malparata ed entra a gamba tesa su Paola Egonu, che lo ha querelato. “Quando scrivo che non ha i tratti somatici dell’italianità, non discrimino; esalto una differenza. Se io dicessi che non può entrare al bar, allora sarei discriminatorio. Io dico al contrario che è un valore aggiunto, ha un effetto propulsivo; senza di lei nella pallavolo non vinceremmo“.

Se non è un politico, fatto e finito, questo! Ma Vannacci prosegue, in una serie di risposte a tutto campo alle stoccate dell’intervistatore. Anche perchè Cazzullo deve averlo confuso col Dalai Lama, e lo interroga su tutto lo scibile umano. Dai sentimenti più reconditi della psiche a Sanremo. Passando per le cause dell’omosessualità e il tramonto dell’Occidente. Fino ai giudizi su Meloni, Bersani e…Mussolini. Ovviamente, che non vuoi chiedere a Vannacci un parere su SVA Eccellenza? Lui risponde, pacifico, su tutta la linea.

Vannacci, il nostro Clint Eastwood. Che vi aspettavate?

Oggi l’internet è tutto un diluvio di parole e titoli di indignazione accostati alla parola Vannacci. “Sparate”, “choc”, “incredibile”, per citare alcune delle principali testate online – che, va detto, probabilmente rosicano per lo “scoop” di Cazzullo e del Corriere. Ma cosa vi aspettavate da Vannacci? E’ il Clint Eastwood de noialtri, e non solo per la concezione conservatrice del mondo. Sergio Leone diceva del regista di Gran Torino, quando ancora era l’attore simbolo degli Spaghetti Western: “Conosce solo due espressioni, col sigaro o senza”. Così Vannacci conosce solo due pose: quella con la divisa e quella senza la divisa. Ma il copione resta lo stesso, e lui ormai lo recita benissimo.

I topoi sono gli stessi di sempre, ma espressi da un palcoscenico e con un ritmo che rappresentano tutt’altro che un autogol per il Vannacci-pensiero con vista sulle Europee. Così, il controverso “Mondo al Contrario” diventa “un’ode alla diversità. L’elogio della diversità è ben diverso dalla discriminazione. La diversità consiste nel riconoscere caratteristiche diverse in ognuno di noi: cultura, origini, etnia, religione, credo politico. La discriminazione riguarda i diritti e la dignità; e nei miei libri non vi è traccia di questa esecrabile posizione ideologica”. Il Gay Pride va bene, “ma solo una volta all’anno“. Papa Francesco è troppo aperto verso gli omossessuali, per i quali scomoda una metafora (quasi) biblica: quella della maratona da non corre con una scarpa e una ciabatta. Tutto da ridere, come con Mengoni a Sanremo: “Quando si vede un uomo con la gonna, e non siamo in Scozia e non è Carnevale, ci si fa una risatina“. Una quintessenza di Vannacci.

Intervista-manifesto

L’intervista al Corriere è un manifesto programmatico di Vannacci. Il miglior assist possibile a tre mesi dalle elezioni. Il generale non ha ancora sciolto la riserva –  ma intanto se la canta. Cazzullo gli fa un’intervista che sembra quasi un assist, si trasforma in Fabio Fazio e chiede al generale: “ma lo sa che, con le sue foto su Chi, pure lei è diventato un’icona gay?“. Si comincia con i cenni biografici salienti – famiglia, infanzia e missioni militari – e si arriva all’amore. Inevitabile la domanda sulla moglie – romena, ma commilitone – e sulla serata in un locale gay – “È stata una serata tranquilla“.

Dalla biografia, si passa all’apologia. Vannacci, moderno Socrate, replica alle accuse di razzismo, alle indagini della procura e ai rapporti con Crosetto – “Non ho rapporti con lui. È il mio ministro, e come tale lo rispetto. Ma rivendico la mia libertà di espressione del pensiero“. Vannacci è un libro aperto, ed essendo il suo “Mondo al Contrario” uno dei pochi libri che gli italiani conoscono ha già detto tutto. In assenza di novità, Cazzullo prova a provocarlo sull’attualità. Il generalissimo si sa difendere. Alla domanda su Cesare bisessuale, replica: “Cosa facesse Cesare a letto sono affari suoi. È stato uno dei più grandi comandanti della storia. E sul carro dei trionfi non saliva vestito di piume di struzzo“. A chi accusa la sua visione del mondo, replica paragonandosi a Federico Rampini, autore di Suicidio occidentale e firma che il Corriere ha di recente strappato a Repubblica. “Pure lui vannacciano…” gongola il generale, pure ironico per l’occasione.

Prova superata: il general-scrittore è pronto per le Europee

L’ultima carta che Cazzullo può giocare è la più disperata: quella della politica. Non è ancora sceso nell’agone – “Una mia candidatura con la Lega? A me piacciono le sfide. Ma devo capire se posso essere utile, e non una bandiera da sventolare. Ho ricevuto anche altre offerte” – ma ormai questo è il campo da gioco di Vannacci. Che ribatte su fascismo – “è finito ottant’anni fa. Sarebbe come dire di essere contro l’antica Roma o contro il Rinascimento”. Su Mussolini – “se lo elogio, sono fascista. Se non lo elogio, dissimulo le mie idee”. E pure sul patriarcato. “Ma dove lo vede in Italia questo patriarcato? Sarà che vengo da una famiglia matriarcale: le decisioni importanti le ha sempre prese mia madre. Mi manca moltissimo: il libro è dedicato a lei”. Sipario, chapeau mon general!