Perché questo articolo potrebbe interessarti? La settimana sul fronte politico è stata caratterizzata anche dal summit Italia – Africa tenuto a Roma, all’interno di Palazzo Madama. Fortemente voluto da Giorgia Meloni, l’incontro ha rappresentato l’occasione per presentare il cosiddetto “Piano Mattei”. Scipione a TrueNews: “Lodevole l’iniziativa, ma pochi ancora i contenuti”.
Il colpo d’occhio al Senato non è passato inosservato. Vedere le bandiere dei Paesi africani esposte nell’aula di Palazzo Madama, con i loro rappresentanti che hanno potuto prendere la parola direttamente dagli scranni riservati ai nostri senatori, ha trasformato per due giorni Roma nel centro della politica euro-mediterranea. Ma il vertice tra Italia e Africa, voluto fortemente dal presidente del consiglio Giorgia Meloni nell’ambito del cosiddetto Piano Mattei, può essere considerato un successo?
TrueNews ha rivolto la domanda ad Alessandro Scipione, giornalista di AgenziaNova e profondo conoscitore del contesto mediorientale e africano. “Il Piano Mattei mi sembra lodevole nelle intenzioni e nella filosofia, ma ancora privo di contenuti e progetti concreti”, ha dichiarato ai nostri microfoni. Un’affermazione che sembra tracciare un bilancio in chiaroscuro sul summit: da un lato, gli sforzi del governo di Roma appaiono importanti sotto il profilo politico, dall’altro però a livello pratico le incognite sono molte di più delle certezze.
Perché il tentativo dell’Italia con l’Africa rischia di apparire velleitario
Rispondere alla domanda precedentemente posta vuol dire anche fare un piccolo salto indietro. All’indomani della vittoria elettorale del settembre 2022, Giorgia Meloni a proposito di immigrazione ha parlato della necessità di investire in Africa. Creare sviluppo all’interno del continente, secondo il presidente del consiglio, serve a frenare la pressione migratoria e a far diminuire quindi gli sbarchi in Italia. Non solo, ma nell’agenda estera dell’esecutivo l’investimento sull’Africa è necessario per tornare a dare al Paese un ruolo di primo piano nel cosiddetto “Mediterraneo allargato”. È nata così l’idea di dar vita al cosiddetto Piano Mattei, dal nome del fondatore dell’Eni e precursore di una politica economica volta a creare importanti alleanze nell’area mediorientale.
Fin qui i propositi del governo e la linea tenuta, sin dal primo giorno, dall’attuale esecutivo. Quando però la discussione passa dalla teoria alla pratica, arrivano non poche note dolenti: “Da anni per la verità si parla di Piano Marshall per l’Africa con l’Italia protagonista, ma si è fatto assai poco”, ha sottolineato Alessandro Scipione. Quasi a rimarcare come, ogni qualvolta il nostro Paese ha provato ad avere una linea sull’Africa, si è poi ritrovato con soltanto grandi difficoltà in mano. Il giornalista ha individuato almeno tre ragioni per cui Roma già da tempo non riesce a trasformare in fatti i suoi buoni propositi: “In primis per la nostra debolezza interna – ha dichiarato – e per la mancanza di una vera pianificazione politica, impossibile da fare cambiando otto governi in dieci anni”.
Pochi i fondi a disposizione per il Piano Mattei
C’è poi la questione legata alla forte concorrenza tra gli stessi alleati occidentali: “Esiste una feroce competizione ad esempio tra Francia e Italia – ha proseguito il giornalista di AgenziaNova – ma potrei citare anche quella tra gli Stati Uniti e la Turchia”. Infine, occorre valutare l’emersione di nuovi attori politici: “Come gli Emirati Arabi Uniti – ha aggiunto Scipione – i quali hanno iniziato a riempire gli spazi vuoti lasciati dall’Occidente, e soprattutto dagli Stati Uniti, in luoghi strategici per l’Italia”. Come, tra tutti, la Libia.
Oltre al quadro politico interno ed esterno, un’incognita sull’applicazione pratica del Piano Mattei è data dall’esiguità di risorse al momento a disposizione: “I fondi previsti dal Piano, 5.5 miliardi di Euro circa, sono insufficienti per incidere in un continente vasto come l’Africa – ha dichiarato senza mezzi termini Scipione – dove altri competitor come la Cina possono contare su leve economiche di ben altra portata”.
“Basti pensare – ha poi proseguito il giornalista – che la New Development Bank, la cosiddetta banca del Gruppo Brics, può contare su un capitale iniziale di 100 miliardi di Euro. Va bene puntare su istruzione, agricoltura, salute, energia e acqua, ma non vedo grandi progetti concreti all’orizzonte”. Eppure in tal senso un settore molto importante e su cui l’Italia potrebbe fare la voce grossa esiste e riguarda la costruzione di grandi opere: “Le infrastrutture sono secondo me fondamentali – aggiunge Scipione – ma risultano assenti dal piano. Strade, ponti, ferrovie oggi sono appannaggio di aziende cinesi, le quali compiono investimenti mordi e fuggi, con progetti chiavi in mano di bassa qualità utilizzando spesso la propria manodopera. Sono progetti con cui possiamo (o dovremmo tentare di) competere”.
Un continente in continua evoluzione
Anche se rievocare Mattei appare politicamente appropriato, tuttavia il contesto in cui il fondatore dell’Eni ha operato appare radicalmente diverso. Nuovi attori, nuovi protagonisti e nuove potenze sono entrate in gioco nelle più delicate aree africane. Inoltre, il livello di frammentazione e instabilità è tale da non consentire una programmazione a lungo termine di progetti e investimenti.
L’esempio più lampante arriva ancora una volta dalla Libia: “Ricordo che mentre a Roma si svolgeva il Vertice Italia-Africa – ha rimarcato ai nostri microfoni Alessandro Scipione, in prima linea da anni nel seguire da vicino il dossier libico – il governo parallelo della Libia orientale controllato dal generale Khalifa Haftar organizzava una conferenza “ombra” sui migranti in Africa, ospitando personaggi improbabili come i militari golpisti del Niger”.
Non solo, ma il giorno prima lo stesso generale aveva incontrato il viceministro della Difesa russo Evkurov: “È la quinta volta in poche mesi che i due si incontrano – specifica il giornalista – si dice per discutere di una base navale russa a Tobruk, una spina nel fianco sud della Nato. Insomma, in Africa oggi c’è grande fermento e grande instabilità”.
Il futuro delle relazioni Italia-Africa
Il vertice di Roma ha quindi offerto spunti interessanti, ma ha anche fatto emergere i tanti ostacoli che l’Italia deve affrontare per tornare protagonista in Africa: “Il continente resta per noi un quadrante strategico ed è giusto puntarci – è la conclusione a cui è giunto Scipione – ma temo che riesumare il nome di Enrico Mattei, un italiano visionario considerato come un eroe in alcuni Paesi africani come l’Algeria, senza inserire contenuti reali e progetti concreti in una bella cornice come quella di Palazzo Madama non basterà”.