Perché può interessarti questo articolo? La fuoriuscita di Carlo Cottarelli dal Pd ha provocato reazioni nel partito soprattutto dall’ala più moderata e riformista. Alla segretaria Schlein viene imputata una scarsa attenzione verso chi decide di prendere altre strade
Fuori un altro. Nel Pd continua il lento esodo degli esponenti più moderati: l’ultimo della serie è stato il senatore Carlo Cottarelli, che ha solo lasciato il gruppo dem a Palazzo Madama non essendo iscritto al partito. Resta, però, un addio fragoroso, anche per il peso mediatico che gli viene riconosciuto. La notizia era comunque nell’aria.
Cottarelli verso le Europee
Rumors parlamentari avevano preannunciato la possibile decisione dell’economista, che però è arrivata anche prima delle previsioni. Da giorni è corteggiato dagli esponenti di Azione e Italia Viva, con Carlo Calenda in prima persona che lo avrebbe accolto volentieri nelle file del suo partito, facendo uno sgarbo a Matteo Renzi.
Un altro che avrebbe voluto fare un altro colpo: dopo Enrico Borghi sarebbe stato il secondo nome portato in Iv nel volgere di poche settimane. Cottarelli, però, ha sempre ribadito che in caso di fuoriuscita dal Pd avrebbe rassegnato le dimissioni per tornare, almeno momentaneamente all’insegnamento. Tuttavia, pare intenzionato a non accomiatarsi definitivamente dalla politica: ha lasciato una porta aperta. E c’è chi prefigura per lui un posto in lista alle prossime Europee in un rassemblement liberaldemocratico. Un terzo polo in cerca d’autore.
Picierno in uscita dal Pd?
Al netto delle prospettive future del senatore dimissionario, si tratta comunque di un fatto politico rilevante: dall’arrivo di Elly Schlein alla guida dem, si sono moltiplicati gli addii. Da Beppe Fioroni, tornato super attivo e intercettato alla Camera la scorsa settimana, a Cottarelli, appunto. Mentre si mormora di una decisione simile da parte di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, rimasta scottata dalla mancate nomina nella segreteria nonostante la sponsorizzazione di Stefano Bonaccini. Picierno ha smentito l’ipotesi, senza celare il disagio.
L’area dei riformisti del Pd ha vissuto con un forte disagio l’ennesimo abbandono, puntando il dito verso il comportamento di Schlein. “Continua a fare spallucce di fronte a chi va via, eppure si tratta di un altro nome importante”, spiegano fonti della minoranza interna a microfoni spenti. Un malumore crescente, che fa fatica a essere contenuto, nonostante la leader sia forte dei sondaggi in crescita. “Nessuno vuole arrivare al punto di rottura – è il ragionamento che viene consegnato – ma bisogna fare attenzione al fenomeno, provare a prevenirlo”. Perché, è la chiosa del discorso, “non si parla più di casi isolati, ma di un problema strutturale”.
Renzi in pressing sui malpancisti del Pd
Così mentre nel Pd c’è si sfoga in privato, Renzi gongola: “Il Pd di Elly Schlein perde pezzi. Dopo Marcucci, Fioroni, Chinnici, Borghi oggi è il turno di Cottarelli. Per chi segue le nostre enews da tempo queste scelte non sono una sorpresa. Io dico che è solo l’inizio”, ha scritto nella sua newsletter un cambiamento profondo del quadro politico. Non è più un mistero che l’ex presidente del Consiglio sia molto vigile sui disagi tra i dem. Appena coglie l’opportunità di insinuarsi, contatta personalmente o tramite i suoi fedelissimi i malpancisti.
D’altra parte tra i fedelissimi di Schlein, la situazione è vissuta con un certo fatalismo: “Nessuno può costringere a restare gli altri”. Peraltro, rivendicano nell’inner circle della leader, “stiamo convocando gli organismi interni con puntualità, come avvenuto con la segreteria prima del tavolo sulle riforme voluto da Giorgia Meloni”. Insomma, la replica è che ci sono dei pregiudizi da parte di chi sta lasciando il Pd, perché “nessuno è stato messo alla porta”, è la linea ufficiale dei vertici. Tuttavia, emerge la consapevolezza di un crescente disagio, che in qualche modo va affrontato. Perché ieri è uscito Cottarelli, domani magari esce qualcun altro.