A Viterbo c’è voluta quasi una settimana per avere il dato ufficiale sulle preferenze delle elezioni amministrative. Un caso di contatto con un positivo al Covid, gli errori di alcuni presidenti di seggio e la minaccia del ricorso di un candidato per il presunto annullamento di centinaia di schede, hanno ritardato lo spoglio. Alla fine però i risultati sono stati annunciati, e sono sorprendenti. Due donne vanno al ballottaggio: Alessandra Troncarelli (PD- M5S) sfiderà la candidata civica Chiara Frontini. Fuori dal ballottaggio il centrodestra penalizzato dalle divisioni interne. La coalizione può consolarsi con le preferenze: Antonella Sberna e Matteo Achilli, sono risultati la prima e il terzo più votati in città.
Proprio Antonella Sberna – donna di 40 anni, sposata e con tre figlie; laureata in pubbliche relazioni e che ha lavorato dieci anni al Senato, per poi diventare nel 2004 manager di Inrete, una società di relazioni istituzionali e comunicazione – analizza il voto nella sua Viterbo. Città in cui ha iniziato l’attività politica oltre 10 anni fa, all’opposizione nel Consiglio comunale. Nel 2018 è stata assessore alle Politche sociali nella giunta di centrodestra di Giovanni Arena.
Dottoressa Sberna, innanzitutto, cos’è successo alle operazioni di scrutinio del voto?
Il caos è stato relativo, c’è stato un rallentamento delle operazioni più formale che altro. Alla prova dei fatti, non ci sono state problematiche tecniche di ritardo dei seggi, ma semplicemente di impostazione di lavoro delle Commissione centrale. C’erano 24 liste con otto candidati a sindaco, quindi è stata fatta prima la trascrizione dei voti relativi al sindaco per il ballottaggio; poi quella delle singole liste elettorali; e infine si è proceduto con la trascrizione dei singoli consiglieri. Per un ritardo nell’insediamento, i lavori sono cominciati con lentezza. Però poi sono proseguiti in maniera spedita e molto trasparente.
Si legge anche di un ricorso di un candidato.
Di fatto il caso è assurto agli onori della cronaca in seguito a un articolo di giornale. Al momento, non mi risulta alcun ricorso formale. Per quanto ci riguarda, la nostra lista di Fratelli d’Italia era la quattordicesima su 24, ed è stata analizzata solo sabato.
Lei è risultata la candidata con più preferenze, ben 760.
Sì, ufficialmente lo spoglio non è concluso. Ma ho maturato un ampio margine di distacco dagli altri candidati. È un piccolo record, che mi rende di fatto la donna più votata nella storia di Viterbo. Supero il primato che avevo raggiunto nelle precedenti elezioni, quando presi 726 preferenze. Nel 2018 arrivai seconda, dietro un candidato che prese circa 800 preferenze, ma fui comunque la donna più votata di Viterbo.
Quali pensa siano state le ragioni del suo successo?
Ho avuto l’onore e l’onore di gestire l’assessorato ai Servizi sociali. Al di là della stima dei viterbesi, sicuramente il fatto di aver lavorato in piena pandemia in un assessorato così delicato, ha permesso di valorizzare l’operato di un settore che, in condizioni generali normali, non sarebbe assorto agli onori della cronaca. Ho incontrato fisicamente migliaia di persone e tante fragilità; come quelle dei minori, degli anziani, dei disabili, con il disagio economico. Tutti campi delicati e differenti, di cui di norma si parla poco ma che sono di una delicatezza estrema. È chiaro che durante la pandemia tutto questo è stato corroborato dalle modifiche e dalle rimodulazioni di ogni servizio e per ogni categoria. Aver garantito una continuità ai servizi ha premiato. La cosa di cui vado più fiera è essere riusciti a convertire il servizio di assistenza scolastica a domicilio per i casi di maggiore necessità.
Fratelli d’Italia è un partito radicato a Viterbo?
Viterbo è una città storicamente di centrodestra e Fdi qui ha una storia importante. Il lavoro che sta facendo Giorgia Meloni a livello nazionale e quello del partito a livello locale, aprendosi a nuove realtà e nuove anime, sicuramente ha favorito la riaffermazione. Tant’è che in questo momento siamo il primo partito a livello cittadino.
Su che cosa punta in particolare per affermarsi, a livello non solo locale?
Credo che Giorgia Meloni aspiri ad essere il candidato alla guida del Paese. Sta facendo un lavoro serio, coerente e faticoso. Il partito ha una linea politica che premia i contenuti e che è in grado di ascoltare i territori. Stiamo lavorando sull’allargamento di una base a livello nazionale, ma che poi permette a cascata di ottenere riconoscimenti a livello locale.
Si è sentita svantaggiata come candidata donna in un partito come Fratelli d’Italia, spesso al centro di polemiche per le posizioni sulla famiglia e le questioni di genere?
Per la mia esperienza personale, credo che siano polemiche che non portano frutti. Penso che le posizioni importanti si raggiungano tramite i meriti. E’ certo che ancora non esista la stessa parità d’accesso per entrambi i sessi. La famosa legge sulle quote rosa, fatta dall’onorevole Golfo nel 2011, nasceva per offrire la possibilità di cambiare la mentalità culturale. Era una legge transitoria per favorire una presa di coscienza su come l’arrivo alle posizioni apicali nazionali e locali debbano dipendere dal merito. A prescindere dal sesso. Personalmente, tutti i traguardi che ho ottenuto nella mia carriera politica e professionale, non li ho ottenuti in quanto donna, ma perché ho lavorato bene. La competenza non dipende dal genere.
Pensa che Fratelli d’Italia sia un partito che non ostacola l’affermazione delle donne in politica?
Assolutamente no. Tant’è che il nostro candidato sindaco in questa tornata elettorale era una donna, Laura Allegrini. Anche in una realtà media, come Viterbo, il partito ha puntato su una donna. Non per il semplice fatto che sia donna, ma per aver ricoperto negli anni una serie di incarichi anche a livello nazionale. E io sono orgogliosa della candidature. Ringrazio Fratelli d’Italia per avermi scelto, insieme ad altre donne valide.
Probabilmente insieme a Verona, Viterbo è un po’ la città simbolo delle frizioni del centrodestra. Non crede che le candidature divise stiano ostacolando le affermazioni a livello locale ma anche nazionale?
Su questa nota dolente sono certamente d’accordo. Il centrodestra, come coalizione è un valore da mantenere e da promuovere. Questo paese vede in un centrodestra unito e determinato una prospettiva sicuramente alternativa a quella viste negli ultimi anni. Sono convinta che tante scelte siano state ispirate da esigenze locali. Ma è anche vero che io non andrebbe mai sacrificato il valore del centrodestra: ci vuole coesione. Non ci può essere sempre solo una parte responsabile.
Come si superano queste divergenze interne?
A livello locale, ma anche ai livelli superiori, si deve mettere da parte l’esigenza di prevaricazione. Serve riconoscere, come è sempre stato nella storia della coalizione, dei leader e dei partiti che sono più rappresentativi delle volontà degli italiani. E attorno a questi accostarsi per rimettersi tutti insieme. Il centrodestra è un’alternativa se è unito, senza però svendersi nelle trattative. Altrimenti ci si unisce al ribasso.