La mediazione per l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato ha visto come grande vincitrice del recente summit Nato di Madrid la Turchia. Nazione dotata di una traiettoria politica autonoma nell’Alleanza Atlantica ma sempre più decisiva agli occhi della coalizione occidental. Recep Tayyip Erdogan, che ha fatto del suo Paese l’unico impegnato a una vera mediazione tra Russia e Ucraina assieme a Israele e Vaticano, è sempre più centrale nell’Alleanza. Ma che implicazioni avrà il summit di Madrid per gli equilibri in Europa, nel Mediterraneo e in Medio Oriente? E sui rapporti tra la Turchia e Paesi come l’Italia? Per capirlo torniamo a dialogare con l’ambasciatore Carlo Marsili, già titolare della sede di Ankara, sulle prospettive aperte dal vertice di Madrid.
Ambasciatore Marsili, quale bilancio può trarre Erdogan dal summit Nato dopo l’accordo con Svezia e Finlandia?
“Il bilancio che può trarre Erdogan è certamente positivo, soprattutto se il memorandum turco-finnico-svedese si tradurrà in concrete e significative risposte alle aspettative di Ankara. Ma paradossalmente anche se esso concedesse praticamente poco, il leader turco ne è comunque uscito bene. Sia per la propria opinione pubblica che per quella internazionale. Ha concentrato su di lui l’attenzione fino all’inizio ufficiale del Vertice. Ha consentito l’allargamento della NATO dimostrandosi comprensivo verso le aspettative degli Alleati; e presumibilmente si è in qualche modo riaccreditato verso l’amministrazione Biden. Dopo un lungo gelo che l’incontro bilaterale ai margini del Vertice ha provveduto a dissipare almeno formalmente”.
Dunque Ankara si rilancia come perno nella Nato. Questo aumenterà il suo potere negoziale con la Russia?
“Il potere negoziale di Ankara con la Russia deriva da varie motivazioni connesse all’acquisto a suo tempo del sistema missilistico S-400 russo, all’incontro-scontro in Siria , a quello in Libia e comunque alla posizione geostrategica della Turchia. A questo punto entra in gioco anche il rafforzato ruolo in ambito NATO, di cui la Russia dovrà tenere conto anche se il conflitto in Ucraina sembra proceder per logiche che per lo più ne prescindono. Ma la mediazione che la Turchia sta convintamente cercando di portare avanti potrebbe trovare qualche primo sbocco in tempi meno lunghi di quanto ci si aspetti”.
Cosa succederà ora all’agenda mediorientale della Nato, soprattutto nello scenario siriano?
“Lo scenario siriano contempla al momento due soli attori: Russia e Turchia . Non credo che il pur rafforzato ruolo della NATO dopo Madrid possa spingersi anche in tale direzion . Probabilmente la Turchia avrà campo libero nella creazione della fascia di sicurezza al confine con la Siria e il sostegno americano allo YPG si attenuerà ancora. Alla Russia interessa soprattutto la sopravvivenza del regime di Assad, che appare ormai sufficientemente saldo e anche Ankara deve fare buon viso a cattivo gioco. Del resto ciò che ad essa sta veramente a cuore è di evitare la saldatura tra YPG e PKK, anche a costo di un ulteriore intervento militare dopo la blindatura del confine”.
Come la mossa turca impatta l’Italia? La centralità di Erdogan va valutata anche nella partita energetica mediterranea. Ankara ha dimostrato di voler mediare per trovare accordi. La stessa questione si potrà porre per EastMed e gli altri dossier?
“Il prossimo Vertice intergovernativo italo-turco di Ankara del 5 luglio contempla certamente il dossier EastMed e libico , e sussistono buoni motivi per concordare forme di cooperazione bilaterale su entrambi . In Libia sosteniamo lo stesso Governo di Tripoli. Nel Mediterraneo Orientale l’Italia ha evitato ogni tipo di confronto con la Turchia come invece hanno promosso Francia, Grecia, Repubblica di Cipro ed Egitto. Noi abbiamo interesse a procedere insieme alla Turchia nel solco di eccellenti rapporti tradizionali, in particolare in campo commerciale , e nella consapevolezza che la posizione di Ankara è comunque destinata a rafforzarsi anche perché ha dimostrato di saper far valere i propri interessi anche a costo di mettere gli stivali sul terreno”.
In generale, come evolve la questione della guerra russo ucraina e del supporto occidentale dopo il summit Nato di Madrid?
“La NATO esce da Madrid rafforzata e il suo ruolo accresciuto in una prospettiva cha va da qui al 2030, la cosiddetta nuova visione strategica . Certo , per indurre i contendenti al negoziato occorre mediare e al momento questo ruolo se l’è assunto solo la Turchia. Il supporto occidentale all’Ucraina è tendenzialmente destinato ad aumentare e ciò implica due considerazioni opposte. Che in questo modo la Russia sia indotta a trattare per evitare ulteriori smacchi o che invece la guerra si prolunghi. Una certa conoscenza della storia della Russia sembra far prevalere quest’ultima considerazione, il che rappresenterebbe l’affacciarsi già in autunno di nuovi problemi economici e sociali in Europa di cui occorre essere consapevoli”.