Anche la Francia ha votato domenica 12 giugno per il primo turno delle elezioni legislative. Lo spoglio è ancora in corso, ma sembra che sia testa a testa tra il raggruppamento di sinistra ed ecologista Nupes, guidato da Jean-Luc Mélenchon, e la lista Ensemble! che sostiene il neo-rieletto presidente Emmanuel Macron e ha superato gli avversari di appena lo 0,09%. Un risultato che mette in bilico la riconferma della maggioranza assoluta in Parlamento per Emmanuel Macron. Una brutta notizia per il suo alleato in Italia, Mario Draghi.
Testa a testa
NUPES ed Ensemble! hanno ottenuto rispettivamente il 25,66 e il 25,75 per cento dei voti: tradotto in seggi parlamentari sulla base del sistema elettorale francese (uninominale a doppio turno), significa che al secondo turno Ensemble! potrebbe avere tra i 275 e i 310 deputati e NUPES tra i 180 e i 210.
La maggioranza è a 289 deputati: NUPES non ha la possibilità di raggiungerla, ma ha ampie speranze di ottenere abbastanza voti da togliere la maggioranza a Macron. Un risultato molto lontano per il Presidente da quota 341 delle elezioni del 2017.
Male la destra, malissimo Zemmour
Con un’affluenza mai così bassa nella storia, fra il 47 e il 47,5%, nuovo record negativo, la chiave della vittoria è infatti nelle “riserve di voti” sui quali può contare ognuno dei partiti. Perde voti dopo il 40% al ballottaggio per le presidenziali Marine Le Pen. Il suo Rassemblement National hanno ottenuto fra il 18,5 e il 19,8%.
Perde il ruolo di primo gruppo di opposizione all’Assemblée Nationale il partito della destra erede del neogollismo, i Républicains, che con uno score fra l’11,6% e il 14% sembra confermare la pesante disfatta della sua candidata alle presidenziali, Valérie Pécresse.
Dura batosta per Eric Zemmour, l’ex polemista di estrema destra fondatore del movimento Reconquete eliminato al primo turno delle elezioni legislative nel Var, il dipartimento di Saint-Tropez, nel sud della Francia.
Spettro della cohabitation
Mélenchon ha lanciato un appello al popolo: “Per la prima volta – ha detto – un presidente che vince le elezioni, non riesce a vincere le legislative. Il presidente è battuto, disfatto. Adesso lancio un appello al popolo, riversatevi sulle urne domenica prossima”.
Tutto si deciderà nel secondo e conclusivo turno, domenica 19 giugno. Ora si aggira prepotentemente intorno all’Eliseo il fantasma della “cohabitation“. Lo scenario in cui il Presidente della Repubblica non è espressione dello stesso partito della maggioranza parlamentare.