Perché potrebbe interessarti? Alla Camera è stato approvato il decreto sulle elezioni Regionali, garantendo il prolungamento delle operazioni fino al lunedì. Ma ancora una volta, anche nell’ottica delle Europee del 2024, resta sullo sfondo la possibilità per il voto ai fuori sede. E intanto c’è una proposta di legge già pronta per essere discussa. «Situazione grave», attacca la leader di Possibile, Beatrice Brignone.
Anche quest’anno la riforma per favorire la partecipazione delle elezioni si farà, eventualmente, il prossimo anno. Il decreto per prolungare il giorno del voto alle Regionali anche al lunedì mattina è stato approvato dalla Camera nelle ultime ore. Ma senza altre novità di rilievo. Certo, vista la specificità del voto era difficile introdurre la riforma su questo punto. Ma nemmeno per il futuro sono state introdotte delle novità, relative alle Europee. Vedendo il calendario, sono quelle più vicine. La battaglia per i fuori sede, dunque, è destinata a continuare. E sembra solo all’inizio come testimoniato dalla presentazione della proposta di legge “Voto dove vivo”, avvenuta alla Camera.
Voto per i fuori sede, la proposta
A lanciare l’iniziativa è stata lanciata dal centrosinistra. La prima firma sul testo della Camera è della deputata Marianna Madia, mentre al Senato è quella di Andrea Giorgis. Ma il sostegno è arrivato anche dalla candidata alla segreteria del Pd, Elly Schlein, e da esponenti dell’alleanza verdi-sinistra, come la deputata Eleonora Evi. Un progetto comune e un modo per arginare anche il costante calo dell’affluenza. “Secondo i più recenti dati dell’Istituto nazionale di statistica, sono attualmente circa 4,9 milioni gli italiani che lavorano studiano in una città diversa da quella di residenza, ed è molto probabile che tale numero cresca nei prossimi anni», spiega Madia nell’illustrazione del testo di legge.
E c’è un problema ulteriore: “È assai difficile che il sistema dei collegamenti nazionali subisca radicali trasformazioni e che i tempi e i costi occorrenti per coprire le distanze tra le diverse regioni del sud e quelle del centro e del nord dell’Italia si riducano in maniera significativa». Insomma, non si può immaginare di risolvere la vicenda con gli strumenti a disposizione, senza ampliarli.
Voto per i fuori sede: comunicazione prima delle elezioni
L’intento sarebbe quello di consentire agli studenti e ai lavoratori fuori sede di chiedere la possibilità di votare in un altro Comune 45 giorni prima delle elezioni, attestando le motivazioni che spingono a non tornare nelle città di residenza. Inoltre, c’è l’indicazione di come espletare il voto per le Politiche e le Europee, su cui l’aspetto territoriale è centrale, essendo divisi per circoscrizioni. Dunque, un intervento puntuale che però è stato rimandato ancora una volta con la motivazione che erano troppo stretti i tempi: le Regionali si terranno tra meno di un mese.
“Il dibattito è attuale, c’è una richiesta legittima. La mancata riforma è una vergogna democratica, che calpesta un principio fondamentale che è la partecipazione al voto. La situazione si ripropone a ogni elezione”, dice a Truenews.it Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, il partito fondato da Giuseppe Civati, da sempre in prima linea sul voto ai fuori sede.
Voto per i fuori sede: la sfida in Parlamento
“C’è una consistente percentuale di persone che non può esercitare un diritto previsto dalla Costituzione. Non sono messe in condizioni di poter votare. Un paradosso che ci siano milioni di persone che vogliono votare, ma non possono farlo», insiste Brignone. Qualcosa era stato fatto nei mesi scorsi. “Nel corso della precedente legislatura sono stati effettuati importanti accertamenti tecnici e giuridici, per consentire a quanti vivono fuori dal comune di residenza di votare. Salvaguardando il principio della rappresentatività e della segretezza del voto”, ricorda la deputata del Movimento 5 Stelle, Vittoria Baldino. “Adesso siamo pronti», ma «manca la volontà politica», incalza la parlamentare pentastellata.
In commissione alla Camera c’è stato anche un tentativo di affrontare la vicenda, ma l’emendamento presentato in materia è stato definito inammissibile dal punto di vista tecnico: occorre l’approvazione di un’apposita legge. “La situazione attuale è gravissima”, osserva Brignone ricordando che «gli strumenti ci sono, perché abbiamo modelli di altri Paesi. La proposta politica è stata formulata in varie sedi istituzionali». In Parlamento è arrivata, sia alla Camera che al Senato. Bisogna decidere solo dove partire. Ammesso che lo si voglia.