Perché questo articolo potrebbe interessarti? In Cina è in corso il XX Congresso del Partito Comunista Cinese. Xi Jinping dovrebbe ottenere un’inedita terza nomina nelle vesti di segretario generale del partito. In attesa di capire quali saranno gli alti funzionari che accompagneranno Xi nel prossimo quinquennio, è possibile tracciare un quadro generale della Cina del futuro. Un Paese sempre più a immagine e somiglianza del suo presidente.
È tutto scritto nero su bianco nell’attesissimo rapporto di lavoro presentato da Xi Jinping all’apertura del Congresso. La versione finale non è ancora stata rilasciata dall’agenzia cinese Xinhua. Possiamo tuttavia farci un’idea dei punti salienti leggendo una copia della bozza tradotta in inglese. Il documento, 64 pagine, potrebbe essere molto vicino al report conclusivo, ed è un ottimo strumento con il quale decodificare la Cina immaginata da Xi da qui ai prossimi cinque anni. Si intitola “Tenere alta la grande bandiera del socialismo con caratteristiche cinesi e lottare nell’unità per costruire un paese socialista moderno a tutti gli effetti“. Con uno stile a metà strada tra il burocratese e l’istituzionale, affronta, punto per punto, i pilastri dell’agenda politica di Xi.
Il futuro della Cina
L’Occidente, Italia compresa, dovrebbe focalizzare l’attenzione su questo rapporto. Se non altro per capire con quale Cina avrà a che fare nel post Congresso; sia sul piano politico che, soprattutto, su quello economico. Per quanto riguarda l’economia, si evince che la Cina continuerà ad adottare la strategia Zero Covid per un periodo ancora indeterminato. Nel rapporto, anzi, si rivendica l’approccio utilizzato e il fatto di aver anteposto la vita delle persone sopra ogni cosa. In altre parole, non è previsto né un graduale allentamento delle misure sanitarie in vigore, né tanto meno un liberi tutti. Sulla politica economica, inoltre, le indicazioni fornite indicano che la Cina manterrà l’attuale rotta.
Torneranno in vigore termini come “doppia circolazione” e “riforme strutturali dal lato dell’offerta”, e si farà leva sul concetto di “prosperità comune”. Il gigante asiatico, come evidenziano i dati, sta entrando in un periodo di crescita economica più lenta. Da qui l’esigenza di Pechino di affidarsi sullo sviluppo di alta qualità e di garantire una retribuzione maggiore ai lavoratori. Possiamo affermare, anche a giudicare dalle parole chiave impiegate, che Xi sia molto più interessato alla sicurezza che non alla crescita economica in sé.
Gli obiettivi di Xi
Su Taiwan, Xi ha ribadito la volontà della Cina di inglobare, prima o poi, con le buone o con le cattive, quella che considera una “provincia ribelle“. “La riunificazione completa della nazione deve assolutamente essere realizzata e può essere realizzata”, si legge nell’intervento del presidente. Sul come si realizzerà è impossibile avere certezze.
Certo, il gigante asiatico potrebbe utilizzare la forza. In quel caso è lecito aspettarsi un intervento deciso degli Stati Uniti a sostegno di Taipei, e un possibile coinvolgimento militare della Nato, e quindi probabilmente anche dell’Italia.
E la Via della Seta?
La Belt and Road Initiative – alla quale l’Italia ha aderito firmando un Memorandum d’Intesa – non è apparsa nella sezione di politica estera. Al contrario, sono state menzionate altre iniziative, come la Global Development Initiative e la Global Security Intiative. Per il resto, il report è un misto di trionfalismo, aspirazione e ambizione globale. Pechino ha elencato i traguardi raggiunti, spiegato di voler aspirare alla modernizzazione del Paese e fatto capire che il partito continuerà a lavorare per trasformare la Cina in un “grande paese socialista moderno“. Bisognerà capire in che modo e a quale prezzo.