Arriva la proposta di legge per introdurre nel Codice penale il reato di apologia della criminalità organizzata e della criminalità mafiosa.
A firmarne il testo è Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. Secondo Borrelli, chiunque inneggi a persone o fatti legati alla criminalità organizzata ed alla criminalità mafiosa o denigra persone distintesi per attività di qualunque tipo contro la mafia, è punito con la reclusione fino a tre anni, salvo il fatto che non costituisca reato più grave.
Il progetto non si ferma ad un’esaltazione da bar o da social network, bensì anche a coloro che riportano contenuti del genere in musica. È l’esempio di cantanti neomelodici e rapper, generi che spesso vengono accostati a tematiche del genere.
I colpevoli inoltre saranno chi decide di dedicare murales agli uomini d’onore o chi invece organizza e presenzia ai famosi “inchini” dinanzi alle case dei boss, momenti celebrativi che solitamente avvengono durante le processioni religiose.
Anche la moda è sotto tiro per Borrelli: no al “Messina Denaro Style”, vietato vestirsi come il super latitante catturato nel 2023 al momento del suo arresto.
Tuttavia, lo stesso deputato riconosce le criticità della proposta: «Potrebbe essere criticabile, ma da qualche parte si deve pur cominciare».
Ne abbiamo parlato con Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia ed ex sindaco della città di Pavia: «Proposta pubblicitaria, la mafia si combatte con la cultura». L’intervista.
Cattaneo, un commento sulla proposta di legge di Borrelli?
Mi sembra un’iniziativa spot. Gli strumenti per perseguire chi allude alla criminalità organizzata e chi diffonde messaggi di questo genere ci sono già.
Prima di istituire nuove leggi o nuovi reati, insomma, bisognerebbe utilizzare bene quelli già presenti. La criminalità organizzata va contrastata e ci sono provvedimenti come il 416 bis e altri strumenti efficaci che fanno parte del nostro ordinamento.
Servono risorse e persone adeguate. Questo serve. Proposte del genere sembrano delle occasioni di visibilità per qualcuno, più che qualcosa di veramente utile ed efficace.
Una mossa della sinistra per ottenere opposizione e quindi accostare la destra alla mafia?
Non escludo che questo maldestro tentativo da parte di qualcuno ci sia. D’altronde, ci provano da anni ma sono smentiti dai fatti, perché mentre qualcuno prova a fare questo giochino, la destra dimostra nel contrastare la mafia con strumenti efficaci, aumentando anche la pressione sui latitanti: i primi pericolosi latitanti sono stati catturati sotto governi di centrodestra. Insomma, i fatti smentiscono queste letture, diffuse ormai in più occasioni.
È giusto secondo lei andare a toccare la libertà d’espressione degli artisti?
Da tempo si discute sulla libertà di espressione, anche in ambito artistico. Da liberale, la censura non mi piace mai; quando c’è qualcuno che esagera nei toni e nel contenuto, credo che la reazione dell’opinione pubblica sia forte e abbiamo gli anticorpi. Piuttosto, preoccupiamoci di come continuare a mantenere alti gli anticorpi su questi temi.
Serve la diffusione culturale, come noi stiamo facendo, e la continua celebrazione dei nostri eroi, come Falcone e Borsellino. Bisogna diffondere la cultura della legalità con le parole e con gli esempi, lavorando nelle scuole. Gli anticorpi funzionano per un contrasto aperto alla criminalità o anche ogni forma indiretta di collusione.
L’obiettivo è anche quello di vietare il “Messina Denaro Style”.
Non è la prima volta che un pezzo di italianità, anche come immagine del mondo, è stata ahimè legata anche a personaggi di mafia. La cultura della legalità è tuttavia molto più forte di quella dell’illegalità. Chi si presta a questo tipo di operazioni si definisce da solo e va assolutamente isolato e stigmatizzato.
Non sono delle nuove leggi che aggiungono qualcosa, è un lavoro quotidiano, che se aumentato e rafforzato può aiutare a creare la cultura.